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Alberto Trentini, 268 giorni nelle carceri venezuelane

Oggi, 10 agosto, il cooperante veneziano compie 46 anni


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Un compleanno dietro le sbarre e senza sapere perché. O meglio, Alberto Trentini che oggi, 10 agosto, compie 46 anni, la ragione per cui si trova in un pidocchioso carcere venezuelano dal nome vagamente intrepido di El Rodeo I, situato a qualche decina di chilometri dalla capitale Caracas, lo ha compreso, anche se non potrà mai accettarlo. Se non altro per la sua vocazione opposta che fino ad oggi ha scandito la sua vita e che continuerà a scandirla, è il nostro augurio. Lui è vittima della prepotenza che esercita un governo prepotente guidato da un prepotente presidente di nome Maduro, che a sua volta ha sulla sua testa una taglia di 50 milioni di dollari offerta dal numero uno dei prepotenti mondiali, il presidente americano Donald Trump, cui spetta l'Oscar dell'altruismo per come è istintivamente pronto a sostenere e incoraggiare chiunque voglia iscriversi al club della prepotenza.

Insomma, l'umanità si ritrova di fronte a una spaventosa girandola di bulli che negli ultimi anni si è dilatata mostruosamente ad ogni latitudine in maniera pervicace a danno delle persone comuni. E non si tratta di una semplificazione. La realtà è sotto i nostri occhi. Atterriti. E quella, per quanto minuscola, ma non meno importante, di Alberto Trentini, un operatore umanitario di Venezia, uno che ha assunto come missione personale quella di aiutare il prossimo, lo conferma. Da una parte i prepotenti, dall'altra i generosi. I primi al potere, gli altri in galera. Un mondo sottosopra.

Alberto Trentini è arrivato il 17 ottobre dello scorso anno in Venezuela per dare una mano a chi soffre in un paese che non se la passa così bene. Il 15 novembre lo hanno arrestato. Da quel giorno i suoi famigliari non hanno avuto sue notizie per mesi, fino ad una telefonata nel maggio scorso e un'altra più recente, che ha dato nuova linfa alla speranza e che dopo nove mesi di inferno, si fosse ad una svolta per la sua liberazione.

Invece, niente mescolato al nulla. Luigi Vignali, direttore generale per gli italiani nel mondo, nominato di recente dalla Farnesina per gestire la questione venezuelana, si è scontrato con un muro di gomma, dopo avere ricevuto assicurazioni di un incontro da chi conta a Caracas, cioè da non più di un paio di persone, il presidente e il potente ministro dell'Interno e della Giustizia, Diosdado Cabello. Uno schiaffo all'umanità, prima ancora che al nostro Paese.

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