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Alberto Trentini, prigioniero in attesa del perché in Venezuela

Aggiornamento: 8 giu

di Libero Ciuffreda


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Può un cittadino italiano essere rinchiuso in carcere da quasi 7 mesi senza sapere perché? E’ normale che un nostro connazionale sia dimenticato in una cella di uno dei più terribili carceri venezuelani, dove le violenze fisiche e psicologiche sono il “pane quotidiano?” E’ ancora tollerabile che il Governo italiano non si prenda cura di Alberto Trentini? Sono domande legittime e per alcune versi retoriche che ci chiediamo e che con encomiabile quotidianità solleva da questo sito la Porta di Vetro, cercando di costruire una catena sempre più estesa di solidarietà, con determinazione e massima profondità di coinvolgimento, mentre si immagina che importanti organizzazioni proseguano in quel sottile lavoro di sensibilizzazione del potere venezuelano che in un recente passato ha dato risultati positivi.

Tuttavia, è altrettanto importante ricordare che il cooperatore umanitario italiano, arrestato il 15 novembre 2024 per motivi ancora da chiarire, era arrivato in Venezuela su mandato di Humanity & Inclusion, una ONG che svolge la sua attività lontana da contese politiche e che ha come sua unica vocazione la solidarietà. E a nessuno sfuggirà quel tutt'altro insignificante "particolare" che in un paese ricco di petrolio e narcotrafficanti, ogni attività senza scopi di lucro viene paradossalmente considerata sospetta. Un cooperante esperto come Trentini, che svolge questa attività da circa 20 anni, in tante parti del mondo, sempre a fianco dei più fragili, da 205 giorni vive in cella senza conoscere quali sono i reati contestati e privo di assistenza legale, con le diplomazie italiane apparentemente “paralizzate”. Eppure sono circa 160.000 gli italiani residenti in Venezuela e più di 1,5 milioni i venezuelani che possono vantare origini italiane. Non sono  infrequenti i Sig.ri e le Sig.re Rossi, Gallo, Esposito, ed altri cognomi tipicamente italiani, che ci ricordano i legami indissolubili con regioni italiane, del Mezzogiorno e non.

205 giorni, corrispondono a 4920 ore, tutte disperatamente uguali, tristi, vissute in solitudine, in cui paradossalmente anche gli incubi possono diventare compagni di cella, mentre si fa strada pervicacemente il terrore imminente di violenze e condanne immeritate. Quante ore buie, quanta sofferenza soffocante, avvolgeranno ancora il nostro cooperante? Un grido si alzi forte e raggiunga le orecchie di chi  non vuol sentire. Sul Portale del Ministero degli Esteri-Viaggiare Sicuri si invita i connazionali che decidessero comunque di entrare in Venezuela a prestare la massima prudenza, ad evitare spostamenti nelle zone vicine alle... Sono i doveri d'ufficio della Farnesina, esplicati con coerenza e attenzione. Ed è probabile che nella circostanza la nostra diplomazia agisca in parallelo con quelle forme felpate tipiche di chi indossa la feluca. Un metodo che può essere premiante, certo, ma che non deve fare dimenticare a tutti noi italiani l'esigenza di ricordare l'incomprensibile privazione della libertà cui è sottoposto Alberto Trentini, un cooperante umanitario, orgoglio del nostro popolo, da 205 giorni lontano dai riflettori dei media player. Sia la solidarietà e la comune cittadinanza a vincere l’inerzia. Si moltiplichino le iniziative come quella prevista a Venezia il 16 giugno e si rinnovino le petizioni per chiedere la liberazione di Alberto Trentini, un prigioniero innocente in Venezuela, un italiano, che interroga le nostre coscienze.


 

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