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Fa discutere l'apertura di una moschea all'Ateneo di Catanzaro

Aggiornamento: 2 ore fa

di Antonio Nicolosi*


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A Catanzaro si è aperta ieri, 27 ottobre, la prima "moschea" universitaria d'Italia. La cerimonia si è svolta all’Università "Magna Grecia" di Catanzaro e nel contempo, all'interno dell'Ateneo, è stato messo a disposizione degli studenti musulmani uno spazio autonomo. Il luogo di culto, ricavato all’interno di un edificio didattico, permetterà lo svolgimento delle cinque preghiere quotidiane, del sermone del venerdì e delle principali celebrazioni religiose islamiche, come la fine del Ramadan e la festa del Sacrificio. L’iniziativa, senza precedenti in Italia, ha già scatenato un acceso dibattito politico sull'onda di una domanda, tutt'altro che retorica: "è un passo verso l'islamizzazione della nostra società?"

Non c'è dubbio che la scelta del rettore e degli organi dirigenti dell'Università è destinata a sollevare una discussione a livello nazionale, così come la genesi dell'operazione che deriva da un’intesa tra l'Università e un’associazione locale di volontariato che da anni offre supporto spirituale alla comunità islamica.

A questo punto, però, occorre affrontare una serie di considerazioni, a partire dal tipo di religione che l'Islam tende a imporre in Europa, che non è quella turca, che convive con uno stato costituzionalmente laico, nonostante Erdogan.

Le nostre università sono laiche e tali devono restare. Ma, l'iniziativa di Catanzaro rischia di configurarsi come la legittimazione di una presenza che in un futuro potrebbe evolversi in una madrassa. Il nostro Paese è pronto a questo salto che è anche culturale? O non sarebbe più opportuno che l'università di Catanzaro si concentri sull’offerta didattica, sulla qualità della stessa e sul gradimento degli studenti che mi pare migrino sempre di più verso le università del Nord, al di là delle classifiche proposte con una lettura strumentale delle stesse? In un altrove italico, dove la normalità conquistata è trasformata in eccellenza, forse ben altre novità e notizie dovremmo aspettarci da un mondo accademico piegato su sé stesso.

Non dimentichiamo che l’apertura di luoghi di culto nelle istituzioni è costituzionalmente illegittimo, perché va contro la laicità dello Stato, valore che ai giuristi della Magna Grecia dovrebbe essere chiaro dal momento che è proprio la laicità a garantire la libertà di culto se non esercitata contro le norme che tutelano la sicurezza e l'ordine pubblico. Semmai fosse, allora dovremmo farlo su condizioni di reciprocità, regola del diritto internazionale pubblico e privato per la quale si concede in virtù di una pari concessione da parte delle medesime comunità. Ad esempio, il Qatar ha finanziato la costruzione di moschee in Europa, ad oggi, ma fuori dall’ambito pubblico. Ma non mi risulta pari reciprocità in quello Stato per il finanziamento di chiese cattoliche in ambito pubblico.

Se il problema è garantire pari diritto di culto, allora tocca al Viminale regolare l’esercizio all'interno delle istituzioni pubbliche. Di qui passa anche la laicità di uno Stato.


*Segretario generale Unarma

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