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Il piacere delle note di Keith Jarrett


a cura del Baccelliere

Il 30 maggio la casa discografica ECM ha pubblicato New Vienna di Keith Jarrett. Il disco è il resoconto del concerto che Jarrett ha tenuto al Musikverein in piano solo nel suo ultimo tour europeo del 2016 ed esce in coincidenza con il suo ottantesimo compleanno, caduto l’8 maggio scorso. Si tratta del quarto disco dal vivo pubblicato dall’ultima sessione di concerti europei del pianista[1].

Jarrett nel 2018 è stato colpito da due ictus che gli hanno paralizzato la mano sinistra, a seguito dei quali, come lui stesso ha affermato in un’intervista al New York Times, non si considera più un pianista. La pubblicazione inoltre avviene a cinquant’anni da quella del Köln Concert, pietra miliare della discografia jarrettiana e del piano solo.

Al di là delle cifre tonde, la realizzazione discografica è un’occasione per riflettere sulla musica di Jarrett, che esordì a metà anni ’60 con Art Blakey dopo essere stato un talento precoce e aver studiato al Berklee College of Music di Boston. Fece in tempo a partecipare alla rivoluzione elettrica di Miles Davis, con il quale suonò dal vivo e registrò nel 1969 – quando fu per breve tempo uno dei due tastieristi insieme a Chick Corea – e nel biennio 1970-1971. A partire dagli anni ’70 diede inizio ad una carriera solista durante la quale esplorò il quartetto – con due gruppi, uno americano[2] e l’altro europeo[3] - poi il piano solo e il trio[4].

Jarrett ha poi inciso dischi di musica classica, spaziando fra Bach e Arvo Part. È stato un musicista capriccioso nei live – leggendarie sono le sue pretese di assoluto silenzio durante la performance. Da improvvisatore ha saputo far quadrare il cerchio fra l’estemporaneità e l’architettura. Spesso lo spunto gli è arrivato da una cellula melodica[5] da trasformare in un edificio musicale ricco di rimandi e influenze: da Bill Evans a Ahmad Jamal, da Paul Hindemith a Johan Sebastian Bach, tutto a condire l’aspirazione all’inaudito che ha nutrito la musica di Jarrett.

Non fa eccezione l’ultimo disco. New Vienna, pur essendo il quarto lavoro proveniente dalla stessa tournée, ha tratti assolutamente originali e non può che farci rammaricare di non poter più ascoltare Jarrett in una sala da concerto. Il disco, come spesso avvenuto negli eventi live, si chiude con uno standard come Somewhere Over the Rainbow[6]. Dopo tanto osare, un distillato di melodia, soffuso e raffinato.


Note

[1] Segue Munich 2016 (uscito nel 2019), Budapest Concert (2020) e Bordeaux Concert (2022) ed è intitolato New Vienna perché il musicista aveva già pubblicato nel 1991 un leggendario concerto registrato all'Opera di Stato.

[2] Dewey Redman al sax e Charlie Haden al contrabbasso, già compagni di Ornette Coleman, più Paul Motian alla batteria.

[3] Con gli scandinavi Jan Garbarek al sax, Palle Danielsson al contrabbasso e Jon Christensen alla batteria.

[4] La formazione più longeva, con lo Standards Trio, che vedeva la partecipazione di Gary Peacock al contrabbasso e Jack DeJohnette alla batteria.

[5] Il Köln Concert insegna: le prime note del concerto e del disco sono riprese dal campanello che richiamava il pubblico in sala.

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