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Osservando i nostri tempi

L’educazione che ci rende persone


di Domenico Cravero


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Una Ricerca Intervento sulla generazione Alpha richiede innanzitutto molto tempo per conversare con suoi protagonisti. Uno dei vari temi essenziali del dialogo e dell’indagine riguarda il valore e l’insostituibilità dell’esperienza famigliare. Secondo l’antropologia umana per vivere bene le diverse stagioni dell’età evolutiva, per affrontare imprevisti, difficoltà e problemi, sono necessarie due condizioni: che non si smarrisca il senso profondo del valore della propria persona (la personificazione: "Io valgo") e che si abbia una sufficiente stima di se stessi, una fiducia equilibrata delle proprie capacità che permetta di vivere senza troppo problemi in mezzo agli altri (la socializzazione: “Io sono capace”).

Questi due presupposti si esigono e si rinforzano reciprocamente ma possono essere dati soltanto dagli altri. Non può quindi esistere un individuo isolato. Conferma della persona e socializzazione sono anche le due condizioni dell'autonomia personale. Entrambi i processi affondano le loro radici nella vita familiare e sorreggono tutto l'arco della vita.

Le persone sono confermate circa il valore della propria persona ogni volta che si sentono considerate, trattate, apprezzate prima e di là dei risultati conseguiti o indipendentemente dai tratti del carattere, dalle caratteristiche dell’aspetto, dal giudizio che possono ricevere da altri. La conferma della persona avviene attraverso le comunicazioni, le relazioni, le esperienze che considerano, fanno sentire, definiscono le persone come uniche, originali, volute, distinte da tutte le altre e considerate per se stesse (e non per i loro aggettivi).

Le esperienze affettive come l'innamoramento, la passione, l’intimità e l’impegno nella vita di coppia, l'amore familiare, la maternità e la paternità, l’amore pedagogico, gli affetti amicali... sono le condizioni più efficaci nel confermare le persone.

La tonalità emotiva, positiva (fiducia, godimento, felicità) o negativa (ansia, angoscia, tristezza), misura la percezione che la persona ha del proprio valore.

L’affetto familiare è tanto importante e viene prima e va oltre ogni altro intervento educativo, perché è la base della sicurezza e della consistenza personale. Ogni risultato che la persona voglia ottenere da sé poggia su questo fondamento. Se questa base vacilla, la consistenza della persona va in frantumi: può cedere all’improvviso, mollare "senza preavviso". È la fragilità psicologica.

Nessuna esperienza è più emozionante, gratificante, costruttiva che sentirsi unici per qualcuno; nulla è più rassicurante che non avere il sospetto di essere sostituiti da altri, considerati preferibile a sé, come è normale aspettarsi, invece, nella società della competizione e del confronto. Allo stesso modo, nulla è più umiliante, distruttivo, dolorante che essere sostituiti quando si pensava di essere senza eguali (come nel tradimento o nell’abbandono familiare) o di essere messi a confronto quando si credeva di essere esclusivi (come nella sessualità disimpegnata).

Le persone che hanno bisogno di sentirsi uniche, tuttavia non sono sole, vivono immerse nelle relazioni reali e virtuali di un mondo vasto eppure vicino, e si sentono quotidianamente a confronto, se non in lotta tra loro, tutte intente a desiderare il sorpasso o a temere la destituzione e l’emarginazione. L’insoddisfazione, che le richieste della competizione e la solitudine dei rapporti umani precari producono, acutizza la richiesta affettiva e di mutuo riconoscimento. Sussistenza e relazione sono le basi della libertà.

Solo una reale integrazione della personificazione e della socializzazione rende possibile la crescita e la stabilizzazione delle persone. Nella reciprocità della relazione e del dono possiamo riconoscerci come individui ed essere riconosciuti dagli altri come unici e differenti.

La famiglia educa personificando (confermando nell'affetto) e socializzando (introducendo gradualmente nella società) i figli. Anche la scuola però educa personificando (confermando l'unicità e promuovendo le capacità dell'allievo, al di là della valutazione e della sana competizione) e non solo socializzando (dando le basi della professionalità e i codici culturali ed etici per esercitarla). La società stessa educa, perché rimane vero che “per far crescere un bambino ci vuole un villaggio”. Il “villaggio” è cambiato ma le relazioni rimangono essenziali più ancora del passato. La società personifica formando alla libertà attraverso la trasmissione della sua storia e la sua cultura, dei valori e delle tradizioni e non solo socializzando con le sue regole e la sua organizzazione.

Quali sono le parole e i gesti con i quali cerchiamo di trasmettere al figlio, in modo chiaro, il messaggio: "Tu vali per noi", "Tu sei importante per noi", “Noi abbiamo fiducia in te!”?

Quale spazio e importanza attribuiamo all’espressione dei sentimenti e delle emozioni nella comunicazione famigliare?

 

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