Un libro per voi: “Eugenio Comencini- I colori e la luce”
Aggiornamento: 27 mar 2023
di Piera Egidi Bouchard
Un bel ricordo, quello di Eugenio Comencini, che si è svolto ieri 11 ottobre nella storica “Cooperativa Borgo Po e Decoratori “ – comunemente nota come gli “ Imbianchini”, una delle più antiche Società di Mutuo Soccorso, nata a Torino nel 1883-, per la presentazione del libro-catalogo di Luigi Iperti[1], con prefazione del poeta Giorgio Luzzi che gli fu amico negli anni, e la testimonianza, oltre all’autore, di Cristina Giudice, docente all'Accademia Albertina delle Belle Arti di Torino e del pittore Franz Clemente, che con Comencini, Marco Seveso ed altri fu tra i fondatori nel 1978 della “Cooperativa arti visive”.
La pittura di Eugenio Comencini ( Savona,1939 – Torino 2015) è immediatamente riconoscibile per le sue caratteristiche di vivacissimo colore, luminosità, personaggi, in una struttura severa che risente del suo essere architetto: “I miei quadri non sono solo segni, ma soprattutto colore “ disse, e poi precisò “I colori della vita”. La luminosità del mare, che ritorna anche nelle ultime opere, come il godibilissimo “Dirigibile su Bordighera” o i sorridenti “Cugini a Manarola”, ma soprattutto le figure: i gruppi di lavoratori, gli operai, i contadini, i coloni, i suoi famosi raccoglitori di olive, i popolani avventori delle osterie , le bande musicali, gli spazzacamini, i militari e carabinieri con le loro divise, le feste di nozze, gli amici al bar, una riunione politica del Pci torinese intorno a un tavolo.
Pittura sociale, come è stata definita per quelle figure ed argomenti, e del resto la vita di Comencini fu impegnata nella società, in particolare, dopo gli studi universitari di architettura a Venezia, quando si iscrisse a Torino al Politecnico, dove conseguì la laurea nel 1970. Sono gli anni della grande immigrazione operaia e del conseguente impegno sociale, che porta Eugenio a cimentarsi anche nel giornalismo, in quanto redattore alla fine degli anni ’70 nella rivista fondata da Diego Novelli “Nuova Società”, dove sono numerosi i giovani giornalisti ad averlo conosciuto.
Era un uomo di cultura e di letture, ma con la caratteristica – come nelle sue opere – della gioiosità, dell’ironia - certe volte anche caustica -, della “leggerezza”. Modi d’essere che condivideva con la moglie Piera, architetta, conosciuta all’Università, di cui ricordiamo la collaborazione fattiva, condotta con il distacco, però, dell’ironia, per lo più silenziosa, di una intelligenza perspicace.
Lui con la sua enorme mole, autoritratta spesso anche a fianco di molti gruppi di lavoratori, lei piccolissima e minuscola, anch’essa riconoscibile in alcuni dipinti ,quasi ispiratrice e modella ricorrente, o in ritratti ,come quello pensoso di “Piera in Francia”, del 1970: con lei si sposerà nell ‘anno seguente, e sarà la sua davvero “anima gemella”.
La gioia di vivere, di stare con gli amici, di perlustrare le Langhe coi poeti e scovare le piole di una volta, dove si facevano grandi “merende sinoire” alla base di tome locali, pane burro e acciughe, innaffiate da brindisi e bevute di vino rosso, tutto questo è stato inoltre Comencini, e la sua “leggerezza” si è espressa anche nell’inusuale lavoro di etichettare le famose bottiglie...
Si è parlato delle sua pittura come “realismo fantastico”: la sua leggerezza ironica anche espressa in quelle locomotive sullo sfondo che sembravano trapassare i gruppi, o da quei voli straordinari di aeroplanini, elicotteri, paracadute e dirigibili nei luoghi più inusuali: un campanile langarolo, un paesaggio cittadino, e persino la finestra di un bagno... Quella leggerezza con cui il poeta e amico Giorgio Luzzi conclude il suo ricordo nella prefazione “Gli anni con Eugenio”, citando le “Lezioni americane” di Calvino: “esiste una leggerezza della pensosità, così come tutti sappiamo che esiste una leggerezza della frivolezza: anzi, la leggerezza pensosa può far apparire la frivolezza come pesante e opaca.”
[1] Luigi Iperti, Eugenio Comencini- I colori e la luce, De Ferrari, 2022
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