top of page

SETTIMANA FINANZIARIA. L'italico piacere dei Bot...

a cura di Stefano E. Rossi

 

ree

Non ci fidiamo tanto dello Stato. Questo possiamo dirlo con assoluta certezza. Siamo sempre pronti alla critica delle istituzioni nazionali, all’accusa di elefantismo. Rimproveriamo sprechi ed eccessi burocratici, dichiarando pubblicamente la nostra esplicita diffidenza. Ma quando c’è da prestargli, …a lui, cioè allo Stato, i nostri soldi, i risparmi di una vita, beh! Guardiamoci negli occhi: non ci tiriamo mai indietro. Anzi, nessuno al mondo può definirsi pari a noi italiani, a quello che si chiamava, ai tempi e con una certa complicità, il popolo dei Bot. Ed ecco che, una volta di più, il MEF - Ministero delle Finanze, venerdì scorso ha chiuso con pieno successo il collocamento del Btp Valore. Sono stati sottoscritti ben 16,57 miliardi di euro. Non è il più alto collocamento della storia della Repubblica, ma ci è andato molto vicino. Tant’è che oltre mezzo milione di persone, fisiche e giuridiche, ne hanno sottoscritto un contratto. La durata è di 7 anni. Ha una cedola trimestrale al tasso fisso nominale del 2,60% per i primi tre anni. Poi sale al 3,10% annuo. Alla scadenza, per chi resta fedele, si vince un bonus. Infatti, in occasione del rimborso è previsto un premio dello 0,8%, che si aggiunge al rendimento complessivo.

Materie prime: cosa boIle in pentola? Di sicuro il petrolio, che è bello caldo. Sale per tutta la settimana sulla notizia della sospensione forzata degli approvvigionamenti di petrolio russo. A chi andava? Alla Cina e all’India, che con quei rifornimenti di energia fossile assorbivano quasi due terzi dell’export russo totale. In soldoni: pagavano la maggior parte delle entrate che reggevano le finanze di Mosca. Ora non più. La guerra in Ucraina ha quindi procurato un nuovo, fatale giro di vite alla già fragile economia russa. Tra i partner commerciali asiatici in affari con l’Occidente è prevalsa l’esigenza di restare incolumi dalle sanzioni finanziarie Usa, che hanno appena colpito le compagnie petrolifere Gazprom e Surgutneftegaz.

Senza l’interruzione delle relazioni con queste due, anche le società cinesi e indiane sarebbero state colpevoli di complicità indirette con la Russia ed escluse dai sistemi di regolazione internazionale, dal mercato dei derivati e delle coperture sul rischio di oscillazione incontrollata delle commodities, come il petrolio. Sono strumenti ormai indispensabili nel commercio internazionale, che sono tutti in mani occidentali.

In questa prospettiva, cioè dell’isolamento di Putin, un impassibile Trump sta per rinegoziare i dazi con l’India. Dovrebbero scendere dal 50% al 15%. Lo stesso si augura la Cina, ma prima dell'1 novembre, cioè la data di entrata in vigore dell’aumento dei dazi Usa al 100%. È il più grande gioco di poker della storia, bellezza, e le carte le sta dando Trump. È incredibile e noi vi stiamo assistendo.

Restringendo il campo dei possibili fornitori di petrolio e riducendo la torta delle scorte disponibili, il prezzo ovviamente schizza verso l’alto. Nel giro di poco, il greggio passa dal minimo di 56,5 dollari al barile, riferiti ad inizio settimana, agli odierni 62 (+8,87%).

Al contrario dell’oro nero, il metallo giallo si raffredda. Ogni operatore dei commodity markets (le borse merci) ha pronta una propria interpretazione. Il calo dell’oro potrebbe essere dovuto al temporaneo rafforzamento del dollaro, come anche delle prese di beneficio, cioè le vendite di chi ha deciso di incassare i forti guadagni realizzati da inizio anno. Oppure, potrebbe trattarsi dei primi segnali di un cambiamento di rotta nel conflitto globale, disputato sia sul campo economico, che geopolitico. Se così fosse, il mondo intero trarrebbe beneficio dall’annuncio di una comune volontà di distensione tra i capi delle due principali superpotenze, Trump e Xi Jinping.

Dopo aver visto decine, se non centinaia di migliaia di civili e bambini mediorientali, di giovani soldati ucraini e russi, portati a morire, la speranza è sempre l’ultima ad accodarsi. Quindi, nella pace, comunque arrivi e sia preannunciata anche sui nostri monitor dalle quotazioni dell’oro, noi ci speriamo.

Sembra un dollaro forte quello di mercoledì, ma si capisce che non cerca eccessi. Parte da 1,17 e tocca 1,15. Poi ci ripensa e, due giorni dopo, chiude a 1,16 contro l’Euro.

Anche le criptovalute stanno alla finestra. Il Bitcoin lunedì prova a scrollarsi di dosso l’apatia dell’ultimo trimestre, ma poi fa il timido e si ferma.

Sul fronte macroeconomico e della politica monetaria c’è quiete. Dopo, nessuna tempesta si scorge all’orizzonte. Per vedere i dati e conoscere le decisioni conseguenti dovremo attendere la settimana a venire. Adesso ci dobbiamo accontentare dei report sul sentiment, cioè la misurazione del morale di famiglie ed imprese.

In Europa, la visione complessiva è ottimistica. Tutti si aspettano ulteriori cali dell’inflazione e un Pil in crescita, moderata. Nell’area Euro è sorprendente l’incremento di oltre un punto dell’indice PMI, che registra le previsioni degli imprenditori sugli ordinativi, le vendite dei loro prodotti. Pur distinguendo tra l’ascesa dell’indice tedesco e il repentino calo osservato in Francia, il valore medio passa da 51,3 a 52,6. La fiducia del settore industriale è da sempre un segno affidabile delle prospettive economiche di breve periodo e fa ben sperare. Anche la fiducia dei consumatori migliora, da -14,9 a -14,2. Si stacca dai minimi registrati lo scorso aprile (-16,6) e prova ad avvicinarsi alla media di lungo periodo (-10,6).            

Opposta è la situazione nord-americana. Nonostante le prospettive di una riduzione dello 0,25% dei tassi, la seconda in due mesi, prevista con la riunione della Federal Reserve di mercoledì 29 ottobre, preoccupano i cali del mercato del lavoro e il protrarsi dello shutdown (la sospensione dei pagamenti federali per mancanza di liquidità).

Sul resto dei dati è buio pesto. Lo shutdown ha bloccato i fondi e gli stipendi agli uffici preposti alla pubblicazione di una fascia fondamentale della statistica nazionale. E, così, non si sa nulla dei beni durevoli e dei redditi, si ignora la spesa delle famiglie e il deflatore PCE (un indice d’inflazione assimilabile, ma un po’ più ampio, al nostro carrello della spesa). Stessa sorte per la stima del Pil trimestrale e la bilancia commerciale. L’Istat americano, mutilato, prova a resistere ma inevitabilmente soccombe.

A Piazza Affari è ora delle trimestrali di settembre e del giudizio dei più accreditati uffici di rating societari. Promossa a pieni voti è Ferragamo, sospesa venerdì per eccesso di rialzo. Vola sull’onda dei giudizi degli analisti, chiudendo la settimana con un +16,19%. Anche Eni brilla. L’utile netto cresce del 5%, con buoni risultati per le divisioni gas e raffinazione.

Barclays boccia ST Microelectronics, che lascia sul parterre di borsa un pesante -13,17%. Qui il problema è l’utile, calato del -32,2% rispetto a settembre dell’anno scorso. Il Mol va giù del -35,7%, nonostante un fatturato in crescita del 7%. Ma la società è abituata ai crolli verticali e i rimbalzi sui supporti dei prezzi attuali sembrano offrire buone occasioni di trading per gli arbitraggi degli speculatori. È l’abilità di intuire quando sale e scende la marea, che tutto copre e tutto crea (cit. Sandokan, colonna sonora).

 

Il Borsino della settimana – rassegna dei migliori e dei peggiori titoli del listino FTSE MIB.

I Tori: Amplifon +7,34%, Eni +6,68%,

Gli Orsi: ST Microelectronics -13,17, Saipem -1,78%.

FTSE MIB: +1,74% (valore indice: 42.486).

 

I presenti commenti di mercato rivestono un esclusivo scopo informativo e non intendono costituire una raccomandazione per alcun investimento o strategia d’investimento specifica. Le opinioni espresse non sono da considerare come consiglio d’acquisto, vendita o detenzione di alcun titolo. Le informazioni sono impersonali e non personalizzate.

 

Commenti


L'associazione

Montagne

Approfondisci la 

nostra storia

#laportadivetro

Posts Archive

ISCRIVITI
ALLA
NEWSLETTER

Thanks for submitting!

Nel rispetto dell'obbligo di informativa per enti senza scopo di lucro e imprese, relativo ai contributi pubblici di valore complessivo pari o superiore a 10.000,00, l'Associazione la Porta di Vetro APS dichiara di avere ricevuto nell’anno 2024 dal Consiglio Regionale del Piemonte un'erogazione-contributo pari a 13mila euro per la realizzazione della Mostra Fotografica "Ivo Saglietti - Lo sguardo nomade", ospitata presso il Museo del Risorgimento.

© 2022 by La Porta di Vetro

Proudly created by Steeme Comunication snc

LOGO STEEME COMUNICATION.PNG
bottom of page