Viaggio nell'Italia insolita e misteriosa
- Ivano Barbiero
- 26 set
- Tempo di lettura: 3 min
L'Aquila: le Basiliche, un tuffo nelle storie di Santi ed eremiti (parte seconda)
di Ivano Barbiero

Si conclude qui la sosta del nostro viaggiatore nel capoluogo abruzzese, dopo la puntata dedicata alla famosa "Fontana delle 99 cannelle", una storia quasi millenaria che "sgorga" da sorgenti misteriose.[1] L'attenzione di Ivano Barbiero oggi si sposta sulle Basiliche aquilane, patrimonio artistico e storico di prima grandezza, storie nella storia che ci riportano anche agli scontri di potere tra Papi e dei Papi contro gli stati europei in via di formazione, tra l'addio al Medioevo e l'ingresso nell'età dell'Umanesimo. All'interno delle Basiliche si potrà scoprire la vicenda di Papa Celestino V, eremita, salito al soglio pontificio il 5 luglio del 1294, che rinunciò al pontificato pochi mesi dopo, il 13 dicembre, raro caso nella storia della Chiesa cattolica. Celestino V fu poi imprigionato dal suo successore, il controverso Bonifacio VIII, discendente della potente famiglia Caetani, il papa dello "schiaffo di Anagni", sullo sfondo della guerra tra angioini e aragonesi che dilaniava una parte dell'Italia. Ma non anticipiamo oltre.
Ad oltre due chilometri, in pieno centro cittadino si trova la Basilica di San Bernardino da Siena con la sua splendida facciata rinascimentale, gli interni barocchi e i dettagli monumentali che la rendono unica. L’edificio è stato eretto tra il 1454 e il 1472, per ospitare e rendere omaggio al corpo di San Bernardino da Siena, morto a L’Aquila nel 1444. La costruzione fu voluta dal frate Giovanni da Capestrano e autorizzata da papa Niccolò V. Il progetto si realizzò molto presto, tra canonizzazione (1450) e commissione per la posa della prima pietra (1454), a conferma dell’importanza attribuita al Santo. La facciata è considerata la più elevata espressione del Rinascimento in Abruzzo: disegnata da Cola dell’Amatrice, combina i tre ordini classici (dorico, ionico, corinzio) e si ispira con ogni probabilità a un progetto mai realizzato di Michelangelo per San Lorenzo a Firenze.

La chiesa si estende per oltre 100 metri, superando per dimensioni anche la celebre Collemaggio; è dunque la più imponente della città. La scalinata monumentale antistante collega vie di diversa quota e in passato era fiancheggiata da edicole votive offerte da potenti famiglie aquilane (Bonanni, Cappa, Dragonetti e altre). Nel corso del ‘700, dopo i danni del terremoto del 1703, l'interno fu ricostruito in stile barocco sotto la guida di architetti come Barigioni, Cipriani e Contini. Il soffitto in legno a cassettoni decorato con oro zecchino è di Ferdinando Mosca; sul soffitto convivono scene della vita di San Bernardino.
L’interno custodisce opere di artisti come Andrea della Robbia, Pompeo Cesura, Rinaldo Fiammingo, e il mausoleo di San Bernardino e di Maria Pereyra Camponeschi, entrambi di Silvestro dell’Aquila. Alla ripresa delle celebrazioni ufficiali, la chiesa venne elevata al rango di basilica minore da Papa Pio XII nel 1946. Nel 2009, il sisma provocò importanti danni all’abside e al campanile: dopo un lungo restauro, la basilica riaprì nel 2015.
Ultima tappa, quasi d’obbligo, la basilica di Santa Maria di Collemaggio, dove si trova il corpo di san Celestino V, nell’abside di destra, nel Mausoleo a lui dedicato, realizzato da Girolamo da Vicenza e ornato di sculture preziose.

Pietro Angelerio, detto anche Pietro da Morrone è una figura affascinante e unica nella storia della Chiesa. Nato intorno al 1215 in Molise, fu un eremita benedettino, uomo di grande austerità e spiritualità. Creò la congregazione dei Celestini, un ramo riformato dei Benedettini. Nel 1294, dopo oltre due anni di sede vacante, i cardinali lo elessero papa come figura di grande spiritualità, con il nome di Celestino V. Dopo pochi mesi, sentendosi inadatto alla politica e al peso del potere, rinunciò al papato (uno dei rarissimi casi nella storia).

Dante lo ricorda all’inizio dell’Inferno come colui che fece “il gran rifiuto”. Dopo l’abdicazione, Celestino V si ritirò a vita eremitica. Morì nel 1296 nella prigionia della rocca di Fumone (Lazio), dove era stato relegato per volontà del suo successore, Bonifacio VIII.
Il corpo fu inizialmente sepolto a Fumone, ma nel 1317 il re Roberto d’Angiò ne ordinò la traslazione all’Aquila, nella basilica da lui stesso fondata e consacrata.
Celestino V, infatti, aveva un forte legame con l’Aquila: lì fu incoronato papa (agosto 1294), ed è lì che istituì la Perdonanza Celestiniana, un’indulgenza che anticipa di decenni il Giubileo romano e che è stata riconosciuta dall’UNESCO come Patrimonio Immateriale dell’Umanità (2019). Quest'anno, la Porta della Perdonanza si è aperta nella Basilica il 28 agosto, segnando il culmine della 731ª Perdonanza Celestiniana. Il corpo di Celestino è considerato reliquia e simbolo identitario della città: dopo il terremoto del 2009, la teca è stata messa in sicurezza e restaurata.
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