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Rocco Artifoni

To be or not to be: votare o non votare?

di Rocco Artifoni


Ammettiamolo. La tentazione di disertare le urne è in aumento. Per tanti motivi. Bisognerebbe riflettere seriamente. Ma in realtà non si fa.

Nel frattempo può essere utile un appello al voto, spiegandone le ragioni? Si potrebbe citare l’aspirazione al voto di chi è impedito da una dittatura.

O ricordare i partigiani e le partigiane che sono morti nella Guerra di Liberazione insieme con i soldati del ricostituito Esercito italiano che combatterono al seguito delle armate Anglo-americane per ripristinare la democrazia, che si fonda sulla possibilità di votare i propri rappresentanti.

Oppure sottolineare che si tratta di un dovere civico e inderogabile sancito dalla Costituzione.

Il concetto di “responsabilità”, che ha la propria radice nella necessità di “dare una risposta”, dovrebbe essere utile per comprendere che il voto è un esercizio indispensabile.

Al limite si può trovare un senso nel votare scheda bianca e persino nulla, ma non recarsi alle urne è un errore evidente.

Per fare a meno di politici inadeguati è necessario eleggere candidati validi e nelle prossime elezioni si possono esprimere le preferenze, sia per le amministrative sia per le Europee.

Tutto ciò può essere sensato e ragionevole, ma alla fine l’argomento più convincente resta quello che il ragionier Ugo Fantozzi (alias Paolo Villaggio) spiega alla moglie: “Pina, stammi a sentire: se io sbaglio il voto questa volta va a finire che non mangiamo e non mangiate per una decina d'anni!”.

Insomma, se la politica non ti interessa, resta il fatto che la politica si occupa anche di te. Perciò è il caso di preoccuparsi e di non lasciare la decisione nelle mani e nelle matite degli altri.

Come ha ben cantato Giorgio Gaber, la libertà è partecipazione, anche al voto.

 

 

 

 

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