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SETTIMANA FINANZIARIA Ritorna in campo l'ottimismo

Aggiornamento: 14 ore fa

a cura di Stefano E. Rossi


Le borse volano sulla notizia di lunedì. Gli Usa hanno sospeso per un trimestre i super dazi alla Cina, riducendoli dal 145% al 30%. Lo stesso ha fatto il gigante asiatico, scendendo dal 125% al 10% e accettando anche di rimuovere le contromisure all’esportazione istituite dopo il 2 aprile.

Molti indici di Borsa toccano nuovi massimi storici, per primo l’S&P500 di New York. Numerosi i listini europei che incrementano i guadagni già accumulati da inizio anno. Tra i migliori, il tedesco Xetra DAX a +19,38%, lo spagnolo IBEX 35 a +21,30% e il nostro FTSE Mib, +18,93%.

A fine settimana l’entusiasmo si stempera, sia per l’attesa dei prossimi dati macroeconomici, sia sull’onda delle incertezze di tenuta a medio termine dei buoni utili delle imprese quotate, comunicati con le recenti pubblicazioni dei dati trimestrali.

 

Dinamismo trumpiano

Le prospettive ottimistiche parrebbero comunque essere di più lunga durata. L’amministrazione americana sta aprendo consultazioni con diversi interlocutori internazionali, dall’Asia, alla Penisola Arabica, all’Europa, sulle più rilevanti questioni economiche e commerciali. Si insegue anche un accordo sul nucleare iraniano. Recependo questo diverso atteggiamento, Barclays Research ha rivisto al rialzo le sue previsioni sulla più grande economia del mondo, stimando che non scivolerà in recessione entro la fine dell’anno. Le nuove ipotesi di crescita sono del +0,5% quest’anno e del +1,6% il prossimo (in precedenza -0,3% e 1,5%). Analoghe aspettative di miglioramento sono viste anche per l’area euro, che passerebbe da una precedente previsione di contrazione del -0,2%, alla crescita nulla. Per contro, il Vice Chair della FED Philip N. Jefferson, numero due dell’autorità monetaria Usa, alla conferenza annuale di New York ha dichiarato che per un certo periodo rimarranno probabilmente incerti gli effetti netti sull'economia delle politiche governative americane, tra cui quelle commerciali, di immigrazione, normative e fiscali. Questo a giustificazione del buon posizionamento del tasso della Federal Reserve, che, ci dice, è stato mantenuto a un livello considerato moderatamente restrittivo.


Le "uscite" da brivido di Giorgia Meloni 

L’inflazione in Italia si rivela migliore delle aspettative. L’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi si è fermato all’1,9% su base annua, lo stesso del mese precedente. Le stime preliminari lo davano al 2,0-2,1%. Come in passato, il dato sintetizza dinamiche settoriali opposte. Aumenta il ritmo di crescita dei prezzi del “carrello della spesa”, che passa dal +2,1% al +2,6%, mentre procede in controtendenza l’andamento del comparto energetico, ora a -0,8%, da +2,6%.

Questa settimana, lo stato di salute della nostra economia ha animato le discussioni del Parlamento. L’affermazione errata della Presidente del consiglio Giorgia Meloni, che i nostri Titoli di Stato siano più sicuri di quelli di Berlino, ha fatto sorridere e scuotere la testa al, pur silente, ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Il differenziale di spread Btp-Bund, preso ad esempio, a metà febbraio era sceso ai minimi per poi impennarsi ad aprile. Questo parametro esprime quanto il mercato sia disposto a remunerare il maggior rischio di un titolo. Indica nel nostro caso, cioè in quello della Repubblica Italiana, quanti interessi in più l’emittente sia disposto a riconoscere ai risparmiatori pur di riuscire a collocare i propri Btp sul mercato. Venerdì, in chiusura di contrattazioni, i mercati hanno posizionato lo spread ad un valore poco sopra ai 100 punti, cioè l’uno per cento.


L'indice CDS sotto esame

Nel confronto con la Germania, differenza di tasso ha storicamente penalizzato l’Italia. Talvolta, il rincaro è costato allo Stato italiano parecchi punti percentuali, rivelandosi come concausa di un possibile dissesto di bilancio. Da quando esiste l’euro, il livello massimo dello spread era stato raggiunto il 9 novembre 2011 (574 punti base, cioè +5,74% in più del tasso dei Bund), e aveva determinato la caduta dell’ultimo Governo Berlusconi, chiudendo di fatto un ciclo fiduciario suggellato in origine dal celebratissimo Contratto con gli Italiani. Per comunicare quell'anomalo picco dello spread, il giorno dopo Il Sole 24 aveva aperto la prima pagina con il titolo “Fate Presto”, mutuato da una altrettanto famosa titolazione de Il Mattino, fatta all’indomani del catastrofico terremoto in Irpinia del 1980.

Un altro indice molto seguito dagli addetti ai lavori è il CDS – Credit Default Swap. Si tratta di uno strumento finanziario della famiglia dei derivati. Si comporta come un’assicurazione sui rischi di insolvenza di un debitore e viene utilizzato dagli operatori professionali a garanzia delle emissioni di uno Stato sovrano. Più esso è alto e più è costoso coprire il rischio di una possibile bancarotta dei conti pubblici. Oggi, il CDS Italia a 5 anni è a un grado accettabile, cioè pari a un decimo del valore del 2011. La quotazione è di 53, mentre quello della Francia è 36 e la Germania 12. Al pari nostro, quota la Cina.


Andamento valute

Sono sostanzialmente stabili il dollaro (1,12 sull’euro), l’oro (3.171 dollari l’oncia) e il greggio (62 dollari al barile), che si mantengono sui valori della precedente settimana. Sul fronte del petrolio, però, viene fatto notare che l’eliminazione delle sanzioni con l’Iran, per un ipotetico accordo sul nucleare, determinerebbe l’aumento dell’offerta di circa 400.000 barili al giorno, con un inevitabile ulteriore ribasso dei prezzi.

A Piazza Affari brillano l’automotive e i marchi del lusso, a lungo penalizzati nei mesi precedenti.

Tra le società a maggior capitalizzazione Iveco è la più vivace. La sua controllata Iveco Defence Vehicle è da mesi sul mercato, oggetto di una disputa tra Leonardo e la tedesca Rheinmetall. Ora si è improvvisamente aggiunta l’offerta di acquisto non vincolante, per un miliardo di euro, della spagnola Indra. Ma, considerata la delicatezza del settore, quello militare, non si esclude che a raffreddare gli animi possa affacciarsi l’ipotesi di esercizio dell’opzione golden power da parte del Governo italiano. Anche Stellantis stupisce e piazza un +9,31% settimanale sulle voci di una fusione con Renault, per altro recisamente smentita dal presidente John Elkann.

 

Il Borsino della settimana – rassegna dei migliori e dei peggiori titoli del listino FTSE MIB

I Tori: Iveco +13,75%, B. Cucinelli +10,63%,

Gli Orsi: Nexi -1,87%, Recordatii -1,25%

FTSE MIB: +3,27% (valore indice: 40.651)

 

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