Mozione Pro Palestina del Consiglio comunale di Torino
- La Porta di Vetro
- 20 lug
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Aggiornamento: 21 lug

Ritorno alla pace nella Striscia di Gaza occupata manu militari da Israele e cessazione di ogni forma di sostegno al governo Netanyahu: è quanto approvato con una mozione dal Consiglio comunale di Torino. Si tratta di un documento che riflette anche la sensibilità dei torinesi che negli ultimi due anni hanno dato vita a più manifestazioni, organizzate da diverse realtà della società civile, unite dall'unanime voce di richiesta dell’immediato cessate il fuoco.
Gli stessi consiglieri sono partiti dalla premessa che "nella notte tra il 17 e il 18 marzo scorsi, la tregua nella guerra a Gaza è stata drammaticamente interrotta da una serie di attacchi aerei israeliani sulla Striscia, seguiti da operazioni terrestri, che hanno causato e stanno quotidianamente causando centinaia di vittime palestinesi che si aggiungono alle decine di migliaia dall’inizio del conflitto" e che "a partire da quella data il governo israeliano ha imposto un blocco totale dell’accesso a medicinali, acqua, cibo e carburanti in tutta la Striscia di Gaza che si è protratto per oltre due mesi quando, con la popolazione allo stremo sono stati fatti entrare alcuni camion di aiuti umanitari in misura comunque assolutamente insufficiente rispetto alle esigenze dei civili".
I consiglieri comunali osservano inoltre che "dalla ripresa degli attacchi si sono susseguiti innumerevoli ordini di evacuazione da parte delle Forze armate israeliane, configurando nei fatti una vera e propria operazione di sfollamento forzato dei civili di Gaza (ad esempio il 19 maggio 2025 un solo ordine di evacuazione ha interessato il 22% del territorio di Gaza, mentre a seguire il 26 maggio, un altro ordine ha riguardato il 40% dell’area centro meridionale della Striscia), in un contesto di grave mancanza di zone franche e sicure per la popolazione, oltre ogni limite e in totale violazione dei principi del diritto internazionale ed umanitario".
Nel documento si rileva che il 30 giugno 2025, la piattaforma Harvard Dataverse ha pubblicato un rapporto del ricercatore israeliano Yaakov Garb, dal titolo The Israeli/American/GHF “aid distribution” compounds in Gaza: Dataset and initial analysis of location, context, and internal structure, secondo cui almeno 377.000 persone a Gaza risultano “scomparse dalle mappe” a partire dal 7 ottobre 2023, data dell'attacco di Hamas. Lo studio si basa su un’analisi dettagliata di dati e mappe geospaziali e rivela una situazione di vittime civili ancora più drammatica della cifra delle 61mila vittime ufficiali, ovvero identificate o corrispondenti a cadaveri effettivamente recuperati. Non a caso, la Corte Penale Internazionale (CPI) ha emesso mandati di arresto per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il suo ex ministro della Difesa Yoav Gallant e il leader di Hamas Mohammed Diab Ibrahim Al-Masri - noto come Deif - per crimini di guerra e crimini contro l'umanità per la guerra a Gaza e gli attacchi dell'ottobre 2023;
Sottolineata la crudeltà dei bombardamenti effettuati dall'aviazione di Tel Aviv con relativo "pedaggio" di vittime innocenti, dai missili sul Pronto soccorso dell’ospedale battista al-Ahli di Gaza City, alla deliberata esecuzione di 15 soccorritori e operatori sanitari palestinesi, tra cui 8 medici, vicino a Rafah, uccisi e seppelliti in una fossa comune, i consiglieri comunali invitano l’Unione Europea a "impegnarsi per lavorare, in seno alla comunità internazionale, per costruire una pace giusta e duratura, che non può che passare dal riconoscimento dei diritti del popolo palestinese, a partire da quello di avere uno Stato libero dall’occupazione israeliana, nonché dalla garanzie di sicurezza per Israele". Su questa scia si ricorda che il 9 maggio 2024, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato la risoluzione intitolata Admission of new Members to the United Nations che riconosce la Palestina come qualificata per diventare membro a pieno titolo delle Nazioni Unite, raccomandando al Consiglio di Sicurezza di “riconsiderare favorevolmente la questione”; il testo è stato adottato con 143 voti a favore, 9 contrari e 25 astenuti, tra cui l’Italia. Infine, ennesimo importante passaggio, il 28 maggio 2024 Spagna, Irlanda e Norvegia hanno riconosciuto ufficialmente lo Stato di Palestina, e anche il presidente francese Macron si è espresso in questa direzione.
La cronistoria delle iniziative passa dal piano internazionale a quello locale, ricordando che il 25 marzo scorso il Consiglio Comunale di Torino ha approvato a larga maggioranza l’ordine del giorno n. 10 avente ad oggetto “Riconoscimento dello Stato di Palestina da parte dell’Italia e dell’Europa” per chiedere agli organi deputati di impegnarsi in una procedura ufficiale di riconoscimento dello Stato palestinese. E che il 15 gennaio dell'anno precedente sono stati auditi in conferenza dei capigruppo, alla presenza del Sindaco Lo Russo, esponenti della società civile del Coordinamento Torino per Gaza i quali richiedevano l’attivazione di corridoi sanitari per la popolazione gazawa. Il 18 maggio 2024, il sindaco Stefano Lo Russo e il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio hanno firmato la lettera istituzionale per comunicare al Governo la disponibilità della Città di Torino ad ospitare e curare persone malate provenienti dalla Striscia.
A conclusione, il documento impegna Sindaco e Giunta comunale a "sostenere in sede europea l’adozione di sanzioni nei confronti del Governo israeliano per la sistematica violazione del diritto internazionale; proporre azioni efficaci contro le violazioni del diritto internazionale e umanitario da parte del Governo di Israele, inclusa la sospensione dell’accordo di associazione EU-Israele fino al raggiungimento del cessate il fuoco totale e al ripristino di condizioni di vita sicure e libere per tutta la popolazione palestinese; di rispettare i mandati di arresto emessi dalla Corte Penale Internazionale, in linea con la normativa italiana di adeguamento allo Statuto di Roma e a sostenere, in tutti i consessi europei ed internazionali, la legittimità della Corte Penale Internazionale, mettere in atto ogni iniziativa politica e diplomatica per scongiurare attacchi alla sua operatività e ribadire la necessità della Corte come strumento cardine della giustizia internazionale.
Per la cronaca, ieri, 20 luglio, come riporta il quotidiano israeliano Haaretz il ministero degli Esteri israeliano ha respinto l'appello lanciato da 26 paesi, tra cui Regno Unito, Francia e Canada, per porre fine alla guerra a Gaza. Allo stesso tempo ha respinto la condanna dei paesi per "l'uccisione disumana di civili" che cercano aiuto attraverso i siti di aiuto della Gaza Humanitarian Foundation. Per Tel Aviv, la responsabilità del prolungamento della guerra è unicamente di Hamas.













































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