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Schlein, attesa dal dire al fare "qualcosa di sinistra"

di Francesca Frediani*

Abbiamo seguito con l’occhio dello spettatore esterno, blandamente interessato e sicuramente poco coinvolto, il lungo percorso del Congresso PD. Ammettiamo tuttavia di aver accolto con sorpresa l’annuncio della vittoria di Elly Schlein, probabilmente offuscati nel giudizio dalla narrazione costruita intorno alla sua candidatura da outsider.

Una figura fin troppo perfetta, al punto da sembrare appositamente costruita per rispondere a quella diffusa “voglia di sinistra” più volte evocata nel Paese in questi anni, che pare non trovare risposta adeguata nei partiti rappresentati in Parlamento. La neo-segretaria sembra proprio essere la risposta al morettiano “dica qualcosa di Sinistra”. Che poi quel “qualcosa” sia il frutto di un abile piano di comunicazione, poco importa: l’impatto si sta già manifestando e crediamo che sia solo l’inizio, il PD è oggi un partito in equilibrio precario che potrebbe implodere da un momento all’altro.

Abbiamo citato l’artificio comunicativo, chiariamo meglio: la candidata Schlein si presentava come il nuovo, ma in realtà era sostenuta da personaggi di peso della nomenclatura dem, da Franceschini a Orlando a Boccia, figure che hanno governato il Pd nell’ultimo decennio, rendendolo il partito di sistema che oggi conosciamo. Le sue discese tra la “gente comune” con lo zainetto in spalla e il taccuino per gli appunti tra le mani hanno inoltre fatto dimenticare che ci troviamo di fronte ad una ex parlamentare europea, già vicepresidente dell’Emilia Romagna di Bonaccini, già dentro al PD da un decennio, nata e cresciuta in una famiglia di diplomatici, ambasciatori, senatori. Un politico di lungo corso, insomma, seppur di giovane età.

Difficile ipotizzare, quindi, una svolta nelle posizioni più radicate nel partito. Ma se anche volessimo credere di trovarci di fronte al granello di sabbia negli ingranaggi, dovremmo comunque ricordare che una persona sola non può certamente cambiare una formazione politica profondamente legata a precisi e forti poteri economici. Tanto più se consideriamo che la sua elezione deriva soprattutto dal voto dei non tesserati, che non costituiscono pertanto la base attiva, quella che possiamo incontrare nei circoli, nei gazebo, negli eventi di autofinanziamento. Come se qualcuno avesse cercato, dall’esterno, di imprimere al PD quella svolta che potrebbero renderlo protagonista della rivincita contro la Meloni. Un tentativo che appare però alquanto disperato.

Ultime considerazioni da parte di chi nulla si aspetta da un’ipotetica rinascita del PD a guida Schlein: quale sarà il posizionamento sui temi della Sinistra? Perché scrivere punti programmatici sulla carta, cercando di cogliere quali possano essere più cari ad un certo tipo di elettorato, è un’operazione piuttosto semplice. Dare concretezza alle parole con i fatti è ben altra questione.

Nell’immediato le conseguenze della vittoria della Schlein si vedono soprattutto nella massima attenzione ai nuovi equilibri di potere interno, tra richiami all’unità e ipotesi sulle future alleanze (a partire dalle prossime regionali in Piemonte, dove Bonaccini aveva il sostegno della quasi totalità dei consiglieri che siedono a Palazzo Lascaris, incluso il candidato presidente in pectore Daniele Valle) e ben poco spazio, almeno per il momento, al posizionamento su alcuni grandi temi che riguardano il Paese, in particolare quelli che vedono il PD schierato su posizioni nettamente diverse dalle altre forze politiche “di Sinistra”: guerra e grandi opere. Non dimentichiamo che la Schlein, da eurodeputata, ha votato contro il TAV (chissà se lo ricorderà ancora) mentre in Parlamento si è espressa in modo favorevole all’invio di armi durante il Governo Draghi (e chissà se rivendicherà questa posizione in futuro).

Seguiamo a debita distanza l’evoluzione della vicenda

con il legittimo scetticismo che si impone a chi è consapevole che la strada della ricostruzione della “vera” Sinistra, probabilmente passerà ben alla larga dagli incroci di potere del PD. E anche da chi, come noi, ha scelto altri percorsi.


*Capogruppo Gruppo Misto in Consiglio Regionale Piemonte

Movimento 4 ottobre Unione Popolare


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