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Punture di spillo: passaggio di consegne e trombe del giudizio

a cura di Pietro Terna


Parliamo di un vero passaggio di consegne: la Nota di aggiornamento[1] del Documento di economia e finanza 2022 (NADEF 2022), presentata dal Presidente del consiglio dei ministri Mario Draghi e dal Ministro dell’economia e delle finanze Daniele Franco e approvata dal Governo il 28 settembre, è in effetti una summa di analisi, valutazioni e proposte che il presente esecutivo consegna al prossimo. Per convincersene è sufficiente scorrere l’indice delle 132 pagine del documento: quadro complessivo e politica di bilancio, quadro macroeconomico, indebitamento netto e debito pubblico, le riforme e le raccomandazioni del consiglio dell’unione europea.


Le incomprensioni della BCE

Il quadro complessivo è quello di una significativa crescita del PIL nel 2022, con il 3,3%, certo rispetto a un 2021 ancora debole per il perdurare degli effetti della pandemia, ma anche nonostante che l’anno in corso sia funestato dagli effetti della guerra in Ucraina e dalla crisi energetica.


Per l’energia (p.91): “sono stati adottati ulteriori provvedimenti contenenti misure a favore delle famiglie e delle imprese, destinate a mitigare gli effetti derivanti dall’aumento dell’inflazione dovuto soprattutto all’incremento dei prezzi dei prodotti energetici e delle materie prime”.

Chiarissima l’analisi dell’inflazione, con l’andamento rappresentato nella figura numerata 1,2.



Analisi purtroppo non compresa nei fatti dalla BCE (spillo del 15 settembre sugli errori nel contrasto all’inflazione in Europa [2]). Importantissimo, nella figura numerata 1.7, lo scenario futuro del prezzo del gas, che fa pensare a un rientro abbastanza veloce anche dell’effetto sui prezzi. Le figure sono tratte dal NADEF, che è ricchissimo di dati.


Pressione fiscale e astrattezza della flat tax

L’analisi sull’inflazione vede coprotagonista con Draghi il ministro Franco, autentico Grand Commis, Ragioniere generale dello Stato dal 2013 al 2019 e, dal gennaio 2020 fino al passaggio al governo, direttore della Banca d'Italia.


Con quella autorevolezza può scrivere che “Pur scontando la temporanea riduzione delle aliquote per contenere il caro bollette, il ritmo di crescita delle entrate derivanti dalle accise, soprattutto su elettricità e gas, continua ad essere significativo. (…) L’evoluzione del mercato del lavoro ha consentito di compensare l’impatto della riforma introdotta dalla legge di bilancio 2022 sull’IRPEF, che comporta un alleggerimento del carico fiscale per tutti i contribuenti, con conseguente aumento del reddito disponibile e riduzione del cuneo fiscale sul fattore lavoro. Alla luce degli elementi sopra esposti, nel 2022 la pressione fiscale salirà al 43,9 per cento del PIL. Dal 2023 al 2025 è atteso un calo medio di circa 0,5 punti di PIL all’anno, fino a raggiungere il 42,5 per cento del PIL a fine periodo”. Molto più serio che straparlare di flat tax.


Titoli di Stato e stabilità finanziaria

E il debito pubblico? Il controllo vero è in mano all’Europa, tanto che (p.23) “Dopo aver toccato i 4.964 miliardi a giugno, il valore dei titoli detenuti dalla BCE per scopi di politica monetaria a fine agosto risulta in leggera diminuzione, a 4.956 miliardi”. Gran parte di quei titoli sono quote del nostro debito pubblico, congelato nelle casse della Banca centrale che, di fatto, via via lo rinnoverà, quasi come se si trattassi di un consolidamento.


Certo serve vigilanza e grandissima competenza. L’Ufficio Parlamentare di Bilancio, solidissimo organismo di controllo[3] di cui il Parlamento si è dotato, nella nota di validazione del documento del Governo, scrive[4] che “Nel processo di riassorbimento degli squilibri causati dalla pandemia e dal conflitto in Ucraina, eventuali sfasamenti nei cicli di ripresa tra paesi potranno incidere sulla stabilità finanziaria. I premi al rischio richiesti dagli investitori agli emittenti sovrani con un indebitamento particolarmente elevato potrebbero aumentare rapidamente, specialmente nel nuovo contesto di normalizzazione delle politiche monetarie”. Il messaggio è chiarissimo.


La situazione è quindi assai complessa, tanto che il Comitato europeo per il rischio sistemico (CERS), organismo UE istituito nel 2010 per sorvegliare il sistema finanziario dell'Unione e prevenire e attenuare il rischio sistemico, ha emanato[5] il 22 settembre un allarme “on vulnerabilities in the Union financial system” dove si legge che “Il rallentamento della crescita economica e l'inasprimento delle condizioni finanziarie pesano sulle dinamiche del debito sovrano a medio termine. L'elevato indebitamento pubblico rimane una delle principali vulnerabilità macroeconomiche in diversi Stati membri”.


In attesa di governarci abbiamo una signora che si è definita cintura nera di urla, anche se ora mostra prudenza nel decidere; un signore che vuole andare al Ministero dell'Interno per giocare al poliziotto cattivo, motivo per cui i sodali della coalizione di destra non ce lo vogliono mandare; infine, un maturo signore che racconta barzellette, che non fanno neanche ridere, nei canali social.


Che accadrà tra un anno con la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2023 (NADEF 2023)? Auguro a tutti che non squillino le trombe del giudizio (ma, ha osservato un personaggio assai autorevole della Porta di Vetro, il Paese ha comunque problemi audiometrici).


Mi assumo la responsabilità della scelta musicale che, con una tradizione che si va consolidando, chiude lo spillo: il Tuba mirum[6] nella composizione verdiana del Requiem.

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