Viaggio nell'Italia insolita e misteriosa
Aggiornamento: 4 mag
Vallée, Toscana, Emilia: i Ponti del Diavolo tra stupore, paura e leggenda
di Ivano Barbiero
Ventinovesima tappa alla ricerca dei luoghi misteriosi che caratterizzano il nostro Paese.[1] Ivano Barbiero, sempre più curioso, completa oggi il suo viaggio d'attraversamento sui Ponti del diavolo, quelli che leggende e credenze popolari vedono in qualche modo coinvolto il "tentatore" per antonomasia, Lucifero, l'angelo caduto in disgrazia e cacciato dall'Eden che si vendica sull'umano.
Dopo il prologo su storie medioevali e mefistofeliche che si riannodano alla precedente puntata dedicata al ponte "Gobbo" sulla Trebbia, edificato in quel di Bobbio, in provincia di Piacenza, Barbiero risale la penisola fino alla Valle d'Aosta, quasi al limite con il Piemonte, per raccontarci la leggenda che corre attorno a Pont Saint Martin (nelle prime tre foto). Poi, tra "discese ardite e risalite", il nostro viaggiatore ci riporta in terra toscana, in Lucchesia, a Borgo Mozzano, e poi ancora al nord, per osservare da vicino il Ponte Coperto di Pavia, punto di rimbalzo per andare a Frignano, nel Modenese. Tanti ponti misteriosi seguiti da altrettante leggende, almeno una trentina, soltanto nel nostro Paese, cui fa concorrenza la Francia e non soltanto, perché il diavolo non ha passaporto...
Nel Medioevo, la costruzione di un ponte rappresentava un’impresa di ingegno straordinaria, quasi prodigiosa. La loro costruzione ha sempre dato origine a molte leggende, che spesso avevano come protagonista il diavolo. Infatti, congiungere due luoghi che la natura (e Dio) aveva voluto separati era vista da molti come un'opera "diabolica".
Immaginatevi le notti buie, con la luna che si specchiava nell’acqua del fiume. Gli abitanti dei villaggi vicini sussurravano tra loro, raccontando di un misterioso costruttore che appariva all’improvviso. Era un uomo dall’aspetto strano, con gli occhi che brillavano come brace ardente. Si diceva che fosse Belzebù in persona, venuto per sfidare gli uomini e la loro fede.
Il costruttore offriva la sua abilità sovrumana per erigere ponti che sembravano sfidare la gravità stessa. Le pietre si incastravano senza bisogno di malta, e gli archi si alzavano verso il cielo come le ali di un angelo caduto. Ma c’era un prezzo da pagare: ogni ponte richiedeva un sacrificio umano. Il costruttore chiedeva una vita in cambio della sua opera, e gli abitanti tremavamo al solo pensiero.
"Patti" sigillati con sangue e lacrime
Le leggende narrano di patti segreti, sigillati con sangue e lacrime. Gli uomini accettavano l’offerta, sperando che il ponte avrebbe portato prosperità e connessione tra le comunità. Ma quando il sole sorgeva, l’artefice di questa meraviglia spariva nel nulla, lasciando dietro di sé solo il suono del vento tra gli archi di pietra.
E così, nei secoli, i ponti diventarono non solo collegamenti fisici, ma anche passaggi tra il mondo umano e quello soprannaturale. Le loro storie si intrecciavano con quelle delle anime perdute, dei viaggiatori smarriti e dei coraggiosi che osavano attraversarli di notte. E anche oggi, quando camminiamo su un antico ponte di pietra, possiamo quasi sentire un respiro indefinito e il peso dei segreti che custodisce. Forse, proprio in quel momento, il maligno sta ancora lì, nascosto tra le ombre, aspettando che qualcuno gli offra un’altra vita in cambio di un ponte che unisca il mondo visibile a quello invisibile.
Questa sensazione di vuoto e strana inquietudine la si prova attraversando anche il ponte romano ad arco ribassato in pietra che si trova a Pont Saint Martin, nella bassa Valle d’Aosta. Poco a monte della confluenza tra i Lys e la Dora Baltea, fu costruito all’inizio del I secolo avanti Cristo, durante l’impero di Ottaviano Augusto: con una campata unica di poco più di 36 metri e uno spessore della volta di circa un metro, è considerato tra i più grandi e audaci ponti dell’antichità. Faceva parte della strada romana delle Gallie che percorreva la Valle d’Aosta, diramandosi in due all’altezza di Augusta Praetoria Salassorum per dirigersi verso il Grande il Piccolo Gran San Bernardo, verso la Gallia. Il ponte fu ampliato progressivamente, nel secondo e primo secolo avanti Cristo nel corso dell’espansione romana al di là delle Alpi.
Le fondamenta di pietre lavorate, che si distinguono chiaramente sul rivestimento soprastante di pietre di cava, hanno dato adito all’ipotesi di una precedente costruzione con una campata simile che potrebbe essere stata edificata in precedenza, nel 141 o 120 avanti Cristo. La realizzazione sarebbe avvenuta, durante la costruzione della prima strada militare nella valle, ma per la tecnica cementizia ancora imperfetta, non avrebbe avuto lunga durata.
Anche in questo caso la leggenda del Ponte del Diavolo è molto nota in Valle d’Aosta e narra di un modesto eremita, futuro santo, che riuscì con l’astuzia a capovolgere la situazione a favore dei valligiani. Questo ponte era assolutamente necessario per l’attraversamento dell’impetuoso torrente Lys, poiché gli abitanti del piccolo paese erano spesso vittime di incidenti. Questi erano causati dalla precaria passerella in legno che serviva per il passaggio da una riva all’altra. Si pensò quindi ad una colletta per costruire un ponte molto più sicuro, ma il denaro racimolato, nonostante il contributo di alcuni signori locali e del parroco, era assolutamente insufficiente. Finché un giorno, durante un’assemblea si presentò un generoso forestiero che si offrì di pagare tutte le spese per la costruzione del ponte.
Costui era il demonio che in cambio chiese di prendere l’anima della prima persona che l’avesse attraversato. I partecipanti alla riunione, esasperati, accettarono la proposta, promettendo di non rivelare agli altri compaesani il terribile patto. Però in un paese piccolo l’accordo venne ben presto a galla e a costruzione ultimata nessuno ebbe il coraggio di attraversarlo. L’economia andò in crisi, le bestie si ammalarono, i raccolti al di là del torrente marcirono e una grave carestia completò il disastro. Il parroco, disperato come i suoi parrocchiani, chiese aiuto ad un eremita, Martino, che viveva nel Santuario di Nostra Signora della Guardia, in un bosco vicino. Costui, che sarebbe presto diventato vescovo di Tours, invitò tutta la popolazione, la mattina seguente, nei pressi del ponte, portando con sé un cane affamato. Al suono della campana dell’Angelus, Martino lanciò dall’altra parte del ponte un pezzo di pane. L’animale, accecato dalla fame, fece per correre verso il pasto desiderato, ma venne afferrato dal diavolo che subito si rese coto di essere stato deriso e beffato. Per ripicca, prima di scomparire tra urla di rabbia e una quantità impressionane di fiamme, il maligno diede un calcio al ponte provocando un’ampia crepa che è tuttora visibile. I festeggiamenti durarono tre giorni e tre notti e Martino venne portato in trionfo dagli abitanti, ma ben presto abbandonò il paese per tornare al suo umile rifugio.
Il 6 gennaio, che segna l’inizio del Carnevale storico a Pont Saint Martin, la più importante manifestazione carnevalesca della Valle d’Aosta, i mastri diavolai appendono un fantoccio del diavolo sotto il ponte romano, dove rimarrà sino al Martedì Grasso. In quella giornata ci sarà poi il tradizionale rogo del Diavolo a cui verrà fatto seguire, nell’ordine, un corso di gala e un grande spettacolo piromusicale.
Da Matilde di Canossa a Castruccio Castracani
Un altro manufatto che è comunemente identificato come "Ponte del diavolo" è quello della Maddalena che attraversa il fiume Serchia nei pressi di Borgo Mozzano, in provincia di Lucca (foto in basso). Deve il suo nome ad una cappella o oratorio che si trovava sulla sponda est. A causa della sua forma, in particolare per la grandezza del suo arco più alto, questa perla dell'ingegneria è oggetto di molti racconti.
Di reale c’è il fatto che la costruzione si deve alla volontà della contessa Matilde di Canossa, a cavallo tra l’XI e il XII secolo. Le fattezze attuali però si devono al rifacimento del famoso Castruccio Castracani, signore di Lucca, all’inizio del XIV secolo. Il ponte, pur con vari rimaneggiamenti, rimase intatto fino al 1836, quando una violenta piena del Serchio arrecò gravi danni. All’inizio del 1900 fu invece aperto un nuovo arco, nella parte terminante ad ovest, per permettere il passaggio della ferrovia Lucca-Aulla modificandone pesantemente la forma originaria.
La leggenda narra invece di un capo muratore disperato e afflitto dal ritardo nella costruzione del ponte a causa delle frequenti inondazioni del fiume. Una sera pronunciò parole sacrileghe, evocando Satana. Il diavolo si offrì di completare l’opera in una sola notte in cambio della prima anima che avesse attraversato il ponte.
Il capo muratore accettò. Ma temeva il tributo richiesto. Corse dal parroco, che escogitò uno stratagemma: fece attraversare il ponte a un cane. Il diavolo, furioso, prese l’animale e si gettò nel fiume, scomparendo per sempre. Si dice che il pastore proprietario del cane maremmano bianco appaia ancora sul ponte nelle notti d’autunno, simbolo del diavolo in cerca dell’anima del capomastro. E sul fondo del fiume, si dice, giaccia il corpo pietrificato del povero animale.
Ci sono altre versioni che parlano di un maiale che rincorreva una mela in cui il maligno adirato dalla beffa subita, si gettò nel Serchio, aprendo così un varco con gli inferi e scatenando un pandemonio tale da lasciare segni sul fondo del fiume e nella mente degli abitanti. C’è infine la storia di Lucida Mansi, nobildonna Lucchese: era giovane, potente e ricca, ma temeva la vecchiaia. Disperata per una ruga apparsa sul suo viso, cercò ogni rimedio: alchimie, viaggi alla ricerca di saggi, fonti mistiche. Un giorno, vagando per Borgo a Mozzano, incontrò un affascinante ragazzo. Lui le offrì trent’anni di giovinezza in cambio dell’anima. Lucida accettò, ignara che il giovane fosse Lucifero. Sul Ponte della Maddalena, lui strappò l’anima della nobildonna e la gettò nel Serchio.
Anche il Ponte Coperto di Pavia è protagonista di una leggenda secondo cui la notte di Natale del 999 il diavolo, vestito di rosso e con gli occhi infuocati, promise a dei pellegrini che avrebbe costruito un ponte se la prima persona che lo attraversava gli avesse donato per sempre l’anima.
Per quanto riguarda invece il Ponte di Ercole, un monolite naturale, a forma d’arco, situato nella zona di Frignano, nella provincia modenese, lungo 33 metri e costituito di roccia arenaria, le storie popolare narra che il demonio, distratto dal ballo di un gruppo di streghe, si dimenticò sulla sua strada il ponte che avrebbe dovuto donare a un contadino in cambio della sua anima.
La lista dei ponti del diavolo, ognuno con una sua leggenda, è lunghissima e tocca praticamente ogni parte del mondo: in Italia se ne contano una trentina (Rimini, Torcello, Dronero, Lanzo, San Mango sul Calore, Tolentino, Ricigliano, Paola, Civita, Brentonico alcuni dei più noti).
In Francia sono 25 (Alet-les-Bains, Biarritz, Cahors, Montgaillard, Montoulieu, Olargues, Saint-Marcellin-en-Forez, Toulon-sur-Arroux i più conosciuti), un altro è in Austria (Finkenberg) e due sono invece in Belgio (Chaudfontaine e Woluwe-Saint-Pierre).
Altri quattro ponti del demonio si contano in Germania (Flensburgo, parco paesaggistico di Kromlau, frazione di Gablenz, Inzigkofen, Mannheim), uno è in Polonia, un altro nel Portogallo, due nel Regno Unito (Ceredigion e Kirkby Lonsdale).
La Spagna di ponti del diavolo ne annovera tre (Baracaldo, Martorell, San Miguel de Pedroso), due li ha la Slovenia, uno è in Russia, altri due sono nella Repubblica Ceca e due in Svizzera (Andermatt ed Egg). In Messico ce ne sono due (Cuernavaca, Victoria de Durango), uno è in Costa Rica e un altro in Bolivia (a Potosi). In Algeria c’è quello di Costantina e un altro si trova sull’isola di Antigua, proprio sopra il mare, mentre negli Stati Uniti è famosissimo il ponte rosso di roccia di Sedona, in Arizona, e chi ha coraggio può anche provare ad attraversarlo.
(2ª parte – Fine)
Note
[1] In:
https://www.laportadivetro.com/post/viaggio-nell-italia-insolita-e-misteriosa-24;
https://www.laportadivetro.com/post/viaggio-nell-italia-insolita-e-misteriosa-23;
https://www.laportadivetro.com/post/viaggio-nell-italia-insolita-e-misteriosa-21;
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