Lente d'ingrandimento su invecchiamento e sanità
- Loredana Caveglia Cresto e Emanuele Davide Ruffino
- 1 giorno fa
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Aggiornamento: 1 giorno fa
di Loredana Caveglia Cresto e Emanuele Davide Ruffino

L’OMS è di recente intervenuta sul fenomeno dell’invecchiamento e sugli inevitabili impatti nella gestione della “cosa sanitaria”. In prima approssimazione solo per l’invecchiamento medio della popolazione, per garantire gli stessi servizi dell’anno precedente ma per una popolazione più vecchia occorre prevedere maggiori servizi per circa tre milioni di Euro. Il problema è stato sviscerato nel 2025 in uno studio: “How does population ageing affect health system financial sustainability and affordable access to health care in Europe?” dove è stato valutato l’effetto dell’invecchiamento della popolazione sui sistemi sanitari di cinque differenti paesi europei: Italia, Bulgaria, Slovacchia, Slovenia e Spagna. Caratteristica comune di questi paesi è che entro il 2060 si assisterà alla riduzione della popolazione in età lavorativa compresa tra i 20 e i 65 anni e al contemporaneo aumento di quella anziana.
I grafici rilevano un’inversione della clessidra demografica, con Italia e Spagna destinati ad avere la più alta percentuale di ultra 85-enni: il 9%, rispetto alla media europea che si attesta intorno al 7%.
Se da un lato questo dato testimonia una maggiore efficacia dei sistemi sanitari e più in generale di migliore qualità della vita, pone un problema di sostenibilità di non facile risoluzione se non a prezzo di gravi tensioni sociali.
L’analisi presente si basa sull’uso del simulatore PASH (Population Ageing Financial Sustainability Gap for Health Systems); uno strumento che prevede l’evoluzione delle entrate pubbliche e della spesa sanitaria fino al 2060 sintetizzando in modo esplicito la problematica.
Il modello ha considerato fissa la spesa sanitaria pro capite per ciascuna fascia di età e ha tenuto conto solo delle variazioni demografiche. Si è assunto che le spese attuali rispecchino i reali bisogni di assistenza sanitaria e che i costi per fascia d’età rimangano stabili nel tempo (cosa poco probabile perché l’evoluzione tecnico–scientifica metterà a disposizione nuove e più costose metodologie di intervento). Inoltre, si è ipotizzato che ogni differenza tra le entrate pubbliche e la spesa sanitaria venga completamente coperta dai pagamenti out-of-pocket.
Nei cinque paesi considerati, la sanità oggi si basa principalmente sulla spesa pubblica; i fondi arrivano dallo Stato e dai sistemi di assicurazione sanitaria sociale, e in piccola parte dal contributo diretto dei cittadini.
La Slovacchia ha la quota più alta di spesa pubblica, con l’80% rispetto alla spesa totale; la Bulgaria la più bassa, il 64%, con il 35% che arriva direttamente dalle tasche delle famiglie. La Slovenia si distingue per avere i pagamenti diretti più bassi, appena il 12%, dal 2023 ha infatti eliminato quasi tutte le spese a carico degli utenti, aumentando la copertura pubblica e promuovendo assicurazioni volontarie.
Soluzioni diverse ma nessuna in grado di garantire la sostenibilità davanti ai cambiamenti demografici in atto.
Le difficoltà a sostenere i costi sanitari delle varie nazioni dipenderanno, nel 2060, principalmente dalla modalità di finanziamento del sistema sanitario stesso, infatti paesi come Slovacchia, Slovenia e Bulgaria, fortemente dipendenti dai contributi sociali legati all’occupazione, subiranno un calo delle entrate pubbliche dovuto alla diminuzione dei lavoratori attivi. Al contrario, Italia e Spagna, che adottano attualmente un mix più diversificato di imposte, non limitato ai soli contributi sociali potranno, si presume, gestire meglio i cambiamenti demografici, in quanto maggiormente flessibili.
Lo studio viene proposto ai decisori politici per poter attuare in tempi utili misure necessarie come ad esempio: la riduzione della dipendenza dal mercato del lavoro per il finanziamento sanitario, ampliando la base imponibile attraverso un numero più ampio di fonti fiscali (come già avviene in Italia); investire in prevenzione per migliorare la salute generale della popolazione anziana; migliorare l’efficienza del sistema sanitario attraverso acquisti oculati e strategici oppure suggerendo riduzione di costi come quella dei farmaci o la riorganizzazione delle priorità del bilancio pubblico per destinare risorse adeguate alla sanità ed una maggiore integrazione tra i soggetti pubblici privati e non profit operanti nel settore ricercando maggiori sinergie. La sfida è improba e per questo è necessario l’impegno di tutti, compresa la popolazione nell’educarsi ad una più razionale e appropriata richiesta dei servizi sanitari.













































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