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Alberto Trentini, 182 giorni nelle carceri venezuelane


Prima telefonata da Caracas del cooperante italiano

La scorsa notte, al 181° giorno di detenzione e di isolamento, Alberto Trentini, l'operatore umanitario dietro le sbarre del carcere venezuelano di El Rodeo I, ha potuto salutare la sua famiglia telefonicamente e soprattutto rassicurarla sul suo stato di salute. L'accusa di terrorismo, che ha trovato conferma dopo le notizie ufficiose - i giornali venezuelani in questi mesi hanno sempre parlato di "motivi poco chiari" - contrasta con la missione di Trentini - in Venezuela dal 17 ottobre scorso - per conto della Humanity & Inclusion, una organizzazione non profit che si occupa dell'assistenza umanitaria alle persone con disabilità. Meno di un mese dopo, il 15 novembre, l'ultimo contatto che coincide con il giorno del suo arresto, seguito da un lungo periodo di silenzio. La scorsa notte la prima telefonata liberatoria per lo stato d'ansia in cui vivono famigliari e amici del cooperante di origine veneziana.

Per il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli si tratta, come ha dichiarato alle agenzie di stampa, di un "passo in avanti, frutto di un lungo lavoro di mediazione diplomatica" di cui il governo italiano è grato al presidente venezuelano Nicolas Maduro per il suo interessamento. Frasi al miele, che alleggeriscono per alcuni versi i lunghi mesi di tensione con Caracas, dopo le proteste a metà gennaio avanzate dalla Farnesina anche in concomitanza dell'espulsione dal Venezuela di tre nostri diplomatici, iniziativa di rottura che aveva reso ancora più problematiche la trattative.

Sulla vicenda è intervenuto in una dichiarazione alla Porta di Vetro Andrea Ferrazzi, già senatore del Pd nella precedente legislatura, concittadino di Alberto Trentini. Nel ricordare la professionalità e la dedizione ventennale dell'operatore umanitario, Ferrazzi ha chiesto al governo e a tutte le forze politiche di "assicurare il massimo impegno per ottenerne il rilascio immediato e la piena tutela dei suoi diritti fondamentali, assicurare la regolare assistenza consolare, legale e medica, e permettere, dopo la prima telefonata, contatti regolari con i familiari, avvocati e rappresentanza consolare. L’oblio non ci è concesso, l’impegno deve essere permanente fino alla liberazione del nostro connazionale".

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