Incontro con Lidia Ravera: il suo "Decimo Comandamento" racconta le nuove povertà
- Alberto Ballerino
- 13 ore fa
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di Alberto Ballerino

Continuano gli appuntamenti di Ottobre Alessandrino. Domani, 29 ottobre, alle 21, nella sede di Cultura e Sviluppo, in piazza De André 76, la protagonista sarà Lidia Ravera con il suo libro "Più dell’amore. Non desiderare la roba d’altri" (Rizzoli). L’incontro sarà moderato da Raffaella Romagnolo. Seguirà alle 22, introdotta da Luca Ribuoli, la proiezione del film ‘Decalogo IX’ di Krzysztof Kieslowski.
Lidia Ravera in questo suo nuovo libro ci mostra la situazione di grave disagio delle ultime generazioni. “L’ho vissuto – spiega - con grande realismo, è una storia su nuove povertà di cui nessuno parla ma che sono piuttosto diffuse, soprattutto nelle generazioni di trentenni e quarantenni venute dopo la mia. A Roma, nel mondo dello spettacolo e della cultura appare molto evidente. Nelle aspirazioni creative uno tra mille riesce a farcela, gli altri si trovano in situazioni di vere ristrettezze economiche. Naturalmente se andassero a lavorare in campagna sarebbe meglio per loro, ma non lo fanno. Soffrono, fanno scadere le rate del mutuo, ma continuano a inseguire i loro sogni di avere dei mestieri che non siano solo tempo in cambio di denaro ma anche espressione di sé e soddisfazione narcisistica come nel caso delle professioni del cinema o della letteratura”.
Il romanzo propone il confronto tra giovinezza e vecchiaia, tema costante nei lavori della scrittrice. “Vorrei – dice - che fossero due parti dell’esistenza più comunicanti tra loro. Esco volentieri dalla confort zone di coetanei e coetanee per incontrare chi è più giovane, trovo un grande arricchimento reciproco nello scambio generazionale. Questo elemento c’è sempre nei miei romanzi, perché fin dalla più tenera età sono ossessionata dallo scorrere del tempo e ci ho fatto pace solo adesso che sono arrivata al terzo tempo, che è il penultimo”.
Il desiderio della roba degli altri è un altro tema del libro. “Appartiene sicuramente alla storia dell’uomo fin dai primordi, si dice che l’erba del vicino è sempre più verde. L’ammirazione che sconfina nell’invidia è però un sentimento dominante nella modernità. Bisognava situarlo in un esperimento che ci ha richiesto la casa editrice Rizzoli: ha convocato dieci scrittrici di un certo peso, la prima è stata Dacia Maraini, e ci ha chiesto di scrivere un racconto ispirato ai Dieci Comandamenti. Io ho scelto il decimo, non desiderare la roba d’altri, proprio perché mi sembrava il più moderno. Anche il romanzo che sto scrivendo adesso, se mai riuscirò a finirlo, è sull’invidia: si chiama ‘La bambina ricca’ ed è uno studio di quanto la privazione scateni il desiderio della roba degli altri”.

I due protagonisti del libro, la donna e il vecchio, sono figure di grande fascino. “La protagonista in fondo mi è molto simpatica. Inconsapevolmente, senza essere sgradevole, usa l’unica cosa che ha, la sola spendibile nel mercato delle relazioni umane, così come si configura nel capitalismo avanzato che ha vinto su tutta la linea. Il vecchio è un’esteta che non la tocca neanche con un dito. La guarda, l’ammira e attraverso la bellezza e l’intelligenza di lei, si rende conto che il desiderio di mettere fine alla propria vita si sta estinguendo. Ed è per questo che sparisce. Questa donna, così capace di desiderio, gli sta facendo bene e male. Bene perché lo affascina, male perché lo riattacca alla vita, mentre lui vorrebbe andarsene in quanto è vecchio, è morta sua moglie ed è sazio, non riesce più a desiderare. Infatti dice alla giovane donna di non colpevolizzarsi e che i desideri sono una magnifica forza giovanile. Ma a un certo punto arriva la sazietà e con essa il desiderio di alzarsi da tavola”.
Questo rapporto tra i due protagonisti è anche l’ennesimo esempio di come Lidia Ravera ami scandagliare ed esplorare il mondo delle relazioni umane. “I miei romanzi - conferma - sono tutti sulle relazioni umane, tra padri e figli, tra madri e figlie, tra uomo e donna. Racconto sempre questa magnifica storia delle relazioni umane. Mi affascinano tra le persone nella vita reale perché sono curiosa come una scimmia. Nei miei libri c’è sempre un approfondimento di anime diverse e il divertimento infinito di metterle in relazione l’una con l’altra. Mi ha divertito molto scrivere questo piccolo romanzo. Mi spiace dirlo, perché sono presuntuosa, ma è come un cristallo, non c’è una parola di troppo. Una piccola cosa ben fatta”.
Ottobre Alessandrino dà spazio non solo alla letteratura e al cinema ma anche al teatro e alla musica. Stasera, 28 ottobre, alle 21, nel Teatro Alessandrino in via Verdi 12, viene messo in scena ‘Napoleone, la morte di Dio’ con Lino Guanciale. Testo e regia sono di Davide Sacco per un lavoro tratto dal celebre racconto di Victor Hugo sul ritorno della salma di Napoleone a Parigi nel 1840. Lino Guanciale interpreta un figlio alle prese con la scomparsa del padre, metafora della fine dei miti e delle certezze storiche. Sabato 1 novembre invece, alle 21, sempre nel Teatro Alessandrino, Vinicio Capossela e la sua band propongono ‘Ad Mortem Festinamus’, concerto per la vigilia della Festa dei Morti pensato esclusivamente per questa occasione.













































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