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Migration Act: ennesima e velleitaria soluzione contro i migranti

di Libero Ciuffreda

 

Il nuovo Patto europeo sulle migrazioni, recentemente approvato, mette nero su bianco l’indirizzo comune di un’Europa sempre più trincerata dietro ai suoi confini. Non è una novità: questo Patto non fa altro che riconfermare la volontà dell’Europa di essere una fortezza inaccessibile alle persone in fuga dalle violenze o dalle povertà.


Per un pugno di euro

Così si è espresso il rappresentante di Emergency, per il quale alle “fondamenta di questa fortezza c’è la difesa delle frontiere esterne, anche a costo di violare i diritti di chi arriva alle nostre frontiere, incluse le persone più vulnerabili”, aggiungendo a questo già inqualificabile concetto, anche la terrificante quantificazione del valore della dignità di una vita: 20.000 euro, la somma necessaria per rinunciare alla responsabilità di accogliere nel proprio Paese. Ancora una volta, l’Europa ha scelto di non applicare pienamente i suoi principi fondativi di solidarietà, fratellanza e difesa dei diritti umani. Ancora una delusione ad opera di coloro che avrebbero dovuto essere custodi e promotori di una Unione Europea accogliente, capace di governare il flusso di persone in movimento, in fuga da terre violate per lo sfruttamento delle risorse minerarie, assetate per la crisi ambientale, affamate per l’assenza di cibo, ammalate per l’impossibilità di curare e assistere i loro abitanti, stremati da malattie ormai a noi quasi sconosciute, ma curabili con un minimo sforzo economico e un grande progetto organizzativo.

Durante la conferenza stampa tenuta a Bruxelles per annunciare l’adozione di questo nuovo (?) Patto, le risposte della presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, appaiono di tutt’altro tenore: “La migrazione irregolare necessita di risposte europee. Nessuno Stato membro verrà lasciato solo. Per questo abbiamo introdotto meccanismi per essere sicuri che gli Stati sotto pressione vengano aiutati. La solidarietà obbligatoria è tra gli Stati, che possono scegliere se ricollocare i migranti, contribuendo in natura o finanziariamente”.

Anche la Presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, e il premier belga, Alexander De Croo, a seguito del voto sul Patto migrazioni e asilo all’Eurocamera di Bruxelles, hanno trionfalmente dichiarato: “Questo Patto trova il giusto equilibrio tra regole più severe contro l’abuso del sistema e l’attenzione per i più vulnerabili”- hanno aggiunto -“noi dobbiamo essere quelli che decidono chi arriva nell’Ue e a quali condizioni, non i trafficanti”.


Gli "entusiasmi" di Bruxelles e di Giorgia Meloni

A smentire gli intempestivi entusiasmi dei politici di Bruxelles e del Governo italiano segnalo quanto accaduto  a Lampedusa nei giorni successivi all’approvazione del Patto, le critiche dei Paesi dell’Europa meridionale ove avviene il primo approdo e le missioni “imploranti” della nostra presidente del Consiglio in vari Paesi che si affacciano sul Mediterraneo.

11 aprile 2024. Naufragio a Lampedusa: gli operatori della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (FCEI), sono sotto choc. Sull’isola ieri sera sono sbarcati 8 salme. Un giovane è morto dopo l’arrivo. Così sintetizza Emma Conti della FCEI - Mediterranean Hope, programma migranti e rifugiati della FCEI: “Italia e Ue responsabili”.

Per 40 minuti hanno cercato di rianimare il giovane ivoriano finito nelle acque gelide, poi il suo cuore ha smesso di battere. Nona vittima “contata” sul molo Favarolo, del naufragio avvenuto a una trentina di miglia dalle coste di Lampedusa. Quando il barchino, proveniente dalla Tunisia, è colato a picco in zona Sar maltese, su oltre 40 suoi compagni, solo 22 sono arrivati vivi su quella lingua di cemento, primo approdo in Europa per chi si affida a trafficanti di essere umani senza scrupoli.

Anche il gruppo Med-5, che riunisce i cinque principali Paesi dell’Europa meridionale che subiscono la pressione della migrazione irregolare – Italia, Grecia, Cipro, Malta e Spagna – il 22 aprile, cioè ieri l'altro e a pochi giorni dall’approvazione del Migration Act da parte della Ue, ha esortato la Commissione europea a intensificare gli sforzi per prevenire i flussi migratori, criticando il recente e controverso patto dell’Ue sulla migrazione e l’asilo per “mancanza di ambizione”.


I dati di Frontex

In occasione del loro primo incontro dopo l’approvazione del nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo da parte del Parlamento europeo (10 aprile),  hanno chiarito che il controverso Patto dell’Ue sulla migrazione e l’asilo non soddisfa pienamente nessuno dei loro Paesi, anche se ritengono che sia un positivo “minimo comune denominatore” che consentirà di “progredire nella giusta direzione”.

Secondo i nuovi dati di FRONTEX, nel primo trimestre di quest’anno l’Ue ha ricevuto 41.672 immigrati irregolari via mare. Di questi, 13.535 provenivano dalle Isole Canarie (Spagna), 13.716 dal Mediterraneo orientale (Grecia e Cipro), 11.364 dal Mediterraneo centrale (Italia e Malta) e 3.057 dal Mediterraneo occidentale (Spagna, attraverso lo Stretto di Gibilterra e il Mare di Alboran). Malta non accoglie le persone soccorse in mare ed è stata ampiamente accusata di ignorare le richieste di soccorso, di ritardare i salvataggi e di essere coinvolta in respingimenti illegali verso la Libia, coinvolgendo la Guardia Costiera del Paese nordafricano. Di fronte a questa situazione estrema, i ministri hanno esortato Bruxelles a investire di più nella prevenzione dei flussi migratori.

Di fatto hanno confermato quanto purtroppo era facilmente prevedibile: il Migration Act approvato dal parlamento Ue non funziona, così come sono inefficaci gli accordi che l’Ue ha stipulato, tra gli altri, con Tunisia e Mauritania, Senegal e Libia, con ogni evidenza partner inattendibili e, considerati i veri e propri gestori di lager, che alcuni hanno attivato sul loro territorio, funzionali ai trafficanti di giovani migranti, che pur consapevoli di correre il rischio di morire durante il lungo viaggio, provano a sperare di farcela, anche contro speranza.


La telefonata del premier Rami alla Rai

Purtroppo non è finita, perché presto ci accorgeremo dell’inefficace e costoso (16.5 milioni di euro solo per il primo anno) accordo con l’Albania, che il Governo italiano, guidato da Giorgia Meloni, ha sottoscritto con il primo ministro Edi Rama, che prevede la realizzazione nel suo Paese di strutture, per le procedure di ingresso e la verifica delle condizioni di riconoscimento della protezione internazionale e per il rimpatrio dei migranti che non hanno diritto di ingresso e soggiorno nel territorio italiano. Tra l'altro è di oggi la notizia, riportata dal quotidiano Avvenire, della telefonata del premier albanese Edi Rama a Paolo Corsini, direttore della fascia informazione della tv di Stato, da giorni nella bufera per il caso Scurati. Telefonata sull'asse Tirana-Roma per contestare la puntata di Report sui centri migranti, servizio definito orribile, ma giudicata da più parti una indebita interferenza sulle scelte del giornalismo italiano. Non siamo che agli inizi. Dunque, quando si decideranno i vertici politici italiani e della Ue ad aprire un confronto senza pregiudizi o fini elettorali con le ONG che da decenni soccorrono in mare le persone migranti in balia delle onde?


Assoluzione piena per la nave umanitaria Iuventa

Il caso più emblematico della loro non volontà di “cambiare rotta” è quello del sequestro avvenuto nell’agosto 2017 della nave umanitaria Iuventa, che vedeva imputati dieci operatori delle organizzazioni Jugend Rettet, Save The Children e Medici senza frontiere, accusati dalla Procura di Trapani di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e di aver collaborato con i trafficanti di esseri umani per le loro attività di soccorso nel Mediterraneo centrale. Il 19 aprile scorso, dopo sette anni di fermo, il giudice di Trapani ha stabilito che il fatto non sussiste e di conseguenza gli umanitari sono stati tutti prosciolti.

L’inchiesta era stata avviata nel 2016, aveva portato al sequestro della nave e le accuse formulate dagli inquirenti erano state riprese per spot elettorali anche da spregiudicati politici nostrani e da diversi giornali, come prove di presunti contatti e collaborazioni tra le navi delle Ong e i trafficanti di esseri umani in Libia. Il sequestro dell’imbarcazione dell’Ong tedesca il 2 agosto 2017 è stato uno spartiacque: sembrava avvalorare le presunte collaborazioni su cui indagavano da almeno sei mesi alcuni pubblici ministeri italiani, tra cui quelli di Trapani.

Ventuno persone erano state accusate di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina per aver partecipato a diversi salvataggi di migranti in fuga dalla Libia tra il 2016 e il 2017, quando a coordinare i soccorsi c’era la Centrale operativa della guardia costiera italiana (Mrcc). Le pene previste per questo tipo di reato potevano arrivare fino a vent’anni di reclusione. Tutti e ventuno operatori umanitari sono stati assolti perché il fatto non sussiste, la nave delle Ong non ha potuto soccorrere migranti in pericolo per 7 anni, rendendo ancora più infernale e “spinato” il Mar Mediterraneo, oggi ritenuto a ragione, un grande cimitero a cielo aperto.



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