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Missili russi su Kremenchuk, morti e feriti, numerosi bambini

Aggiornamento: 4 lug 2022

Senza tregua, 124° giorno di guerra. Non cala d’intensità lo scontro tra Ucraina e Russia. Nel pomeriggio di oggi le truppe di Mosca hanno lanciato un attacco missilistico contro un centro commerciale nella città di Kremenchuk, oltre 200 mila abitanti, a circa 260 chilometri a sud est di Kiev, nella regione di Poltava. Si segnala un gran numero di civili uccisi e feriti, tra cui donne e bambini. È la risposta di Putin al G7. Nuove accuse del governo ucraino che denuncia: “C’erano mille civili all’interno, la Russia è uno stato terrorista”.


La strategia occidentale però ha il fiato corto e sembra sempre un passo indietro rispetto alle iniziative militari del Cremlino. L’idea di isolare la Russia è rischiosa, perché c’è una parte consistente del mondo che non la vuole. Se si vuole fermare questa inutile carneficina è necessario negoziare da una posizione paritetica. Pensare di farlo da una posizione di forza è velleitario e non corrisponde alla realtà e distorce i fatti. La Russia di Putin non è l’impero decadente e marcio dell’era brezneviana.

Il mondo è cambiato e ipotizzare di rimettere indietro le lancette dell’orologio potrebbe avere conseguenze nefaste per l’umanità. Non è detto che sia sbagliato. Anzi. Si può anche decidere che l’unica strada per l’Occidente, come sostiene il premier britannico Johnson, sia quella di combattere l’aggressore russo con tutte le forze a disposizione. Del resto, è nella storia dell’Impero britannico, dalla guerra di Crimea del 1854, dare lezioni militari alla Russia. Certo, la carica dei Seicento a Balaklava appare distante ed è più un episodio romantico di sapore cinematografico che spendibile sul piano bellico, tuttavia non è detto che Putin, il minaccioso ministro Lavrov e i generali della ex Armata Rossa vogliano portare alle estreme conseguenze lo scontro. Se poi dovesse andare diversamente, chi rimane vivo proverà a ricostruire il genero umano con ciò che resta utilizzabile del pianeta. Ma, scartata la visione apocalittica, fino a quando la ragione avrà diritto di asilo e la democrazia un valore, l’Occidente ha il dovere di trovare una mediazione, di ricercare la pace. Lo deve in primo luogo all’Europa, che deve ritrovare il suo equilibrio interno ed esterno. E in secondo luogo, lo deve alla stessa Russia che non merita di andare alla deriva in questa stagione di odio.

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