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Cinquestelle: ora che cosa ne facciamo?

Aggiornamento: 4 lug 2022

di Mauro Nebiolo Vietti



Quando Grillo comparve sulla scena promettendo di abolire la povertà e la corruzione, la mia pancia decise di votarlo; poi intervenne la testa, che spiegò che si trattava di un’utopia, molto bella, ma pur sempre un’utopia e che con questa non si governa e la filosofia di Platone era appunto una filosofia e Grillo non era Platone. Fu così che la pancia, ancorché brontolando, lasciò perdere. Fu però una delle poche, perché il 30 per cento delle pance degli italiani mandarono in Parlamento 227 soggetti che, improvvisamente, si trovarono a fare qualcosa che non avevano mai fatto. A parte alcuni profili professionali spendibili, i Cinquestelle esaurirono in fretta i curricula disponibili tra l’ironia generale. Che dire delle loro iniziative? Sicuramente ci hanno provato e non mi sento di condividere le critiche di oggi; essi hanno agito in buona fede, ma la mancanza di esperienza e soprattutto di cultura (non solo quella politica) li ha limitati nelle loro iniziative. Hanno ridotto il numero dei deputati risparmiando circa otto milioni l’anno, ma ne hanno spesi ottanta per i navigator che sono insediati da quattro anni, ma non ci hanno ancora detto a che cosa servono; comunque, con gli otto milioni risparmiati, il costo effettivo dei navigator è sceso a 72. Io non me la sento di continuare così perché è come sparare ai fagiani in riserva; un pensiero però a chi li ha votati lo devo dedicare. Avete mai notato ad una cena, una riunione amicale o ad una gita che, quando si parla di politica e si sparla dei Cinquestelle, nessuno dice di averli votati; è mai possibile che gli elettori 5 stelle non vadano a cene, gite o riunioni amicali? Posso immaginare milioni di pance che chiedono alle teste “per favore non dire che ho votato Grillo, la prossima volta farò come dici tu”, benissimo, ma siamo sicuri che a forza di far prevalere la pancia non si sia atrofizzata la testa? Credo che qualche dubbio sia legittimo. Non so perché, ma Grillo ricorda la famosa favola del pifferaio magico scritta da Robert Browning, che narra l’ingratitudine dei cittadini della città tedesca di Hamelin, assediata dai topi. Per sfuggire a questa sventura, il borgomastro si rivolge al suonatore di un piffero magico che con le sue note trascina i topi nel fiume. Finale lieto? No, perché quando i cittadini si rifiutano di pagare il pifferaio, questi si vendica e porta via tutti i bambini di Hamelin. Morale: oggi che il piffero magico si è anche rotto, quasi un terzo dei parlamentari ha abbandonato il gruppo, perché ha scoperto di aver sbagliato tutto; un altro 20 per cento se ne era andato via prima a spizzichi e bocconi, perché non aveva capito cosa ci stava a fare nel movimento. Quelli che sono rimasti non paiono messi meglio; non vogliono la guerra, ma votano l’invio delle armi a Kiev, combattono l’evasione fiscale, ma se il governo stringe i freni si oppongono; dovevano aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno, ma discutono se mantenere una loro roccaforte come il divieto di candidatura oltre il doppio mandato. Se non l’avesse già fatto Agostino Depretis, direi che essi hanno inventato il trasformismo. Ma almeno il famoso politico di Stradella lo aveva tinto di discrezione e di motivazioni che potevano anche apparire strumentali, comunque eleganti, forbite, per le quali occorre una storia e, perché no?, anche cultura. Insomma, requisiti che qui paiono assenti perché domina lo scoramento, la mancanza di obiettivi e la seria possibilità di perdere quelle provvidenze economiche non da poco che conseguono alla carica di parlamentare, con la prospettiva di un ritorno a una situazione, nella migliore delle ipotesi, modesta. Come ex socialdemocratico ammetto di aver lottato contro il PCI, ma devo riconoscere che l’obbligo del parlamentare comunista (Enrico Berlinguer compreso) di ricevere un’indennità pari a quella di un’operaio specializzato, versando al partito la differenza, merita un giusto apprezzamento. Devo anche riconoscere che ci ha provato Grillo, perché lo riteneva un buon messaggio per le pance, ma è stato spernacchiato per la semplice ragione che non è facile rinunciare ai propri guadagni, come ordinato dal capo, mentre questi sta in vacanza nella sua villa a Porto Cervo e i social furoreggiano sul suo patrimonio. Abbiamo assistito ad uno spettacolo che ha intristito le istituzioni, ma di questo dobbiamo ringraziare prima di tutto le pance degli italiani. Ora speriamo che non arrivi un nuovo movimento che prometta di abolire, dopo la povertà, anche le tasse.


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