Passione e vocazione in politica: pensieri in prossimità delle urne
- Luca Caci
- 14 mag 2024
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 24 ott 2024
di Luca Caci

A poco meno di un mese dalle prossime Elezioni Europee le certezze sono poche (anzi, pochissime). Guardando all’Italia, la situazione non cambia nemmeno con riferimento alle Regioni e ai Comuni in cui i cittadini saranno chiamati al voto. Però, un dato certo c’è. Possiamo affermare, senza timore di essere smentiti quale sarà il partito che in tutte le diverse votazioni otterrà la maggioranza relativa: è il partito del «non voto», che vede schierati tra le sue fila i disillusi di tutte le età (soprattutto i giovani), i rammaricati, i disinteressati, gli indecisi, etc.
Sul tema dell’astensionismo si fa tanta retorica. Politici di tutti gli schieramenti affermano il loro dispiacere nel constatare che l’astensionismo è in crescita (anche se tante volte, magari, fa comodo avere meno elettorato da persuadere). Ma al netto della retorica sterile, tutto tace. E il partito del «non voto» raggiunge, di votazione in votazione, percentuali sempre più alte.
Da ventiquattrenne non posso non domandarmi che cosa possa fare io, nel concreto, per oppormi al qualunquismo dilagante che pervade la nostra società (e, soprattutto, le giovani generazioni). Qualche sera fa, mentre rimuginavo su questa questione, ho incontrato un mio caro amico che ha qualche anno in più di me. Un giovane appassionato che, da quando ho memoria, si è sempre occupato di politica (prima come rappresentante al Liceo, poi nel mondo della Rappresentanza Universitaria e in Circoscrizione).
Ci siamo incontrati dopo le 10 di sera, perché lui in questo periodo sta seguendo la campagna elettorale di un candidato al Consiglio Regionale del Piemonte. Così, quando ha iniziato a raccontarmi la sua giornata, un arco che va dalle sveglia alle 6, caffè e prima chiamata di allineamento sulla giornata… l’ho interrotto per domandargli: «ma nelle iniziative che organizzate, ci sono dei giovani? Nel senso, riuscite a coinvolgere giovani che non abbiano la tessera di partito come uditori? Perché l’impressione è che, sottratto chi “fa politica”, il resto dei giovani se ne infischia».
E lui, che con me è sempre stato sincero, mi ha risposto: «a volte sì, ma non sempre». Allora, nonostante l’ora tarda, l’ho incalzato: «se tu lo fai per i giovani, e i giovani “se ne fregano”, ti è mai venuto in mente di lasciar perdere, di concentrarti sul tuo percorso e di far combattere a qualche altro Don Chisciotte questa battaglia?».
La sua risposta mi ha spiazzato. Tanto da avermi portato a scrivere questo articolo per mettere nero su bianco la pregnanza delle sue parole.
Mi ha chiesto: «conosci la differenza tra “passione” e “vocazione”?». E poi ha continuato: «io sono appassionato di musica. Qualche anno fa ho iniziato a studiare uno strumento, ma non ero portato per cui ho smesso. Comunque ho dei vinili e, quando ho tempo, mi piace ascoltarli…».
Probabilmente, a causa dell’ora tarda, non sono riuscito a trovare un nesso tra la mia domanda e le sue parole. Ciononostante, sono rimasto in silenzio e ho continuato ad ascoltarlo…
Ha proseguito: «La vocazione, invece, è qualcosa di diverso. Io sento una vocazione per la politica. Mi impegno, non solo perché mi piace, ma perché sento di doverlo fare. Mi impegno anche quando questo significa fatica, anche quando le risposte da parte dei giovani non sono soddisfacenti… Anche quando vorrei mollare, continuo. Non è come per la musica… Capisci?».
Immagino di aver capito, ma comunque la sua risposta mi ha spiazzato. Ho riflettuto molto sulle parole del mio amico e sono giunto a una conclusione. In primo luogo, ritengo sia bellissimo sapere che ancora oggi, qualcuno, quando sente una chiamata (una vocazione, appunto) è ancora disposto a rispondere: «sì, ci sono». E ciò contrasta l'idea che nessuno sia più disposto a mettersi al servizio del suo prossimo e della sua comunità. Non lo fanno molti degli adulti di oggi, figurarsi se ci può riuscire una generazione di ragazzini e di ragazzine che tutti considerano «piena di sbandati». Invece, dopo aver parlato con il mio amico, ho riflettuto sulle decine di giovani con cui ho collaborato negli ultimi anni (e su tutti quelli che ho conosciuto) e sono certo che le narrazioni che aleggiano intorno alla mia generazione siano assolutamente ingenerose.
Non siamo un branco di adolescenti capaci di appassionarsi solamente alle cose futili in maniera effimera. Ci sono giovani impegnati, tenaci e lungimiranti. C’è chi risponde «sì» a una chiamata e resta fedele a quel «sì». Bisognerebbe evitare becere generalizzazioni per potere apprezzare il «bello» che c’è nelle nuove generazioni. E noi giovani dovremmo riscoprire e rivalorizzare il significato profondo del monito biblico: «Nessuno disprezzi la tua giovane età; ma sii di esempio ai credenti, nel parlare, nel comportamento, nell’amore, nella fede, nella purezza» (Timoteo 4:12).
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