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Zuppi al Sermig: “Stop alle guerre e disarmate le menti”

Aggiornamento: 13 ore fa

Dal 9 al 12 ottobre il Festival delle Missioni a Torino


di Luca Rolandi


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Torino si prepara ad aprire le porte a laboratori, mostre, tavole rotonde, e ai numerosi ospiti provenienti dai mondi della missione, della fede, della cultura, dell’economia, del giornalismo. Eventi che si svolgeranno in modo itinerante nel capoluogo piemontese, a San Filippo Neri, alla Facoltà Teologica, in piazza Castello e in altre sedi, pensati per raccontare che cosa vuol dire fare missione, essere vicini, ovvero prossimi a chi vive o proviene da luoghi feriti e martoriati da guerra, fame, violenza o soffre anche per gli effetti prodotti sulla natura dal riscaldamento globale del pianeta. 

“IlVoltoProssimo” è il tema del Festival dal 9 al 12 ottobre a Torino.  L’inaugurazione si è svolta presso il Sermig di piazza Borgo Dora 61, con un dialogo tra il cardinale Matteo Zuppi e l'analista geopolitico Dario Fabbri. L’incontro, pubblico, ruoterà attorno ai temi proposti nel titolo "Conquistare la pace e organizzare la speranza".

“A Gaza bisogna fermarsi tutti: è quello che abbiamo detto con il presidente della Comunità ebraica di Bologna e con il presidente nazionale della Comunità ebraica. Bisogna evitare che l’odio cresca. Le religioni non possono non fare proprio questo appello che viene da tanta inaccettabile sofferenza” è l’appello lanciato dal cardinale Zuppi incontrando prima dell’apertura i rappresentanti del Tavolo della Speranza che con coraggio hanno redatto un appello per il dialogo e la pace, mentre il mondo brucia.

“È necessario uscire – ha detto Zuppi - dall’impotenza e dall’indifferenza per ciò che sta accadendo a Gaza, in Ucraina e in altri oltre cinquanta teatri di guerra. Rispondere al prepotente con il coraggio degli artigiani della pace, la diplomazia vera, un nuovo rilancio delle Istituzioni internazionali, una Europa capace di essere protagonista e non subire le decisioni altrui”.

 “Dobbiamo chiarire – ha ancora ribadito – che occorre innanzitutto fermarsi, perché ogni giorno vuole dire morti e distruzione, il che significa sofferenze terribili per le 450 mila persone che vanno via: qualcosa che facciamo fatica a comprendere. Queste sofferenze, a partire da quelle dei più piccoli, chiedono a tutti di fermarsi”.

Nel dialogo con Dario Fabbri, esperto di geopolitica, è emersa una sintonia tra il giornalista e l’arcivescovo di Bologna a partire dalla lezione profetica di Papa Francesco, che anche il suo successore Leone XIV sta portando avanti. Certamente Bergoglio, hanno convenuto entrambi,  ha contribuito, solo in parte riuscendoci, a pensare il mondo nel suo contesto universale e non più esclusivamente dalla prospettiva eurocentrica e occidentale.

 


 

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