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Prepotenza infinita

Marco Rubio all'attacco della relatrice speciale dell'Onu Francesca Albanese


di Menandro


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Infine, l'anatema è arrivato. Era annunciato. Rapido e cattivo, secondo lo stile dei bulli di quartieri di cui The Donald è il massimo ispiratore. A portarlo contro Francesca Albanese,[1] rea di analizzare puntigliosamente per conto dell'Onu ciò che accade sui territori occupati da Israele, è stato il suo "guardaspalle", il senatore Marco Rubio, Segretario di Stato Usa a cui hanno già rubato la voce attraverso l'IA [2], preludio a chissà quali altre iniziative.

Del resto, differenza di un suo antico predecessore, Henry Kissinger, non ama essere felpato nelle relazioni, ma privilegia muoversi con la stessa "leggerezza" di un picchiatore latino americano tra le corde di un ring. Le sue sono sempre "palabras de piedra", parole di pietra, parafrasando l'etichetta di manos de piedra che si portava sul quadrato il celebre Roberto Duran, panamense campione mondiale di pugilato in quattro categorie, tra gli anni Settanta e Ottanta del Novecento. Naturale che Rubio muova sentimenti non particolarmente affettuosi.

Ora, in linea con il suo temperamento, il Segretario di Stato ha deciso di mettere all'angolo Francesca Albanese. Tattica da manuale. Così per togliere il fiato e imporre il proprio ritmo all'avversario ha accorciato le distanze, portando una serie di combinazioni, metaforicamente al corpo e al volto, nella realtà alla professionalità e all'etica di Francesca Albanese, che come il Segretario di Stato è laureata in giurisprudenza.

Al suono del gong, Rubio ha subito cercato di penetrare nella difesa della relatrice speciale dell'Onu con un montante di devastante potenza alla professionalità: "La sua vergognosa campagna di lawfare non sarà più tollerata". Poi, ha doppiato il colpo con un gancio al futuro dell'avversario: gli Stati Uniti preparano sanzioni contro di lei, perché è inaccettabile la sua istigazione contro ufficiali e aziende statunitensi e israeliane presso la Corte Penale Internazionale, cioè l'istituzione che ha emesso un mandato di cattura per il premier israeliano Netanyahu e alcuni capi di Hamas, accusati di crimini contro l'umanità.

Francesca Albanese però non ha fatto una piega. Onestà e ricerca della verità sono le armi con cui ha schivato i colpi e, con abili spostamenti, mandato a vuoto il grezzo picchiatore Rubio, che sbilanciato, per non essere a sua volta investito dalla reazione dell'avversaria, è stato costretto a rifugiarsi in clinch, sotto lo sguardo dell'arbitro. Neutrale? Se per neutrale si può chiamare il governo israeliano... poiché è lo stesso, come ha ricostruito Fanpage.it, [1] che da mesi porta avanti una campagna di discredito contro Francesca Albanese. Infatti, non appena si digita "Francesca Albanese" su Google, si legge, la prima voce è una pagina sponsorizzata da un dominio governativo israeliano, govextra.gov.il, che l'accusa di contatti con Hamas e di aver violato gli standard etici dell'ONU.

Insomma, prepotenza davvero infinita.


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