SETTIMANA FINANZIARIA. Pessimismo diffuso in Europa
- a cura di Stefano E. Rossi
- 2 giorni fa
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a cura di Stefano E. Rossi

Quarto taglio dei tassi della BCE da inizio anno. In meno di un semestre il tasso sui depositi è stato ridotto di un punto, per giungere all’atteso 2,00% attuale. Si è subito aperta la discussione sulle possibili scelte future di Christine Lagarde, la Presidente della BCE. Le ipotesi che vengono formulate sono tutte valide. Però, il prossimo appuntamento si terrà a settembre e, quindi, saranno le vacanze estive a decretare se matureranno i presupposti o meno per un nuovo taglio dello 0,25%. Su questo, non tutti si stanno dichiarando d’accordo. Le motivazioni per un’ulteriore sforbiciata potrebbero risiedere nella perdurante stagnazione in Europa che, almeno per il trimestre in corso, è data per certa. Per contro, i timori d’inflazione, che sono la prima guida nelle scelte di politica monetaria, sembrano ormai alle spalle. E, questo, nonostante il clima di perenne allerta per l’incertezza che sta agitando il quadro commerciale e finanziario internazionale.
Esportazioni in calo verso gli Usa
Nei palazzi ministeriali del vecchio continente e tra gli analisti che seguono le dinamiche macroeconomiche a prevalere è il pessimismo. Tutti i più recenti dati risultano in riduzione. Le crepe nelle relazioni con gli Stati Uniti hanno iniziato a rivelare i loro pieni effetti negativi. Le esportazioni della Germania verso gli Usa si sono ridotte del 10,5% ad aprile. Nello stesso mese, sia qui che in Francia la produzione industriale è calata del -1,4%, in Spagna del -0,9%. I report italiani saranno disponibili la prossima settimana, ma si prevede un’analoga flessione.
L’unica a festeggiare è l’Irlanda. Inaspettatamente il Pil dell’isola nel primo trimestre è balzato al +9,7%. C’è da dire che questa ottima performance precede l’entrata in vigore delle restrizioni di Trump, ma si tratta comunque di un risultato eclatante, pari al triplo di quanto previsto dai più accreditati dipartimenti di ricerca economico-statistica. Il segreto di questo successo sta nel clima d’incertezza vissuto dalle imprese importatrici statunitensi. Nel timore dell’entrata in vigore di forti aggravi impositivi, hanno subissato di richieste i loro fornitori irlandesi per immagazzinare scorte di prodotti farmaceutici.
Primi effetti di frontloading
I provvedimenti della Casa Bianca stanno portando i loro primi frutti anche in America. La cosiddetta politica di frontloading, che si potrebbe parafrasare come greve argine frontaliero, sta scoraggiando tutte le importazioni, anche quelle dei prodotti esclusi dai dazi. Infatti, ad aprile il disavanzo commerciale si è dimezzato rispetto al mese precedente, scendendo ai minimi dell’ultimo anno e mezzo. Più fosche, invece, sono le previsioni degli analisti sulle conseguenze. In un mese i consumi hanno già rallentato il loro passo di almeno -0,5% e le imprese lamentano un vistoso calo di ordinativi. Le stime degli effetti sul Pil reale provocati dalla guerra commerciale oscillano tra -0,1 e -0,5% e l’inflazione è vista in salita fino a quasi un punto percentuale.
Ma il gioco di Trump è solo all’inizio, le combinazioni tra le variabili sono innumerevoli ed è presto per trarne le conclusioni. Vedremo solo alla fine di questa vera e propria scommessa quale sarà il bilancio complessivo per l’economia e sul bilancio Usa, tra maggiori risparmi e minore crescita.
Buona tenuta di Piazza Affari
Il petrolio venerdì ha rialzato la testa, fino a sfiorare i 65 dollari il barile. Interrompe una dinamica ribassista che ne aveva depresso l’andamento per un paio di mesi. L’oro resta stabile a 3.300 dollari l’oncia. L’euro nel rapporto con il dollaro tocca un picco giovedì a 1,149, ma poi si riporta a un più addomesticabile 1,139. Di questi tempi, non sarà di certo il caro-euro in cima alle preoccupazioni degli importatori d’oltre oceano.
Bene Piazza Affari. L’indice FTSE MIB si tiene oltre quota 40 mila e sale ancora. Nella giornata di mercoledì s’impenna la quotazione di ST Microelectronics. Circola la notizia della revisione dell’outlook da parte delle banche d’investimento. Si tratta, per chiarire, della loro visione sull’andamento della società nel prossimo semestre. Le previsioni sono migliorate di molto rispetto a quelle precedenti, comportando l’attribuzione di un nuovo target price, cioè del livello di prezzo al quale può tendere la quotazione dell’azione. Il titolo è così passato da 21,72 euro di inizio settimana agli odierni 25,05 euro, avvicinandosi ai 27 euro stimati da Bank of America.
Il Borsino della settimana – rassegna dei migliori e dei peggiori titoli del listino FTSE MIB
I Tori: ST Microelectronics +13,32%, Saipem +6,28%,
Gli Orsi: Mediobanca -4,52%, Brunello Cuninelli -4,38%
FTSE MIB: +1,28% (valore indice: 40.602)
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