Referendum: il "centro", quando si deciderà ad esistere?
- Giancarlo Rapetti
- 2 giorni fa
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di Giancarlo Rapetti

“Uno dei motivi che mi fanno preferire il calcio alla politica è che quando venerdì abbiamo perso 3-0 con la Norvegia il giorno dopo nessuno ha detto che avevamo vinto”. Questo post su X del professor Roberto Burioni è l’osservazione più azzeccata ai commenti sull’esito dei referendum. Infatti, al di là di tutti gli arzigogoli, il risultato è chiaro. Esiste, a livello nazionale, un campo largo così configurato: all’ala sinistra l’Alleanza Verdi e Sinistra, con i gemelli eterozigoti Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni; nel ruolo di aspirante regista Elly Schlein, impegnata a controllare, con la forza di mezzo PD, l’altra metà; battitore libero Giuseppe Conte, detto (da Donald Trump) Giuseppi, tanto prevedibile nelle scelte politiche di fondo quanto imprevedibile nelle tattiche di volta in volta messe in campo. Questo schieramento può contare su di una media elettorale compresa tra 7,3 e 12 milioni di voti: una forbice talmente ampia da rendere arduo trarne conseguenze credibili in qualunque senso.
A prima vista sembrerebbe che il campo largo abbia tenuto sui quesiti in tema di lavoro, mentre si è dissolto sul tema della cittadinanza. Infatti il numero di votanti è stato uguale, quasi all’unità, per tutti i quesiti. Chi non era d’accordo sulla cittadinanza, ma si è presentato ai seggi per sostenere gli altri quattro temi, ha comunque ritirato la scheda e votato NO. Ci sono due interpretazioni possibili: una, che anche tra gli elettori di sinistra genericamente intesi il complesso tema della integrazione degli immigrati susciti dubbi e preoccupazioni. L’altra interpretazione, forse più sostenuta dai numeri, è che gli elettori Cinque Stelle abbiano seguito l’indicazione sussurrata (e quindi più efficace) del loro partito di riferimento, e votato in massa NO al quinto quesito, mentre sono stati compatti sul SI ai primi quattro.
Se si considera che nei SI alla cittadinanza vanno conteggiati anche quegli elettori centristi che, seguendo le indicazioni dei loro leader sono andati a votare e hanno votato NO ai primi quattro e SI al quinto quesito, si può supporre che l’incidenza della quota Cinque Stelle sia assai rilevante. Insomma, il campo largo esiste se si accetta l’agenda Conte, altrimenti non esiste: è la traduzione concreta del “testardamente unitari” della segretaria Schlein, alla quale sembra andar bene così. Agli elettori questo risulta abbastanza chiaro. Per cui le chance di vittoria del campo largo tripartito sono scarse; e se vincesse, sarebbe un disastro.
Naturalmente, come ogni volta che l‘esito di qualcosa a qualcuno non piace, il qualcuno vorrebbe modificare le regole del gioco. Quando in pochi giorni si sono raggiunte online le 637.000 firme per il referendum sulla cittadinanza, il qualcuno di turno ha proposto di eliminare la firma digitale o di alzare il numero di firme necessarie. Ora, di fronte ai dodici milioni di SI raccolti su quattro dei cinque quesiti, si propone la cancellazione o la riduzione del quorum. Mentre la prima richiesta è strumentale, ma discutibile in quanto opinabile, la seconda è irricevibile: per andare contro una legge, cioè contro una decisione del Parlamento, luogo dove si esercita in concreto la sovranità popolare, si deve esprimere almeno la maggioranza assoluta degli elettori. La vittoria del SI in una consultazione referendaria abrogativa, come da articolo 75 della Costituzione, è una anomalia, è il segnale di una scollatura profonda tra elettori ed eletti. Per questo i padri costituenti hanno introdotto il quorum, dimostrando una saggezza che i modificatori seriali della Carta non sembrano avere.
L’esito referendario suggerisce anche un’altra riflessione: l’elettore medio ha scarsa considerazione dei partiti, disprezza i politici, ma poi ne segue fedelmente le indicazioni. Una contraddizione solo apparente, se si scava nel meccanismo. La politica è complessa, i temi sono difficili, capirli sino in fondo richiede tempo e applicazione, risorse scarse per la maggior parte delle persone. Così, come per la salute si va dal medico, e per l’impianto idrico si chiama l’idraulico, per la politica ci si affida al politico. Non essendoci più partiti strutturati, i leader non sono selezionati dal confronto tra pari, ma emergono come gli influencer e vengono seguiti messianicamente fino a quando non passano di moda. Ne risulta che convincere l’elettore con gli argomenti diventa difficile se non impossibile, e tutto si gioca sul piano della comunicazione.
Detto ciò, c’è comunicazione e comunicazione, anche lo stile è messaggio. E con questa parziale nota di speranza, si può passare all’ultima considerazione. Il centro politico, questa cosa che oggi suona strana, è esistito dal dopoguerra fino ai primi anni ’90 del secolo scorso. Ha portato l’Italia dalle rovine della guerra al G7, dall’isolamento all’Europa e all’Occidente, dalla cultura contadina e patriarcale alla modernità. E’ difficile capire se i circa 1,6 milioni (facendo la media) di NO ai referendum sul lavoro siano da ascrivere tutti a quell’area. Se così fosse sarebbe un bel risultato, anche perché ci sono presumibilmente altri elettori centristi che hanno preferito l’astensione. Insomma, sia per ragioni oggettive, sia per anelito liberatorio, del centro c’è di nuovo un gran bisogno. Ma, come l’Europa, non basta che sia necessario, deve decidersi ad esistere.
Non concordo.
Il progresso che ha portato l’Italia dalle rovine della guerra al G7 non è stato governato solo dal “centro”, che per certi versi non c’era già allora in quanto una grossa fetta della Dc era di destra e poi è stato fondamentale in primis l’apporto della sinistra Pci , poi le altre sinistre parlamentari e i laici. Non so neanche quanto gli elettori medi italiani riconoscano, capiscano e apprezzino questa idea di “centro” continuamente evocata dagli addetti ai lavori che vivono la politica come mestiere ma ben poco affascinante per le masse. Unica eccezione in tempi recenti i successi dei 5 stelle che effettivamente possono essere collocati al “centro” ma sono stati fortemente avversati dalle altre forze che…