Alberto Trentini, 205 giorni nelle carceri venezuelane
- La Porta di Vetro
- 8 giu
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Ieri, 7 giugno, il presidente del Venezuela Nicolas Maduro ha detto attraverso i suoi social network: "Non c'è alcun regime qui; non si tratta di Chávez o Maduro, siamo milioni di cittadini comuni determinati ad essere liberi. Non saremo mai schiavi o colonie, perché stiamo costruendo una nuova società socialista e umanista. Siamo una cosa sola!". Dubbi a parte, se non altro per le centinaia di detenuti politici nelle carceri del suo Paese, e le repressioni e gli arresti che si registrano periodicamente, il presidente Maduro ha l'opportunità di fare un beau geste liberando Alberto Trentini, 46 anni, operatore umanitario italiano di origine veneziana, che la sua polizia ha arrestato il 15 novembre scorso e trasferito nel carcere di El Rodeo I, struttura di detenzione che, secondo recenti testimonianze, non è proprio ciò che si definisce un albergo a cinque stelle.
Alberto Trentini, in isolamento, evidentemente, ha parlato telefonicamente con la sua famiglia soltanto tre settimane fa. Di recente, si sono rincorse voci di un intervento consolare italiano, ma tutto è ripiombato nel silenzio. Si è ventilato anche di un intervento dell'Eni, operazione politico-economica per supplire alla difficoltà che il Venezuela attraversa nel settore petrolifero, dopo la scadenza del contratto di licenza che godeva l'americana Chevron (la licenza è stata prorogata di 60 giorni), ma all'informazione giornalistica non sono seguiti segnali concreti che indicassero anche un cambiamento minimo della situazione.
I suoi genitori, si presume, considerato il lasso di tempo che Trentini sta trascorrendo in carcere (al 15 saranno sette mesi), non sono nella condizione di recarsi in Venezuela, e anche se lo fossero, non avrebbero punti di appoggio diplomatico per l'assenza di relazioni ufficiali tra il Paese latino americano e l'Italia.
Alberto Trentini può contare soltanto sulla diplomazia parallela e sottotraccia, e sulla mobilitazione popolare, che però stenta a decollare con vigore per la concomitante presenza di grandi temi internazionali che offuscano il suo dramma personale. Ma tutto ciò è inaccettabile ed è doveroso reagire.
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