top of page

Ossessione... ma non è un film: è ciò che prova il governo Meloni per tutti i giudici, italiani e non

Dopo la sentenza della Corte di giustizia europea sul Centro in Albania


di Libero Ciuffreda


ree

La recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione europea ha dato ragione ai giudici italiani su un argomento che il centro destra considera da sempre il suo cavallo di battaglia per impaurire gli italiani: sicurezza e migranti. Ma andiamo con ordine.

Soltanto qualche mese fa, chi non lo ricorda, la Corte d’Appello di Roma non aveva convalidato il trattenimento di 43 persone migranti a Gjader, in Albania, richiedenti asilo che così furono reimbarcate e riportate in Italia. Accadde a ottobre e nuovamente a novembre 2024, e per l'ennesima volta i giudici italiani decisero di non convalidare il trattenimento e rinviarono il giudizio alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, chiedendo a quei giudici di esprimersi definitivamente su una questione non certo di lana caprina: quando un Paese potrà essere considerato sicuro, per le persone che ci vivono? Quali sono i criteri da utilizzare per definire “Paese di origine sicuro” quello dei migranti, che giunti in Italia, chiedono protezione e, soprattutto, di non essere espulsi verso quei Paesi che non garantiscono loro il rispetto dei fondamentali diritti umani?

I giudici della Corte d’Appello di Roma hanno più volte ribadito che le leggi italiane e la nostra Costituzione non possono essere in contrasto con il Diritto europeo. Una posizione che li ha esposti immediatamente alla critica della maggioranza governativa pronta ad accusarli di essere schierati contro l'esecutivo Meloni. In altre parole, ha riproposto l'annoso refrain delle “toghe rosse”. Che ora potrebbe estendersi per effetto transitivo anche ai giudici europei.

Non a caso, i primi commenti di alcuni esponenti, soprattutto quelli più in vista, del Governo italiano, sono stati sprezzanti verso i giudici riuniti a Lussemburgo. Su tutte, è emersa l'accusa di “invasione di campo” e a rimorchio di esercitare il loro potere in contrasto con le prerogative politiche del Governo e del Parlamento. Incuranti della nostra Costituzione (articoli 1,11, 117) e dei Trattati europei, che stabiliscono il principio del primato del diritto dell’Unione, per assicurarne l’uniforme applicazione e interpretazione in tutti gli Stati membri, da Palazzo Chigi si sono susseguite critiche di orientamento nazionalistico, di netto rifiuto della dimensione europea e di fatto di disconoscimento della Corte di Giustizia Ue.

A questo punto una domanda  sorge spontanea: chi sono i membri della Corte di Giustizia Europea e da chi vengono nominati? Saranno tutti “toghe rosse” e schierati contro l’Italia?

La Corte di Giustizia è composta da 27 giudici (uno per Stato membro, in modo da rappresentare tutti gli ordinamenti giuridici nazionali dell’Ue) e da 8 avvocati generali. I giudici e gli avvocati generali sono designati di comune accordo dai governi degli Stati membri per un mandato di 6 anni rinnovabile. Questa attività viene svolta presso la sede di Lussemburgo dal 1952 e cioè da quando i sei Stati membri (tra questi l’Italia), fondatori  della Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA), delegarono la Corte per garantire il rispetto del diritto comunitario e di farlo applicare uniformemente da tutti gli Stati membri.

Per tornare al tema migranti e al Centro in Albania, scopriamo dunque che non sono affatto giudici schierati, contro l’uno o l’altro Stato, né a favore o contro il Governo italiano, ma che con le pronunce pregiudiziali la Corte interviene per dare chiarimenti ai giudici nazionali che hanno dubbi sull’interpretazione o sulla validità di normative comunitarie.

Dall’inizio dell’entrata in vigore del protocollo Italia-Albania, senza timore di essere smentito, malgrado la grancassa “partitica” contro i giudici, possiamo affermare che l’operazione è finita male. Innanzitutto male per i migranti.

Le storie che raccontano coloro che sono riusciti ad uscire, perché riconosciuti validi i ricorsi contro tali provvedimenti, raccontano quotidiane violazioni dei diritti umani; assenza di assistenza sanitaria; tentativi di suicidi, pur di uscire dall’inferno di Gjader. Non è servito, trasformare dall’11 aprile, l’impianto semi-carcerario di Gjader, in un Cpr. Altri ricorsi arriveranno ed emergeranno storie inquietanti che getteranno nuove ombre sui centri in Albania.

Eppure il Governo italiano continua ad insinuare e a gridare al complotto, alzando il tiro contro i magistrati. Ovviamente gli schieramenti avversi, non si fanno sfuggire l’occasione, così i principali esponenti di partito fanno a gara per accusarsi tra di loro e sperare di guadagnare qualche punto di consenso elettorale, spesso facendo confusione tra la difesa dei diritti e la propaganda elettorale.

Dopo la pronuncia del primo agosto della Corte di Giustizia europea è atteso un secondo giudizio del tribunale, che dovrà  chiarire se le due strutture situate in territorio extra Ue, siano realmente assimilabili a quelle italiane e quindi in linea con le direttive europee. Se i giudici europei, ricordiamolo ancora una volta, nominati dai singoli Stati appartenenti all’Unione, sanciranno l’illegittimità di questi trasferimenti, anche la “sorella d’Italia”  dovrà rassegnarsi. Alla violazione dei diritti umani, si aggiungerà anche il danno erariale, già stimato intorno a 1 miliardo di euro (ad oggi, sono stati trasferiti in Albania 132 persone), in spregio alla riduzione del potere d'acquisto degli italiani e al servizio sanitario sempre più in affanno.

In certe situazioni chiedere le scuse, non è lesa maestà, ma la richiesta d’ammissione che tutti possono sbagliare. Tuttavia stupisce che a cadere in errore siano un Governo e un Parlamento di uno dei Paesi fondatori dell’Ue, che può vantare una Costituzione e che dovrebbe saper guidare, anche i più spregiudicati inseguitori di consensi elettorali.

Il Cpr di Gjader, tanto voluto dalla presidente Meloni, come ha scritto Flavia Perina su un noto quotidiano italiano, “è un guaio di cui non ci si libera, e il solo modo di esorcizzarne il fantasma è dire: colpa dei giudici (nazionali ed europei) se non funziona come dovrebbe”.


Commenti


L'associazione

Montagne

Approfondisci la 

nostra storia

#laportadivetro

Posts Archive

ISCRIVITI
ALLA
NEWSLETTER

Thanks for submitting!

Nel rispetto dell'obbligo di informativa per enti senza scopo di lucro e imprese, relativo ai contributi pubblici di valore complessivo pari o superiore a 10.000,00, l'Associazione la Porta di Vetro APS dichiara di avere ricevuto nell’anno 2024 dal Consiglio Regionale del Piemonte un'erogazione-contributo pari a 13mila euro per la realizzazione della Mostra Fotografica "Ivo Saglietti - Lo sguardo nomade", ospitata presso il Museo del Risorgimento.

© 2022 by La Porta di Vetro

Proudly created by Steeme Comunication snc

LOGO STEEME COMUNICATION.PNG
bottom of page