Papa Leone XIV: “Costruiamo una Chiesa che apre le braccia al mondo”
- Luca Rolandi
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Il rito di intronizzazione in piazza San Pietro
di Luca Rolandi

E' iniziato oggi, con tutti i crismi e i riti di insediamento, il pontificato di Leone XIV, 267esimo successore di Pietro. Tra i tanti volti, sguardi, parole e pensieri, forse ciò che resta più impresso è questo messaggio di Leone XIV: “Sono stato scelto senza alcun merito e, con timore e tremore, vengo a voi come un fratello che vuole farsi servo della vostra fede e della vostra gioia, camminando con voi sulla via dell’amore di Dio, che ci vuole tutti uniti in un’unica famiglia”, cioè l’io che diventa noi, noi che è unito in Dio.
In 150mila per la Messa di insediamento di papa Prevost hanno assistito ad un momento storico per la Chiesa cattolica. Un incontro di Popolo di Dio e di cercatori di verità e senso oltre che, naturalmente, le oltre 150 delegazioni, provenienti da tutto il mondo. Dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni a un numero davvero straordinario di capi di Stato. Dal Perù è arrivato il presidente della Repubblica Dina Ercilia Boluarte Zegarra, a rappresentare gli Stati Uniti il vice presidente, James David Vance, e il segretario di Stato Marco Antonio Rubio. Tra gli altri capi di Stato, i presidenti di Ucraina Volodymyr Zelensky, di Israele Isaac Herzog, del Libano Joseph Aoun, della Polonia Andrzej Duda. Tra i sovrani regnanti, i Reali di Spagna Felipe e Letizia, del Belgio Filippo e Mathilde, il principe di Monaco Alberto con la consorte Charlene. Presenti la presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen con la presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola. In Piazza San Pietro anche il principe Edoardo di Edimburgo, fratello minore di re Carlo d'Inghilterra.
Nel corso del rito con l’imposizione del Pallio e la consegna dell’Anello del Pescatore, sono stati scelti tre cardinali provenienti da continenti diversi: il cardinale francese Dominique Mamberti, dell’ordine dei diaconi, ha imposto il Pallio, il cardinale Fridolin Ambongo Besungu, della Repubblica Democratica del Congo e appartenente all’ordine dei presbiteri, ha invocato con una speciale preghiera la presenza e l’assistenza del Signore sul Successore di Pietro. Il cardinale filippino Luis Antonio Gokim Tagle, dell’ordine dei vescovi, ha infine consegnato al Papa l’Anello del Pescatore.
Da Leone arriva forte e profondo un messaggio di amore e unità. Nell’omelia, cita Sant’Agostino e Leone XIII, delineando una Chiesa missionaria, fondata sull’amore di Dio e impegnata a costruire ponti di pace. “Ci hai fatti per te, e il nostro cuore non ha posa finché non riposa in te”. È iniziata con una citazione di sant’Agostino l’omelia della messa di inizio pontificato di Leone XIV, che nel giorno dell’avvio ufficiale del suo ministero ha salutato i fedeli “con il cuore colmo di gratitudine”. “In questi ultimi giorni, abbiamo vissuto un tempo particolarmente intenso”, ha detto il Pontefice, ricordando gli eventi recenti: “La morte di Papa Francesco ha riempito di tristezza il nostro cuore e, in quelle ore difficili, ci siamo sentiti come quelle folle di cui il Vangelo dice che erano come pecore senza pastore. Proprio nel giorno di Pasqua, però, abbiamo ricevuto la sua ultima benedizione e, nella luce della Risurrezione, abbiamo affrontato questo momento nella certezza che il Signore non abbandona mai il suo popolo, lo raduna quando è disperso e lo custodisce come un pastore il suo gregge”. Riferendosi al Conclave, Leone XIV ha spiegato: “Arrivando da storie e strade diverse, abbiamo posto nelle mani di Dio il desiderio di eleggere il nuovo successore di Pietro, il Vescovo di Roma, un pastore capace di custodire il ricco patrimonio della fede cristiana e, al contempo, di gettare lo sguardo lontano, per andare incontro alle domande, alle inquietudini e alle sfide di oggi. Accompagnati dalla vostra preghiera, abbiamo avvertito l’opera dello Spirito Santo, che ha saputo accordare i diversi strumenti musicali, facendo vibrare le corde del nostro cuore in un’unica melodia”. “Siamo chiamati a offrire l’amore di Dio, per un’unità che valorizza le differenze e promuove la fraternità”. “La carità di Dio che ci rende fratelli tra di noi è il cuore del Vangelo e, con il mio predecessore Leone XIII, oggi possiamo chiederci: se questo criterio ‘prevalesse nel mondo, non cesserebbe subito ogni dissidio e non tornerebbe forse la pace?’”, ha detto il Papa, citando la Rerum Novarum.
“Con la luce e la forza dello Spirito Santo, costruiamo una Chiesa fondata sull’amore di Dio e segno di unità, una Chiesa missionaria, che apre le braccia al mondo, che annuncia la Parola, che si lascia interrogare dalla storia e che diventa lievito di concordia per l’umanità”, ha aggiunto, delineando l’identikit della comunità ecclesiale. “Insieme, come unico popolo, come fratelli tutti, camminiamo incontro a Dio e amiamoci a vicenda”, l’invito finale del Pontefice.
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