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Medioriente: pezzi vincenti e caduti sulla scacchiera siriana

Michele Corrado

di Michele Corrado


La caduta del regime siriano, per molti improvvisa, per alcuni scontata ed ampiamente prevista, ha ripercussioni dirette sia sul conflitto ucraino, che sulle operazioni condotte da Israele in Libano. Tale attuale situazione determina fondamentalmente tre effetti principali:

- per la Russia, la possibilità di non distogliere risorse, anzi, aumentare l’impegno militare nel Donbass, non avendo la necessità di condurre alcuna operazione in territorio siriano;

- per Israele, la certezza che Hezbollah rimane al momento pressoché isolata, non potendo contare sul supporto continuo di contributi provenienti dall’Iran per il tramite anche del Libano, dove i siriani esercitavano profonde influenze;

- per il Libano, che liberato dagli influssi siriani, può esprimere una politica meno condizionata da attori esterni in favore di Hezbollah, con conseguente possibile svolgimento di un reale ruolo sul controllo della parte meridionale del paese, prima ad esclusivo appannaggio di Hezbollah.

Con questo nuovo quadro di situazione, senza avventurarsi in previsioni sulla futura governance della Siria, è comunque possibile affermare che uno dei protagonisti della destabilizzazione medio-orientale è scomparso. In particolare per il Libano, questa è una buona notizia considerando che nell’ottica siriana il Libano rappresentava una sorta di “sotto-provincia”, dove poter impunemente condurre svariate tipologie di operazioni in un’ottica esclusivamente propria e quindi anche russo-iraniana.

Per gli israeliani, gli effetti sono immediati ed altamente positivi, con la possibilità di stabilizzare i confini nord rendendo di nuovo “abitabile” la fascia di territorio prospiciente, in attesa degli sviluppi internazionali sul come evolvere o sostituire l’operazione Unifil in corso. Inoltre, viene confermata l’occupazione delle Alture del Golan che rappresentano una area fondamentale per la gestione della sicurezza dello stato ebraico.

Per Hezbollah il  momento è disperato, venendo a mancare gli sponsor tradizionali e rimanendo sotto la pressione israeliana, dopo le forti distruzioni subite, con un governo libanese molto più indipendente nell’utilizzo delle proprie capacità militari in quell’area.

Considerando quanto è costata la caduta del regime siriano agli attori principali dell’area (russi, israeliani, libanesi), è possibile affermare che sarà veramente improbabile un ritorno al passato per tutti gli “aventi causa” operanti in quel martoriato territorio. Tenendo anche presente che passeranno almeno molti mesi, nella più ottimistica delle ipotesi, prima che la Siria possa esprimere nuovamente un qualche effetto concreto sulle dinamiche dell’area medio-orientale.

A margine di queste riflessioni, ma non meno importante, è da riportare il messaggio di ieri del presidente della Repubblica Sergio Mattarella in videoconferenza per gli auguri natalizi ai contingenti militari italiani impegnati nei teatri di operazioni internazionali. Le forze armate italiane sono impegnate in 25 missioni, in Iraq, Libano, Palestina, Egitto, Somalia, Gibuti, Mar Rosso, Niger, Libia, Mediterraneo, Kosovo, Bosnia-Erzegovina, Lituania, Bulgaria, Lettonia, Ungheria, Albania, Montenegro, Gioia del Colle (BA), Rivoli (TO), Antartide, Qatar.

Al collegamento, come ha informato una nota del Quirinale, erano presenti il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, il Gen. Luciano Portolano, Capo di Stato maggiore della difesa, il Gen. C.A. Francesco Paolo Figliuolo, Comandante del COVI, i vertici delle Forze Armate e altre autorità militari.

Ai militari italiani il Capo dello Stato ha rivolto la sua riconoscenza, come è stato pubblicato da più testate e diffuso dai telegiornali "per il servizio reso alla comunità nazionale, il grande contributo per la sicurezza". E nel ricordare con un pensiero di rimpianto, i caduti in servizio che fanno parte del patrimonio di memoria delle forze armate, Sergio Mattarella ha aggiunto che "le missioni sono tutte importanti, tutte di grande rilievo anche se naturalmente di diverso calibro per quanto riguarda l'impegno partecipativo, le tensioni e le difficoltà. Ovunque però viene dimostrata alta professionalità, senso del dovere".

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