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Meana, una giornata gobettiana sempre particolare nel ricordo di Ada

di Piera Egidi Bouchard


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Il Tempio Battista a Meana ha ospitato come sempre nell’ultima domenica di agosto, dopo il culto, la “Giornata gobettiana”, quest’anno nella ricorrenza degli 80 anni dalla Liberazione. Con la presenza degli autori (lo scrittore Federico Jahier e lo storico Andrea Geymet) è stato presentato il libro “La locanda di Viola” (prefazione di Barbara Berruti): una storia vera, ma raccontata in forma di romanzo, della “Locanda dei fiori”, gestita dalla famiglia dei Lageard, che nel 1924 fu teatro di un violento scontro tra le camicie nere e gli avventori, conclusosi con la morte di un giovane fascista del posto, e per ritorsione venne incendiata. Dopo l’8 settembre del ’43, la locanda diventa un importante punto di riferimento per i partigiani della zona, e la giovane  nipote Viola Lageard sceglie di fare la staffetta, svolgendo importanti  missioni di collegamento tra le Valli di Susa e Chisone, e il Comando Militare Regionale Piemontese, con sede a Torino. La locanda è tuttora esistente a Inverso Pinasca, e la ragazza è veramente esistita, col nome di battaglia “Rosa”, e riconosciuta dalla Commissione regionale piemontese come “partigiana combattente”.

Giustamente perciò un giovanissimo dell’Anpi di Torre Pellice, Daniele Vinti, ha portato un saluto, preceduto da quello del sindaco di Meana Federico Ragalzi e da un messaggio del sindaco di Venaus, Avernino Di Croce, che il 2 giugno ha celebrato Ada con l’intitolazione di una strada a lei dedicata.[1] La pianista Maria Teresa Pizzulli ha eseguito, in ricordo di lei, che fu anche bravissima musicista, brani scritti in tempi diversi da donne, da lei stessa scoperte nel tempo e pubblicate in un libro “Compositrici”, recentemente premiato.

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Anche chi scrive ha ricordato le molteplici attività della vita di Ada. Alla stessa stregua il direttore del Centro Gobetti, Pietro Polito, che ha introdotto l’itinerario storico “Dalla Liberazione alla Repubblica”, che riprenderà in modo più esteso in una successiva iniziativa torinese dedicata alla figura di Ada, ha anticipato l’iter delle celebrazioni del prossimo anno per il Centenario della morte di Piero Gobetti, nella convinzione che è impossibile ricordare Piero senza Ada.

Ed è impossibile ricordare Piero e Ada, senza ricordare Meana, un piccolo luogo che rivela insospettati tesori. Meana, un paese di ottocento abitanti a 700 metri di altezza e a 3 chilometri dalla cittadina di Susa, è uno di questi casi. È stato tradizionalmente un luogo di villeggiatura dei torinesi, perché molto fresco, ombroso, raggiungibile anche col treno che lì fa una fermata. E infatti Benedetto Croce, che villeggiò a lungo a Meana, raggiungeva facilmente la stazione  per recarsi a Parigi a tenere i contatti con gli esuli antifascisti, con la scusa di comprare libri e riviste...

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Lì vicino anche Ada Gobetti – che lui seguì con affetto paterno nella vedovanza da Piero, procurando alla giovane con un bambino lavori di traduzioni per campare - aveva affittato una casa, che ora con una targa  datata 12 luglio 1998 la ricorda: “In questi luoghi/ già caro ritrovo della cultura antifascista / Negli anni Trenta/ Ada Prosperi Marchesini Gobetti/ apriva la sua casa ai / combattenti della Resistenza/ e dedicava / se stessa e la sua famiglia/alla lotta per la libertà/”. 

La si può vedere attraversando boschi verdissimi in una strada tutta a curve, così come le due case affittate in tempi diversi da Croce, la cui permanenza per tante estati fu celebrata con una lapide posta su una parete delle scuole - a cura dell’Ente provinciale per il Turismo di Torino - nella piazza del Municipio: “BENEDETTO CROCE/  tra il silenzio e nella maestà/ di questi luoghi/ da lui eletti/ a sua preferita dimora/ pensò e scrisse/Taluna delle sue opere /.” E sotto c’è anche una targhetta, datata 2 luglio 2016, del comune di Meana e del Centro Pannunzio di Torino nel 150mo della nascita del filosofo. Tempi civili del fare memoria...

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Per impulso di Croce, che essendo al di sotto della linea gotica non aveva potuto vivere la Resistenza, Ada scrisse quel suo “Diario partigiano”, traducendo quanto annotava giorno per giorno dall’inglese criptico, da lei usato per rendere il tutto inintelligibile, se le fosse stato trovato e sequestrato... Un capolavoro della letteratura resistenziale, non sufficientemente  valorizzato, nel suo aspetto storico, ma anche letterario: una miniera di fatti, luoghi, personaggi, noti e sconosciuti, ritratti nell’immediatezza del quotidiano, con una vivacità estremamente coinvolgente e godibile.

E Meana è sempre presente, un rifugio nell’inferno della guerra che subito colpisce Torino, dopo l’8 settembre del ’43, con l’occupazione dei carri armati nazisti: “Giungere a Meana fu come ritrovare un dimenticato paradiso – scrive nelle prime pagine - Qui la dissoluzione non era ancora giunta. Tra i castagni dorati del tramonto, rientravano i carri, carichi di fieno; da ogni casa si levava nel cielo il fumo del focolare. S’udivano giochi di bimbi, gridar d’animali. Come se tutto il mondo fosse in pace”. Meana e Torino, nella casa dei giovani sposi Piero ed Ada - che poi lei stessa donò al Centro Gobetti, fondandolo nel 1961 - sono i due poli dell’attività resistenziale condotta insieme a tanti personaggi storici di “Giustizia e Libertà”.

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Ada è fondamentale nei ricordi di questo paese: è possibile visitare in un’antica casa ottimamente ristrutturata la biblioteca fondata dall’Associazione “Il gallo Sebastiano”, che prende il nome da un libro per bambini che lei scrisse, e che ha accolto i libri di una sua grande amica, ricordata spesso nelle pagine del Diario, e presente fino alla fine alle “Giornate gobettiane “ di Meana, Bianca Guidetti Serra. L’Associazione, presieduta da Emanuela Tomassone, è attiva tutto l’anno con presentazioni di libri e mostre, come l’attuale  colorato e fantasioso collage  di bottoni dell’artista Giorgina Bianco Prevot, o quella fotografica sulla bomba atomica di Hiroshima e Nagasaki, ora esposta  a monito della distruzione e della morte in grandi pannelli nel Tempio Battista.


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