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Un libro per voi: "Semplicemente una che vive", Adriana Zarri

di Marco Travaglini


Semplicemente una che vive è il titolo del libro scritto da Mariangela Maraviglia, esperta di scienze religiose che si è occupata di personalità del cristianesimo contemporaneo impegnate in ambito sociale e nel dialogo ecumenico, interamente dedicato alla teologa e scrittrice Adriana Zarri, scomparsa nella notte tra il 17 e il 18 novembre del 2010, a 91 anni. Una cattolica dissenziente: nel volume pubblicato da Il Mulino emerge, infatti, la complessa e  forte personalità di questa donna che seppe conciliare una profonda tensione spirituale e contemplativa con la partecipazione appassionata al rinnovamento cattolico e alle grandi battaglie sociali della seconda metà del Novecento.

La Zarri era dotata di una forza di intervento radicale e di una rara qualità interiore, come ricordarono il filosofo Mario Tronti e il teologo Giannino Piana, recentemente scomparsi, capace di “unire la verve polemica, inflessibile strumento di affermazione di quella che per lei era la verità, a una folgorante esperienza di Dio che espresse nella creazione di eremi vissuti e condivisi come oasi di armonia naturale e di respiro cosmico”. Il libro della Maraviglia, attraverso fonti edite e inedite, ne ricostruisce per la prima volta la biografia, dall'infanzia a San Lazzaro di Savena in provincia di Bologna alla giovinezza nella Compagnia di San Paolo, alla maturazione di una scelta eremitica in luoghi appartati della campagna piemontese (nelle canavesane Albiano, Fiorano e Crotte di Strambino).

La traccia culturale scelta nel riallacciare i fili di una vita così intensa ripropone la ricerca religiosa della Zarri, capace di ispirare una originale teologia mistica, la sua partecipazione - con voce propria e distinta - alle stagioni riformatrici prima e dopo il Concilio Vaticano II, la pratica di un monachesimo del tutto particolare e autonomo dalle strutture ecclesiastiche. Tra le pagine trovano spazio lettere, saggi, romanzi, articoli pubblicati su svariati periodici cattolici e laici tra cui L'Osservatore della Domenica, Settegiorni, Il Manifesto, Rocca e tanti altri. Un materiale che attesta la libertà di critica e di proposta di Adriana Zarri e la trama delle sue amicizie eccellenti da Rossana Rossanda a Luigi Bettazzi , Sergio Zavoli, Marie-Dominique Chenu e Pietro Ingrao che ne hanno accompagnato la vita e le sue riflessioni.

Adriana Zarri è stata tante cose. Dirigente dell’Azione cattolica, giornalista e scrittrice, teologa, anima nomade che visse in diverse città italiane, soprattutto a Roma per poi scegliere di vivere nei suoi eremi dove pregava, coltivava, dedicandosi agli animali (amava moltissimo i gatti), accogliendo quanti passavano. La sua è stata una voce profondamente cattolica e profondamente dissenziente, prima laica ammessa nel direttivo dell’Associazione teologica italiana nel 1969. Sulla sua tomba nel cimitero canavesano di Crotte, poco distante dal suo eremo di Ca’ Sassino, venne seminato del trifoglio nano, in obbedienza alla sua richiesta di avere “un’epigrafe d’erba”.

Scelta coerente con quanto scrisse per il suo addio alla vita terrena nel volume Tu. Quasi preghiere, edito nel 1971: “Non mi vestite di nero: è triste e funebre. Non mi vestite di bianco: è superbo e retorico. Vestitemi a fiori gialli e rossi e con ali di uccelli. E tu, Signore, guarda le mie mani. Forse c’è una corona. Forse ci hanno messo una croce. Hanno sbagliato. In mano ho foglie verdi e sulla croce, la tua resurrezione. E, sulla tomba, non mi mettete marmo freddo con sopra le solite bugie che consolano i vivi. Lasciate solo la terra che scriva, a primavera, un’epigrafe d’erba. E dirà che ho vissuto, che attendo. E scriverà il mio nome e il tuo, uniti come due bocche di papaveri”.

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