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Truppe russe in stallo: l'opinione dell'esperto


di Michele Corrado


Per capire casa accade alle unità russe, attualmente incapaci di continuare ad avanzare in territorio ucraino, è necessario esporre alcuni semplici concetti con i quali qualsiasi operazione convenzionale si deve confrontare a livello tattico. Se si vuole conquistare terreno in un paese avversario si deve disporre fondamentalmente: di una superiorità di forze rispetto all‘avversario (minimo 3 a1) e di reparti con almeno il 95% di efficienza operativa, laddove per "efficienza operativa" si intende l’insieme del personale, dei mezzi di combattimento, degli equipaggiamenti, del munizionamento e della logistica dedicata; senza dimenticare il livello di addestramento relativo.


Il tutto asservito ad una dottrina di impiego conosciuta da comandanti e gregari. Inoltre va sempre tenuto presente che col passare dei giorni è fisiologico che le unità si logorino principalmente per l’attrito causato dal nemico, gli ucraini, (che svolgono operazioni difensive sul proprio territorio che si presume sia conosciuto ed organizzato in tal senso), dal tipo di terreno incontrato e relative condizioni stagionali. Pertanto, dopo un certo numero di giorni il livello di efficienza operativa diminuisce.


Teoricamente una unità militare di manovra (consideriamola di fanteria o corazzata), ha la capacità di avanzare in territorio nemico fino a quando è al di sopra dello 80 % di efficenza operativa. Quando scende fra l’80 e 60 per cento può solo mantenere le posizioni raggiunte; al di sotto di tale soglia l’unità deve essere ritirata per essere riportata ai valori di piena efficienza operativa; se ciò non avviene, è destinata ad essere distrutta. Ovviamente se si ritira una unità logorata e si vuole mantenere capacità offensiva (continuare a conquistare terreno avversario), bisogna sostituirla con una dello stesso tipo e sempre non sotto al 95% di efficenza operativa.


Va inoltre considerato che una progressione offensiva non può procedere all’infinito considerato che tale tipo di operazione viene calibrata su un obiettivo da raggiungere (una città, un complesso industriale, una linea di confine, ecc.) ed è funzione di un sostegno logistico dimensionato per un certo tempo e per certe distanze. Il principale nemico di chi attacca è il tempo; il tempo è una risorsa non rigenerabile, quindi se tutto avviene nei tempi previsti è possibile conseguire gli obiettivi assegnati, altrimenti l’esito delle operazioni intraprese può diventare catastrofico (nel senso che si consumano le unità impiegate e non si raggiungono gli obiettivi). Il tempo lavora sempre a favore degli attaccati, non degli attaccanti.


I russi, al momento, hanno terminato la loro capacità offensiva (non riescono a avanzare, rimangono sulle posizione raggiunte), non hanno riserve da impiegare per dare una nuova spinta offensiva e, a mio avviso, stanno logorando inutilmente le unità che già avrebbero dovuto avvicendare. In tale scenario, gli ucraini hanno compreso la situazione di difficoltà dell'armata russa e hanno impiegato delle riserve dove, invertendo il rapporto di forze a loro favore, possono andare in controffensiva riconquistando parte del terreno perduto. I russi, se non immettono riserve immediate o ridistribuiscono le unità sul terreno a favore di quelle oggetto dei contrattacchi ucraini, sono destinati a perdere inesorabilmente parte del terreno conquistato.




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