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Daniele Viotti

Mes…sappunto

Aggiornamento: 16 mar 2023

di Daniele Viotti


In questi giorni non si sente parlare d’altro: il MES. Un dibattito che effettivamente avrebbe bisogno di approfondimenti e discussioni lunghe e articolate. Non però nei salotti televisivi, dove urlarsi contro sembra essere diventato il modo per affrontare ogni tema, pure questi economici da cui scaturiscono molte paure. Il MES, il cosiddetto fondo salva stati, è uno strumento che nasce sì dalla volontà politica, ma è soprattutto un meccanismo tecnico che non dovrebbe interessare in nessun modo il dibattito pubblico. Intanto per l’antica abitudine che dovremmo tutte e tutti avere di parlare solo delle cose che si conoscono bene. In secondo luogo perché in realtà la discussione verte su alcune marginali riforme a un meccanismo che esiste da anni.

Non entreremo qui sulle questioni più tecniche perché tutti i giornali nazionali hanno fornito schede, più o meno semplici, per tentare di capire di cosa si sta parlando. Ci premono piuttosto tre considerazioni politiche. La prima. L’inconsistenza delle argomentazioni contrarie alla riforma dei sovranisti nazionali, tipo Salvini e Meloni, sono esattamente uguali e contrarie alle argomentazioni dei loro alleati tedeschi. Sui social network sono addirittura stati fatti dei meme. Gli italiani che dicono che non vogliono uno strumento che usi i soldi italiani per salvare le banche tedesche e i tedeschi che ribattono che non vogliono salvare le banche italiane con i loro soldi. Non è l’argomento “principe” per sostenere l’utilità della riforma, ma dà la misura di quanto poco sia conosciuta e quanto invece sia utilizzata per fare bieca campagna elettorale. La seconda considerazione.


Questo strumento non toccherà in nessun modo – ma proprio nessuno – i risparmi degli italiani. Se questo strumento dovesse essere utilizzato per tutto il suo potenziale (ricordiamo che non stiamo parlando di soldi veri versati in un fondo ma di un potenziale intervento dei paesi dell’area euro in caso di crisi) dovremmo preoccuparci più delle ragioni del suo utilizzo che dell’utilizzo stesso. Perché vorrebbe dire che l’Europa intera è caduta in una crisi di una portata che non abbiamo mai conosciuto. Né nel 2008 né nel 2011. In un caso così catastrofico dovremmo preoccuparci delle imprese che chiudono, delle banche che diventerebbero insolventi e del crollo della borsa e non del MES che sarebbe l’unico mezzo per tentare di rallentare quell’eventuale disastro. Infine. E quindi di cosa dovremmo preoccuparci? Come ripeto da tempo dovremmo preoccuparci del prossimo bilancio pluriennale dell’Unione Europea. Cioè del bilancio che finanzia Horizon, Erasmus, Cosme, l’agricoltura, le politiche sociali.


La sinistra, le forze progressiste ed europeiste dovrebbero occuparsi dell’allarme lanciato giusto ieri dalla Presidente della Commissione Europea Von Der Leyen che ha denunciato che la proposta del Consiglio, cioè dei capi di stato e di governo, per il prossimo bilancio non è sufficiente per le proposte ambiziose che l’Europa attende. Dovremmo preoccuparci dei tagli che ci sarebbero su tutte le misure e tutti i programmi. Se andiamo a chiedere ai cittadini italiani, spiegando bene cosa sono il MES e il bilancio europeo, di cosa sono preoccupati tutti dal rettore del Politecnico di Torino, alla sindaca di Settimo, fino alla pensionata che pensa al futuro dei suoi nipoti, risponderebbero che sono preoccupati dal taglio sugli investimenti e non da quattro regole cambiate in uno strumento che nessuno conosce.


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