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Lucio Libertini, la passione al servizio della sinistra e del movimento operaio

Aggiornamento: 20 ott 2022


A 100 anni dalla nascita di Lucio Libertini, si apre a Torino oggi, 20 ottobre, nella sala Viglione a Palazzo Lascaris, sede del Consiglio regionale del Piemonte, un convegno dedicato a uno delle figure protagonisti del pensiero della sinistra italiana e del movimento operaio. L'iniziativa è organizzata dal Comitato Nazionale del Centenario della nascita di Lucio Libertini con il contributo dell'Archivio "Roberto Marini" di Pistoia. A partire dalle 14,30, sono previsti interventi di Gabriella Pistone, Mercedes Bresso, Fausto Bertinotti, Roberto Niccolai, Marco Rizzo, Piero Fassino, Giovanni Ferrero, Paolo Ferrero, Mario Virano. Coordina i lavori Michele Ruggiero


Con Torino, Lucio Libertini aveva un rapporto speciale. Era un legame politico, vicinissimo alle istanze della classe operaia, dei lavoratori Fiat, che gli derivava da un'innata curiosità per tutto ciò che si muoveva nella società, attento ad analizzarne e a cercare di comprenderne i movimenti, azioni e contraddizioni. Un pregio, quanto un limite, che finiva per impedirgli di superare ciò che non comprendeva, ma, soprattutto, che gli impediva di adattarsi per quieto vivere politico e non, a ciò che non condivideva. Ma era parte integrante di un temperamento che Libertini nutriva con inquieta coerenza, mantenuta con caparbietà nel tempo, nel suo lungo e intenso cammino politico.

Un cammino che si era iniziato nell'organizzazione giovanile del Partito socialista italiano, nell'immediato dopoguerra. Gli eventi, lo avevano portato poi a collaborare con Aldo Cucchi e Valdo Magnani, i due eretici comunisti scomunicati dal Pci di Togliatti nel 1951, a confluire nel Partito socialista nel 1957 e successivamente ad avviare un proficuo sodalizio intellettuale con Raniero Panzieri, direttore di Mondoperaio e fondatore della rivista Quaderni rossi diretta fino alla prematura morte nel 1964 a Torino.


Dalla metà degli anni Sessanta, per Libertini si apre una seconda fase - più strutturata si potrebbe riassumere - della sua vita politica che coincide con l'adesione al Psiup fondato da Tullio Vecchietti nel 1964 che raccoglie l'area di sinistra del partito socialista contraria all'apertura di Pietro Nenni verso la Democrazia Cristiana per la formazione di un governo di centro sinistra. Nel 1968, Libertini sarà eletto alla Camera nel Psiup, per poi aderire al Pci allo scioglimento del suo partito.

Con il Pci di Enrico Berlinguer farà nuovamente ingresso alla Camera nel 1976, l'anno della grande avanzata nel Paese con oltre il 34 per cento dei voti, e si dedicherà prevalentemente alle politiche dei trasporti e delle infrastrutture, con una serie di visioni e riflessioni di prospettiva che molti di coloro che l'hanno affiancato nel lavoro giudicano ancor oggi quantomai attuale.

Merita una sottolineatura la sua battaglia per lo sviluppo e l'ammodernamento delle ferrovie, soprattutto per lo sviluppo del comparto merci, tradizionalmente arretrato nel nostro Paese per i privilegi accordati al trasporto su gomma. E a proposito delle sofferenze del trasporto su ferro, nel febbraio del 1980, a conclusione di un dibattito con i lavoratori dell'Iveco di Torino impostato sul sistema integrato dei trasporti, denunciò con vigore l'incuria e la deficienza dello Stato [che] hanno arrecato gravi danni all'azienda ferroviaria e alla collettività". Ma il peggio, con le privatizzazioni, doveva ancora arrivare...

Nel 1979, Libertini fu eletto senatore. A Palazzo Madama rimase fino alla morte, avvenuta nel 1993: nelle file del Pci fino al 1991, e da capogruppo (confermato alle elezioni del 1992) in quelle di Rifondazione comunista, partito nato dalla scissione dopo la svolta della Bolognina di Achille Occhetto.


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