Racconti per l'estate. Il tram che collegava i due laghi
- Marco Travaglini
- 1 ago
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di Marco Travaglini

Per più di tre decenni, dal 1910 al 1946, fu possibile raggiungere il lago d’Orta dal lago Maggiore viaggiando comodamente in tram grazie alla tramvia Intra-Omegna, linea a scartamento normale che copriva il tragitto di venti chilometri con nove fermate gestita dalla Savte, la Società Anonima Verbano per la Trazione Elettrica. Il materiale rotabile era stato ricavato dalle motrici usate per la ferrovia sopraelevata costruita per l’Esposizione milanese del 1906 (nota anche come l’Esposizione internazionale del Sempione) che collegava – a sette metri d’altezza e per poco più di un chilometro e mezzo - le due aree principali: il parco Sempione e la Piazza d’Armi (l’attuale zona Fiera).
Terminato l’evento che doveva celebrare la costruzione del traforo ferroviario del Sempione, gran parte del materiale della sopraelevata venne acquisito dalla Savte che aveva in programma l’ambizioso progetto della tranvia tra i due principali centri del Cusio e del Verbano. Impresa di tutto rispetto che, divisa in vari tronchi, si concretizzò nel giro di alcuni anni.

Il progetto originario prevedeva un collegamento tra la stazione ferroviaria di Fondotoce e la città svizzera di Locarno. Vari enti, tra cui la Banca Popolare di Intra, s’impegnarono dal punto di vista finanziario, ma il piano venne ripensato, ridimensionando l’idea per realizzare - con grande ritardo – il collegamento tra Pallanza a Fondotoce.
La tranvia fece il suo primo viaggio su questo tragitto il 16 ottobre 1910. Ma si trattava, come scrissero i giornali dell’epoca, dell'attuazione “di una minima parte del grandioso programma che la Spett. Società Anonima Verbano ha tracciato e si ripromette di esaurire non oltre l'autunno prossimo". In realtà il secondo tratto che portò la tranvia fino ad Omegna fu aperto nel gennaio del 1913 e, in un secondo tempo, furono posati i binari per il proseguimento da Pallanza all’imbarcadero di Intra. L’ipotizzato prolungamento fino a Cannobio, a ridosso del confine con l’elvetico Canton Ticino, restò sulla carta e non venne mai realizzato.
La giornata della tranvia era articolata con 22 coppie di corse tra i due capolinea e alcune limitate al segmento Gravellona-Omegna. Nel 1939 la Savte si rese conto della necessità di operare un restauro delle infrastrutture e dei tram, ma lo scoppio del secondo conflitto mondiale rese impossibile la fornitura dei materiali per la necessaria manutenzione. Terminata la guerra i problemi legati al funzionamento della tranvia si palesarono in tutta evidenza e la Savte immaginò di abbandonarla per privilegiare il trasporto su strada.

Fu ipotizzata la trasformazione del collegamento in filobus, ma la linea venne definitivamente chiusa nei primi anni’50, sostituendola “in via provvisoria” con il trasporto automobilistico. E, come tutte le cose provvisorie, la scelta del trasporto su gomma diventò definitiva segnando irrevocabilmente il tramonto della tranvia. Le uniche rotaie su cui sferragliarono ancora dei convogli fino ai primi anni ‘80, seguendo il vecchio tracciato per un breve tratto, collegarono la ferriera omegnese della Pietra, ex Cobianchi, alla stazione ferroviaria di Crusinallo per consentire il trasporto del materiale ferroso fino alla chiusura dello stabilimento nel 1982.











































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