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Meloni e Ventotene: son ragazzi!

Aggiornamento: 20 mar

di Menandro


Si può comprendere l'esplosione di rabbia nell'ascoltare il Meloni pensiero - non è la mia Europa - sul Manifesto di Ventotene, da parte di Federico Fornaro, enfant prodige del Psdi torinese negli anni Ottanta del Novecento, studioso, politico di lungo corso, deputato del Pd e, in ultimo, biografo di Giacomo Matteotti nel centenario dell'assassinio per mano fascista. Comprendiamo anche il suo veemente "vergogna", rivolto dai banchi della Camera, oggi, 19 marzo, a chi guida in questo momento l'Italia con l'abituale vocazione a metterla sempre in caciara, vuoi per naturale declinazione culturale, se non per una sperimentata attitudine all'urlo liberatorio di chi nulla sa e meno vuole sapere per evitare il confronto democratico.

Ma, proprio per questi motivi, a Federico Fornaro è arcinoto che chi abita a palazzo Chigi ha una visione ristretta del Manifesto di Ventotene e delle figure che lo hanno pensato, discusso, argomentato, reso pubblico, visione che deriva in parte dalla sua giovane età. Non è un reato. Son ragazzi, non lo dimentichi caro Fornaro, cui un sistema elettorale inqualificabile, da lei studiato e valutato in più libri, non potrà che convenirne, ha dato l'opportunità di ritrovarsi al potere e di sbandierare, con una percentuale reale di poco conto in una vera democrazia, di rappresentare il Popolo. Dunque, son ragazzi da trattare tuttalpiù con un margine di simpatica sufficienza, segnare loro un quattro in storia sul registro di classe (quello scolastico, sia chiaro, per evitare fraintendimenti) e invitarli a preparare meglio quel periodo storico, che evidentemente a molti rimane un po' ostico, incomprensibile, se non indigesto non appena si supera la soglia del 25 luglio 1943.

Insomma, caro Fornaro, mostri un po' di tolleranza e non sia burbero, incute già timore con la sua taglia e la sua barbetta bianca accennata d'ordinanza, di sinistra. Quindi non infierisca su 'sti ragazzi del Governo che già Berlusconi aveva svezzato, ammonendoli a non dare troppo importanza al confino fascista, perché in fondo era una vacanza per gli antifascisti, soprattutto Ventotene, graziosa isola del mar Tirreno, spiagge e acque incontaminate. Insomma un buen retiro a spese dello Stato.

Infatti, puoi dar torto a 'sti ragazzi se poi di Ventotene ti citano al massimo il sillabario del film Ferie d'agosto, una per tutte la battuta "Lo sa lei qual è l'ultimo libro che ha letto? No? Glielo dico io: il libretto d'istruzione del suo cellulare!"...

Caro Fornaro, si ricordi che trent'anni dopo, quegli ex ragazzi, tanto carucci, alla prima di Un altro ferragosto si sono così emozionati sentendo dire Noi cavalchiamo er flame. La fiamma! Quindi, li lasci scottare, è già accaduto una volta. Son ragazzi!


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