Un libro per voi: "Il seggio del peccato"
- a cura di Giuseppe Possa e Giorgio Rava
- 27 mar
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 28 mar
a cura di Giuseppe Possa e Giorgio Rava

Vite e dicerie di strapaese tra laghi, monti e vigne nell’ultimo libro di Marco Travaglini in uscita venerdì 28 marzo.[1] La narrativa dell’autore, nato sulla sponda piemontese del lago Maggiore e torinese d’adozione, è intesa a dare voce soprattutto alla gente comune, a quel mondo piccolo ma non minore col quale ha sempre amato convivere, assimilandone i problemi, le speranze, le gioie e i dolori. Una scrittura la sua che nasce dal cuore e arriva al cuore, che sa cogliere con passione e slancio poetico la vita delle strade, dei piccoli paesi tra i laghi e le montagne così come delle vie di Torino o della campagna canavesana, con attenzione particolare - è il caso de Il seggio del peccato come di gran parte dei suoi libri di racconti - al passato, a tempi meno facili, ma più ricchi di semplicità, di saggezza antica, di rapporto umano. Erano gli anni delle case di ringhiera e dei circoli operai, dei grandi prati non ancora invasi dal cemento; delle quattro stagioni; degli inverni dalle abbondanti nevicate e delle primavere verdi punteggiate di rondini e maggiolini.
Travaglini è nato a Baveno. Forse ciò che più è conosciuto di questo borgo lacustre è il granito rosa, non sicuramente le ormai esauste fonti che avevano sollevato dalla gotta e dalla renella generazioni di illustri che, nel secolo passato, come era il detto, “passavano le acque”. Lui sta dentro le cave del rosa , tra gli scalpellini, nella polvere da silicosi, tra gli scoppi della mina. Ha in sé l’igneo granito rosa di Baveno che entra profondamente nei suoi scritti. Mette in fila parole che sembrano fatte degli stessi componenti di quel granito che ha dato forme alle colonne dell’Opéra di Parigi, alla chiesa di San Carlo a Vienna, al monumento a Cristoforo Colombo a New York, così come ai muretti a secco che portano ai campi e ai piccoli cimiteri delle frazioni bavenesi , o al gioco del filetto degli scalpellini. In quel granito troviamo il feldspato, che colora di rosa il cielo dei tramonti sulle isole Borromee, il quarzo – gelido come il fiato di un inverno al Mottarone – e poi epidoto, zircone, olivina: pietre usate in gemmologia, soprattutto lo zircone che per la sua durezza è considerato il diamante povero. In quel granito c’è un pot-pourri di elementi, come lo sono i racconti contenuti nel suo bel libro dove Travaglini ci offre un affresco vivido e variegato del Piemonte.
Ne Il seggio del peccato, attraverso ventisette racconti, ci guida in un itinerario emozionante che abbraccia città, campagne, laghi e montagne. Le sue narrazioni, che spaziano da Torino al Canavese, dal Verbano Cusio Ossola al Novarese, fino ai paesi del riso attorno a Vercelli, si distinguono per la loro capacità di trasportare il lettore in un viaggio nel tempo e nello spazio. Le ambientazioni e i personaggi, siano essi frutto di fantasia o realistici, ci introducono nella peculiarità delle città o delle piccole comunità piemontesi. Come scrive nell’introduzione Sergio Chiamparino, già sindaco di Torino, “sono racconti ricchi di riferimenti storici, di notizie su luoghi, edifici storici, di curiosità, ricostruzioni di antiche tradizioni e motti popolari, molte cose che si ignorano o almeno io ignoravo”. Così, mescolando realismo con un tocco di immaginazione, Travaglini disegna un mosaico di storie di vita quotidiana, dove vizi e virtù della gente comune si intrecciano con le astuzie e le ingenuità tipiche delle persone semplici. La scrittura è piacevole e attraversata da una vena ironica che permea tutte le storie, rendendo la lettura al contempo leggera e profonda. Spiccano episodi come quello di Elvio e Aida, definiti i “Fred e Ginger della periferia, o le vicende del signor Brusa e del suo sigaro tra le cave del marmo di Candoglia e il Duomo di Milano. Tra i personaggi si alternano tipi sorprendenti come Anacleto, “esperto nel fare affari”; Laura, “sveglia, simpatica e piena d’entusiasmo… con la passione per la meccanica”; o il sodalizio Alvaro e Giovannino che riescono “in ogni caso, a mettere insieme il pranzo con la cena e persino a ricavare qualche soldo da mettere in cascina”. Poi c’è Oreste, detto il Tempesta “che raccontava le sue avventure, partendo sempre da quella volta che aveva portato sull’Isolino una contessa”. E così via, molti altri personaggi animano questo vivace affresco di esistenze periferiche. È decritta la Luino di Piero Chiara e del signor Brovelli; si narrano le fatiche degli scalpellini del già citato granito rosa, le avventure truffaldine e briose di Toni Fuoribordo, gli spalloni con il loro “andar di frodo con la bricolla a spalla”. Sono, tuttavia, solo alcune delle diverse storie che compongono questo affresco di vita piemontese. La raccolta s’avvia alla fine con un nostalgico Ritorno in Formazza e lo spassoso equivoco sulle misteriose origini del Re di Superga , che chiudono il cerchio di un viaggio emozionante attraverso la memoria e la tradizione. In definitiva, Il seggio del peccato, come già accennato, è un omaggio affettuoso e suggestivo al Piemonte, alle sue genti e alle sue terre. È un libro vivamente consigliabile a chi desidera trascorrere qualche ora di piacevole lettura e scoprire, o riscoprire, le radici profonde di una regione ricca di storia e cultura, qui descritta in modo forbito e con sprazzi di sana ironia. Travaglini è uno scrittore autentico che sa abbellire e trasformare la realtà, padroneggiando la spontaneità e la commozione in modo magistrale per dare vita e animo a persone e dicerie di “strapaese tra laghi, monti e vigne”. Buona lettura, allora. E’ un libro che non vi deluderà.
Note
[1] Marco Travaglini, Il seggio del peccato, Infinito edizioni, 2025
コメント