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Regionali in Piemonte: la ricreazione è finita, Schlein e Conte scendano in campo

di Pino De Michele


Pier Luigi Bersani, con il suo colorito lessico, ha dato al voto in Sardegna una sorta di onomatopeica definizione: "squillo di tromba". In altre parole, l'esito della consultazione elettorale (ancora al vaglio del riconteggio dei voti) dovrebbe indurre ad abbassare il livello del tatticismo (asfittico e afasico) dei leader all'opposizione del governo Meloni per favorire una attiva convergenza unitaria alle Europee e alle prossime regionali. Il che, significherebbe alimentare il vento che spira dalla Sardegna anche per riportare entusiasmo e vicinanza tra gli elettori, in particolare a quella rilevante quota di astensionisti che si dicono delusi dalla politica. E in questa direzione, anche se con accenti e distinguo diversi, sono andati gli interventi di Giancarlo Rapetti, Daniele Valle e in ultimo di Beppe Borgogno che mi hanno preceduto.[1]

Non potrebbe essere altrimenti. Le elezioni amministrative sono storicamente "un laboratorio" politico che anticipa o svolte nazionali, come lo fu a Torino nel 1993 l'alleanza allargata sul nome di Valentino Castellani che prefigurò la stagione dell'Ulivo di Romano Prodi, o rotture del sistema dominante, come avvenne alla fine degli anni Ottanta a Palermo con la giunta guidata da Leoluca Orlando che incluse il Partito comunista italiano. Gli esempi sono numerosi, ma oggi ciò che meglio caratterizza il "laboratorio sardo", da cui trarre indicazioni e suggerimenti, è la reazione all'alchimia politica derivata dalla mescolanza di più elementi, sia originati dal centro destra, sia dalle opposizioni.

Nel primo caso, la coalizione del centro destra ha scontato l'imposizione della Presidente del Consiglio, che ha preteso di sostituire in corsa il candidato della Lega, Christian Solinas, indagato per corruzione, con un suo fedelissimo, il sindaco di Cagliari, Paolo Truzzu, entrambe figure in debito di ossigeno nei consensi e nei sondaggi. Un indicatore che Giorgia Meloni ha erroneamente sottovalutato assimilando il suo indice di gradimento (comunque in discesa) tra gli italiani a quello dei sardi. O peggio, ancora, al welfare di cui gode la media degli italiani a quello in caduta libera dei cittadini che vivono nell'isola. Anche in questo caso, presunzione e arroganza che maturano nelle auliche stanze di Palazzo Chigi sono una costante, ciò che al limite merite un'analisi socio-politica sono i tempi di incubazione. Nel caso dell'attuale inquilina appaiono estremamente rapidi.

Al contrario della "coesione" espressa dal centro destra, nelle opposizioni era prevalso un montante scetticismo tra gli iscritti e i dirigenti del terzo polo e del PD alla decisione della segretaria  Elly Schlein, cui si erano immediatamente posti in prima fila i Presidente regionali di marca Pd, i vari De Luca, Emiliano e Bonaccini. Un trio canterino strenuo difensore del terzo mandato proposto dalla Lega, ma soprattutto incurante seriale (nel caso di De Luca è evidente l'urgenza di un'analisi antropologica della sua prismatica personalità) nella prudenza con cui scegliere le parole da usare alla vigilia di una importante consultazione elettorale, la prima dalla vittoria del centro destra. Tra le varie accuse promosse verso Elly Schlein non poteva venire meno quella di essere troppo spostata a sinistra e succube del leader pentastellato Giuseppe Conte, sia nella scelta dei candidati, sia nella formulazione delle coalizioni. Un mix di cedimenti che per definizione si trascinava dietro le stimmate della sconfitta. A ciò si aggiungeva l'anatema di aver abbandonato al suo destino Renato Soru con tutto ciò che aveva rappresentato (nel bene e nel male) nella storia del Pd, per sposare la candidatura dei Cinquestelle di Alessandra Todde, la cui alta caratura professionale era già stata misurata nei precedenti governi Conte e Draghi.

Una scelta vincente. Risicata nei voti, comunque sufficiente a mettersi alle spalle l'avversario politico e a ridimensionare in prospettiva centri di potere del centro destra nell'isola. L'analisi dei risultati, a Cagliari e Sassari, fatta da Salvatore Vassallo, presidente dell'Istituto Cattaneo, sul voto disgiunto, ha messo in risalto la qualità e la capacità di attrazione del candidato presidente. Infatti, la Todde è riuscita a farsi votare dal 6,5  per cento degli elettori che non hanno votato alcun partito e ha sottratto un altro 3 per cento a tutti gli altri partiti: Lega, Fratelli d'Italia e Terzo polo.

Dunque, c'è l'esigenza di costruire una alleanza più ampia, soprattutto nelle regioni del Nord, e il prossimo test è in Piemonte, senza che ciò suoni come una marginalizzazione dei partitini rispetto a Pd e a Cinquestelle. Ma in un sistema a turno unico, la mediazione politica è fondamentale per evitare l'irrilevanza politica. Dura lex sed lex.  Insieme con la maturità politica che deve privilegiare l'obiettivo ai personali risentimenti. Il caso Piemonte è più che indicativo per la persistente acredine della ex sindaca grillina Chiara Appendino verso il suo successore Stefano Lo Russo. Il risentimento non moltiplica le simpatie politiche. Anzi. Favorisce l'antipolitica e la disaffezione nell'elettore, che anziché lungimiranza nel ceto politico intravvede soltanto interessi di bottega, peraltro anche di piccole dimensioni. Dunque, è il momento che a scendere direttamente in campo sulla querelle piemontese siano Conte e Schlein. Il primo per riportare su un piano di sano realismo i dirigenti locali, l'altra per dirimere questo balletto sul candidato regionale che fino ad oggi ha dato soltanto una posizione di rendita personale e correntizia i "feudatari" delle tessere. Del resto, sarà ovvio, ma non si può fare a meno di ripeterlo, la politica è mediazione, anche compromesso, la cui dignità si misura dall'altezza cui è posta l'asticella per l'accordo. E attardarsi per stringere un patto, sostenendo che la negazione è sempre unilaterale, non è buona politica. Né il viatico migliore per affrontare una dura campagna elettorale.


*Presidente di Alleanza dei Democratici


Note

[1] https://www.laportadivetro.com/post/voto-non-scontato-in-piemonte-se-prevale-il-coraggio-dell-unità;

 

 

 

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