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"La cura della casa comune": a Torino, Campus Einaudi, con la Fondazione Donat-Cattin

di Luca Rolandi

La Fondazione Donat-Cattin promuove un seminario di studi dedicato alla questione ecologica “La cura della casa comune. Uniti da una stessa preoccupazione”, sabato 14 giugno dalle ore 9.30 al Campus Einaudi, in collaborazione con i Dipartimenti di Giurisprudenza, Culture, Politica e Società, Economia e Management dell’Università di Torino, Slow food e il movimento buddista Soka Gakkai, con l’obiettivo di offrire un’occasione di confronto su sostenibilità, responsabilità ambientale e futuro condiviso. Interverranno Alberto Chiara, Andrea Trisciuoglio, Elisa Ruozzi, Silvana Secinaro, Gabriella Esposito, Chiara De Paoli e Maria Cristina Pasquali.

Partendo da un approccio antropologico e culturale ispirato all’enciclica Laudato Si', nel decennale della sua pubblicazione, l’incontro nasce dalla consapevolezza che le sfide ambientali – dal riscaldamento globale alla crisi idrica – richiedono un profondo ripensamento del rapporto tra umanità e natura. Pubblicata il 18 giugno 2015, alcuni mesi prima della COP 21 di Parigi, l’enciclica di Papa Francesco fu accolta come un contributo della Santa Sede all’impegno generale per raggiungere un accordo globale in occasione dei negoziati internazionali sul clima. Il Santo Pontefice scriveva che «I cambiamenti climatici sono un problema globale con gravi implicazioni ambientali, sociali, economiche, distributive e politiche, e costituiscono una delle principali sfide attuali per l’umanità» (LS, n. 25). Questa sfida però è analizzata alla luce delle sue implicazioni per i Paesi e le popolazioni più poveri: «Gli impatti più pesanti probabilmente ricadranno nei prossimi decenni sui Paesi in via di sviluppo. Molti poveri vivono in luoghi particolarmente colpiti da fenomeni connessi al riscaldamento, e i loro mezzi di sostentamento dipendono fortemente dalle riserve naturali e dai cosiddetti servizi dell’ecosistema, come l’agricoltura, la pesca e le risorse forestali».

L’enciclica Laudato si’ e l’Agenda 2030 anche a dieci anni di distanza conservano una comune ambizione universale: entrambi analizzano i legami fra clima e sviluppo; entrambi formulano risposte collettive a sfide mondiali. Tuttavia, il posto occupato dalle due istituzioni a cui fanno capo questi documenti è ben diverso: la Chiesa cattolica da una parte e la “comunità internazionale” nelle vesti dell’ONU dall’altra. Esiste una convergenza di vedute? E se sì, quali sono i risvolti per le odierne relazioni tra la Chiesa e “la” società globalizzata? Fedi e culture di fronte alla crisi del pianeta sullo sfondo attraverso un approccio antropologico, filosofico, ambientale, economico, sociale e politico sul futuro del mondo.

Dunque, in confronto plurale con le idealità spirituali e religiose contemporanee, partendo dalla Enciclica, con il pensiero scientifico laico: sociale, giuridico ed economico su uno dei grandi temi dell’attualità politica e culturale è costituito dalle preoccupazioni sul futuro del pianeta. Riscaldamento globale, crisi idrica, eventi estremi, diffusione della siccità. Sono soltanto alcune delle evidenze che richiamano l’uomo alla responsabilità di una inversione di tendenza nello sfruttamento indiscriminato delle risorse delle risorse del pianeta.

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