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Nato e 5 per cento del Pil: numero eguale, ma con peso diverso tra i Paesi

di Michele Corrado


@nato
@Nato: galleria fotografica

Il valore del 5 per cento del Pil non è che un simbolico numero fissato in ambito Nato per i Paesi dell’Alleanza che, su iniziativa americana, consente di mantenere (anche in caso di riallocazione di parte delle loro Forze), quanto contenuto nel Concetto Strategico, peraltro aggiornato alcuni anni fa rispetto agli obiettivi e alle modalità. Questo incremento dovrà poi essere tradotto in capacità concrete delle Forze operative. Ma sarebbe un errore etichettarlo come un aumento di capacità del "sistema militare", perché si tratta del mantenimento di quanto stabilito ed approvato appunto, come ricordato sopra, nell’ultimo Concetto Strategico dell’Alleanza.

In proposito, la memoria non deve fare difetto sull’origine della Nato, al netto di riflessioni e analisi sul complesso rapporto che essa ha avuto con il nostro Paese, e soprattutto con i misteri che dal secondo dopoguerra l’hanno attraversato. L’Alleanza Atlantica è una sorta di “Club della Difesa” ideato dagli Usa a proprio vantaggio per contrastare, già sul territorio europeo centrale, l’influenza sovietica crescente a fine anni Quaranta del Novecento, in concomitanza con lo scoppio della guerra di Corea.

Gli americani associarono immediatamente gli inglesi e quindi "invitarono" alcuni altri paesi a farne parte e a divenirne “soci fondatori”. Il successo dell’iniziativa – non dimentichiamo che siamo nel mezzo della Guerra Fredda – invogliò l’ingresso di altre nazioni, la cui "quota associativa" era decisa (e garantita) dagli Stati Uniti, e la gestione organizzativa della struttura era funzione della loro "sicurezza" che si avvaleva anche del territorio e delle truppe dei paesi firmatari del Trattato. Solo gli americani e gli inglesi rischierarono poi, in tempi brevissimi, intere Divisioni organiche e numerosi assetti aerei in diverse basi, soprattutto dislocate nella Germania dell’Ovest, anche in funzione di controllo politico-militare di quel territorio, inclusa l'attività di intelligence di contrasto ai Paesi confinanti aderenti al Patto di Varsavia e alla particolare situazione di Berlino.

Gli oneri finanziari per il funzionamento della struttura Nato erano per oltre il 50 per cento sostenuti dagli Usa. Con il cambio degli equilibri strategici globali il governo americano ha deciso di privilegiare il Teatro di operazioni asiatico a discapito di quello europeo. Da qui la richiesta di aumento della quota associativa del Club a tutti i Soci per coprire le quote disimpegnate dagli americani al fine di mantenere lo stesso livello di servizi erogato (a cominciare dal famoso Art. 5).

Naturalmente, sul piano strategico, vi sono delle evoluzioni nel tempo che portano ad orientamenti diversi da quanto teorizzato ed applicato in passato e questo può avere comunque un riflesso sui costi della Nato, indipendentemente dalle richieste del presidente Trump, che hanno avuto nel Segretario generale Rutte il loro principale portavoce. Per esempio, è di qualche giorno fa l’avvicendamento del Comandante Supremo delle Forze dell’Alleanza, il gen. Christopher Gerard Cavoli, sostituito dal gen. Alexus Gregory Grynkewich (53 anni).

Nulla di particolare in questo pianificato cambio, ma Cavoli, come la quasi totalità dei suoi predecessori, proviene dalle fila dell’Us Army, invece Grynkewich dall’Us Air Force. Forse è un caso, ma a quel livello i casi sono rari; forse si vuole dare maggior rilievo alle Forze aeree invece che alle tradizionali Forze Terrestri. In questo contesto, visto quanto accaduto nel conflitto Israele-Iran, è presumibile che si vogliano favorire le capacità aeree a discapito di quelle terrestri in considerazione delle ultime evoluzioni dottrinali, dove l’elemento terrestre supporta quello aereo e non viceversa. Nel senso che si sviluppa una maggiore sicurezza disponendo di maggiori capacità aeree piuttosto che di divisioni corazzate. La stessa guerra in Ucraina è portatrice di nuovi insegnamenti ed esperienze sull'argomento. Quindi un Comandante con un passato da pilota è più indicato di uno con pregressi di corazzato.

Non è una differenza di scarso rilievo, anche considerando che quel Comandante Nato è ad un tempo il Comandante di tutte Forze americane stanziate o assegnate temporaneamente in Europa.

Il 5 per cento è il primo step di un lungo processo che porterà ad essere tradotto in assetti diversificati che ogni Paese dovrà dare disponibili per l’Alleanza. Per essere chiari: se verranno richiesti assetti aerei o di supporto o di difesa, non si potrà rispondere offrendo Brigate di fanteria leggera o di artiglieria. Ed anche i costi sono alquanto diversi e non pianificabili a priori fino a quando non si conoscono le richieste. Di conseguenza, gli incrementi di spesa - ma non si parli di "riarmo", perché i capitoli di bilancio dedicati alle forze armate hanno registrato continui aumenti nell'ultimo decennio - che sono stati diffusi da importanti e autorevoli centri studi dovranno passare al vaglio delle scelte Nato che non sono statiche e ovviamente seguono l'evoluzione della situazione geopolitica.

Del resto, il concetto di “sicurezza” è estremamente fluido ed è funzione della percezione della minaccia, che naturalmente ha più piani di contrasto, non ultimo quello diplomatico per il raffreddamento delle tensioni e il miglioramento della coesistenza civile. Pertanto il nostro Paese dovrà iniziare a decidere quale livello di sicurezza vuole, se è in grado di raggiungerlo e con quali risorse e il tipo di priorità da adottare per conservare lo stato sociale che fin qui è stato garantito. Il che implica - se lo si vuole - autonomia di pensiero nelle sedi deputate, all'interno di analisi collettive che comunque restano e resteranno a trazione anglo-americana, fino a quando l'Europa non diventerà un soggetto unito in materia di sistemi militari. Tanto più che la sicurezza non può essere ridotta ad un semplice numero ed è diversa da paese a paese; un portoghese avrà una idea della sicurezza generata dalla Nato molto differente da quella di un finlandese; ma entrambi sono soggetti ad un numero, che in questo caso è il 5. Ma per loro avrà un significato molto diverso. La stessa cosa vale per l’Italia, che però non è un “socio” qualunque dell’Alleanza Atlantica.

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