Punture di spillo. "Poveri noi, non c’è più il web di una volta…"
- a cura di Pietro Terna
- 11 giu
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 12 giu
a cura di Pietro Terna

Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus («la rosa primigenia esiste solo nel nome, possediamo soltanto nudi nomi»),[1] ma forse nel testo di Bernardo di Cluny compariva Roma e non rosa… In ogni caso, grazie a Umberto Eco e al suo formidabile romanzo, concluso enigmaticamente da quella frase, ora è più nota quella versione.
Si può interpretarla come rimpianto di qualcosa idealizzato e mai esistito (Roma antica). Ma il web antico, cioè la rete mondiale dei computer tramite l’internet, operante ancor prima del 20 dicembre 1990, quando Tim Berners-Lee pubblicò, dal CERN, il primo sito web,[2] esisteva eccome. Nessuno cercava di aggredire i partecipanti con montagne di pubblicità e di catturare i loro dati per mandare quella pubblicità su misura a ciascuno! Si chiama profilazione, parola che suona un po’ nefasta: oltre che uno strumento per descrivere dettagliatamente le persone serve per studiare i mercati e impadronirsene. Certo, a patto che Amazon non ci già riuscita… nello stesso modo.
E l’intelligenza artificiale? Quella ante novembre 2022[3] era come il web antico, esisteva eccome, ma i successi erano pochi e la presenza nelle nostre vite nessuna, tranne per gli specialisti. Certo, nessuna invadenza.
Il web ha conosciuto un tumultuoso sviluppo, con presenze nella nostra vita che all’inizio nessuno avrebbe immaginato. Dopo la comparsa dei motori di ricerca, Google per primo, sono arrivati e scomparsi servizi come MySpace, Friendster, Google+ (che voleva competere con Facebook), Orkut, Vine, Quikster, Path, LiveJournal, Geocities, AIM (AOL Instant Messenger), MSN Messenger (Windows Live Messenger), Yahoo! Messenger, Blip.tv, Grooveshark, AltaVista, Netscape Navigator, Kazaa, Napster, Megaupload, Turntable.fm e chissà quanti ne ho dimenticati.[4]
Ora abbiamo (cito solo le realtà maggiori): Facebook (Meta Platforms), YouTube (Google/Alphabet), Instagram (Meta Platforms), WhatsApp (Meta Platforms), TikTok (ByteDance), Telegram, LinkedIn (Microsoft), X (precedentemente Twitter), Amazon, Temu, WordPress, Wix, Zoom e mi fermo perché sono alla zeta… Aggiungo però due simpatiche iniziative open che cercano di rimpiazzare X, troppo influenzato dal suo proprietario Musk: Bluesky e Mastodon.

Tante offerte, ma i servizi peggiorano, tanto che si parla di enshittification,[5] neologismo costruito intorno a una parola spregiativa. Le fasi sono: a) servizi positivi per gli utenti, attirandone sempre di più e creando legami tra loro; b) attrazione degli utenti aziendali con spazio agli inserzionisti cui viene concesso l’accesso ai dati degli utenti e la garanzia che gli annunci, pur a basso costo, saranno visti da persone identificate; c) aumento dei prezzi per gli inserzionisti e riduzione della visibilità dei loro annunci; anche per chi scrive testi e commenti, la visibilità dipende dai vantaggi che apporta alla piattaforma; d) rottura dell’equilibrio tra vantaggi e svantaggi, con gli utenti che abbandonano il servizio.
Sarà lo stesso destino per l’IA, che ogni settimana sforna novità grandi o grandissime? Ad esempio: Replit, che produce applicazioni usando l’IA (davvero, non come l’imbroglio da poco scoperto che impiegava programmatori indiani sottopagati “truccati” da IA), oppure CLAUDE CODE SDK, che aggiunge la capacità di programmazione alle nostre applicazioni, o gamma.app per creare slide e pagine web in modo automatico, o Manus o Cursor per programmare e così via, aggiungendone sempre di nuove?
Forse il destino non sarà lo stesso, perché nelle applicazioni del web conta moltissimo l’effetto comunità tra utenti, che si trovano reciprocamente vincolati. Ad esempio, io non lascio X, anche se vorrei farlo, perché là ci sono molte persone che conosco. È un effetto comunità che – almeno per ora – non scorgo nelle applicazioni IA.
Dal canto suo, l’IA però presenta altri gravi rischi che, a mio avviso, sono solo molto remotamente quello del grande fratello[6] che ci controlla. L’IA è rischiosa per l’economia, perché galleggia su una grande bolla, come tutte le big tech: la tabella che accompagna l’articolo è prodotta da wolframalpha.com, sito di matematica e IA. Il Financial Time del 10 scorso ci informa che «OpenAI prevede che i ricavi da abbonamento raddoppieranno quasi a 10 miliardi di dollari», ma poi, leggendo l’articolo:[7]

La crescita dei ricavi ricorrenti suggerisce che gli strumenti di intelligenza artificiale stanno iniziando a giustificare il clamore che li ha circondati negli ultimi due anni, con singoli consumatori e aziende disposti a pagare per utilizzarli. Tuttavia, tutte e tre le società [OpenAI, Cursor e Anthropic, ndr] sono in perdita. Le start-up si sono affermate in parte grazie alla disponibilità degli investitori a staccare assegni di dimensioni mai viste prima.
OpenAI è in procinto di raccogliere 40 miliardi di dollari da SoftBank e altri investitori, mentre Anthropic ha il sostegno di un gruppo di investitori come SoftBank e altri, mentre Anthropic ha il quello di Google, Amazon e di diverse società di venture capital. Anysphere, società madre di Cursor, ha recentemente raccolto 900 milioni di dollari da investitori quali Thrive Capital di Josh Kushner, Accel e Andreessen Horowitz.
E poi: «secondo i documenti condivisi con gli investitori, OpenAI non prevede di essere redditizia fino al 2029, quando ha previsto entrate per 125 miliardi di dollari». Ahi ahi, altri 3-4 anni di perdite… E poi? Per fortuna, a farci ragionare arriva il nostro Bacceliere di musica, che peraltro ci allieta ogni martedi![8]

Ci mancava anche questo. Non bastavano la Nazionale, Pecco Bagnaia terzo per l’ennesima volta, Sinner sconfitto in finale. Ci voleva anche il referendum. E in ultimo, a ricordare che la vita è un gioco in cui si vince e si perde, ma soprattutto si passa, arriva la notizia della dipartita di Sly Stone. Abbiamo un bell’avere nostalgia di tempi in cui il web, il mondo e noi eravamo una cosa diversa. Ma la fine di quel mondo è sotto gli occhi di tutti. Sly Stone, con il gruppo Sly and Family Stone, ha fatto ballare gli anni ‘60. Ma ballare non bastava. Erano tempi in cui il rock e il funk masticavano la psichedelia. Sly and the Family Stone erano stati a Woodstock.[9] Fu l’apice del loro successo. Groove, impegno politico e diritti civili. Poi cominciarono i problemi. I cambi di formazione, il consumo di droghe. La loro parabola si consumò nel volgere di pochi anni e Sly Stone trascorse la seconda metà dei seventies a rincorrere il successo. L’ultimo disco della band fu pubblicato nel 1982,[10] ma la magia era finita. Nel 2010 si diffuse la notizia che Sly Stone fosse un homeless. Prontamente smentita dalla famiglia. Sly Stone è stato un grande. Non dobbiamo guardare alla sua vicenda con nostalgia, ma con gratitudine. Per questo lo ricordiamo con Family affair,[11] hit del 1971, quando tutto era come sembrava. In uscita, un''ultima e dolorosa notizia: è morto Brian Wilson. Aveva fondato la band californiana dei Beach Boys e messo in musica testi stupendi. Tra pochi giorni, il prossimo 20 giugno, avrebbe compiuto 83 anni. Il mondo della musica è più solo.
Note
[2] A https://info.cern.ch/hypertext/WWW/TheProject.html si può ancora vedere quella prima pagina del World Wide Web, del 20 dicembre 1990, quando… tutto cambiò, fonte https://it.wikipedia.org/wiki/World_Wide_Web
[3] Ante lancio di ChatGPT.
[4] Una rassegna sta a https://www.tias.edu/en/news-and-articles/item/digital-strategy-digital-platform-map, da cui traiamo l’immagine circolare a settori, a cura di https://www.tias.edu/en/incompany/detail/incompany, business school olandese.
[5] https://it.wikipedia.org/wiki/Enshittification e sul FT Cory Doctorow, ‘Enshittification’ is coming for absolutely everything, 8 febbraio 2024.
[6] Non quello del programma televisivo, ma quello del romanzo di Orwell, https://it.wikipedia.org/wiki/Grande_Fratello_(1984)
[7] Dal FT del 10.6.25, mettendo in un motore di ricercar il titolo OpenAI expects subscription revenue to nearly double to $10bn si ottiene un link per la lettura, non riusabile. Mia traduzione con l’aiuto di https://www.deepl.com/it/translator
[9] https://youtu.be/y8AH-Rfgto8?si=5fC2gG79m79uJYCh lo ascoltiamo in Love city
[10] Ain’t but the one way













































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