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Matteo Salvini, vero "erede" di Camillo Benso conte di Cavour

  • Menandro
  • 18 ore fa
  • Tempo di lettura: 2 min

Nei rapporti con la Francia...

di Menandro


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Dubbi ne abbiamo sempre nutriti pochi. Ma dopo l'ennesimo intervento di raffinata diplomazia del ministro dei Trasporti Matteo Salvini sulle scelte in politica estera del presidente Emmanuel Macron, anche i pochi si sono dissolti. In effetti, ora l'Italia ha una certezza: Salvini è l'unico, vero, grande erede di Cavour. Per chi non se ne fosse ancora reso conto, è lui il vero asso diplomatico che l'Italia ha nella manica quando il gioco si fa duro e i duri devono assumersi le loro responsabilità. In particolare, nelle situazioni più odiose, insidiose, complicate, con buona pace del ministro Antonio Tajani, titolare della Farnesina, che nella sua spasmodica ricerca di cerchiobottismo, sembra sempre più assomigliare anche fisicamente al buon Mastro Geppetto.

E, sulla sua vicinanza al genio cavourriano, è lo stesso Salvini a ricordarlo agli italiani, non appena si dimentica di promuovere alla Fiera dei sogni il ponte sullo Stretto. La sua corte s'incarica del resto. Solo lui, dicono al bar sport, luogo privilegiato d'incontro tra il ministro e il suo think tank per migliorare (?) le infrastrutture viarie e ferroviarie del Paese, è l'italiano sovranista che sa e saprà tessere nel migliore dei modi il rapporto con i nostri cugini francesi. Un rapporto che dall'arrivo di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi, osservano le solite lingue biforcute, è tendenzialmente agitato come le bollicine di champagne, che la Presidente del consiglio peraltro rifiuta a favore del nazionale prosecco.

Invece, con Salvini le cose andranno meglio, assicura ancora il suo entourage. Esattamente come accadde con il primo ministro sabaudo che seppe trascinare l'imperatore Napoleone III alla causa del nostro Risorgimento, anche con qualche aiutino non proprio marginale (le cessioni di Nizza e della Savoia, mentre sotto le lenzuola agiva l'affascinante Contessa di Castiglione, agente segreto al servizio del Conte).

Il punto non chiaro, però, è un altro: se a metà Ottocento Cavour voleva ridurre anche con le baionette degli zuavi francesi l'influenza dell'impero Asburgico sul nord della penisola italica, rimane nebulosa la causa per la quale nel 2025 Salvini si batte invitando Macron "ad attaccarsi al tram" se intende scatenare i parà della Legione Straniera contro gli Spetsnaz, le forze speciali russe sul fronte ucraino. Vuole la Pace? Vuole aiutare l'Europa, in cui non crede, ad avere una comune politica estera e militare? O, semplicemente, sa di raccogliere l'orientamento maggioritario degli italiani rispetto al rigetto della guerra per picconare l'adesiva posizione della Presidente del Consiglio alla strategia bellicistica della Nato?

A grandi linee, Cavour agì su tre direttrici per portare l'Impero francese dalla parte del piccolo regno di Sardegna: la guerra in Crimea (1853), la Pace di Parigi (1856), i colloqui di Plombières (luglio 1858). Mutatis mutandis sono le stesse su cui potrebbe agire anche Salvini. Solo che... in guerra Salvini non ci vuole andare; dai colloqui di pace lo esclude il protagonismo di Giorgia Meloni; ultimo, non si vede all'orizzonte alcuna Plomblières e soprattutto nessuna Contessa di Castiglione (considerato anche il temperamento della moglie del presidente francese). Morale: se continua così, più che Macron, non sarà lui a doversi attaccare al tram, o al massimo al suo ponte dei sogni sullo Stretto?

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