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Detto in pochissime parole... Mamdami, ovvero il coraggio di essere sé stessi per New York

Aggiornamento: 12 ore fa

di Indiscreto controcorrente


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Stavolta, sarà davvero dura, durissima, dirlo in pochissime parole. Il discorso di Zohar Mamdami, neo sindaco eletto di New York non lo si può comprimere: è troppo carico di suggestioni, di sogni, di una autenticità che non risponde al vacuo desiderio di piacere, né alla ricerca finale dell'adulazione, ma corrisponde all'immagine di ciò che si è e di ciò che si vuole fare per gli altri. Mamdami, che ha vinto le elezioni - sono parole sue - in una città di immigrati, costruita da immigrati, alimentata da immigrati, ora guidata da un immigrato, ha esordito con "Grazie, amici miei. Il sole potrebbe essere tramontato sulla nostra città questa sera, ma come disse una volta Eugene Debs, "Posso vedere l'alba di un giorno migliore per l'umanità".

E con l'alba, sono apparsi i lavoratori di New York, ai quali "è stato detto dai ricchi e dai ben collegati che il potere non appartiene alle loro mani". Invece, quelle mani ora il potere l'hanno afferrato insieme con il futuro, mentre si volta le spalle a "una politica che abbandona i molti e risponde solo a pochi".

Il 1° gennaio, Mamdami giurerà come sindaco di New York City. L'inizio di una nuova era di leadership, ha promesso. Un inizio in cui "la città è la vostra città, e questa democrazia è anche vostra", ha marcato. Una città che si deve ritornare ad amare e non soltanto ad abitare. Perché, sono parole sue "... con ogni porta bussata, ogni firma di petizione ottenuta, e ogni conversazione faticosamente conquistata, avete eroso il cinismo che è arrivato a definire la nostra politica". Condizione, la condizione per rendere la "città migliore per voi di quanto non fosse il giorno prima".

I ringraziamenti non sono di circostanza, ma esprimono gratitudine verso il team della campagna elettorale, i suoi genitori, sua moglie, e chiedono fiducia "a ogni newyorkese" indipendentemente dal voto, anche per risvegliare "la fiamma della speranza", che "possa ancora bruciare".

Una speranza "sopra la tirannia" che il Mamdami pensiero traduce in una "speranza sopra i grandi soldi e le piccole idee. Speranza sopra la disperazione. Abbiamo vinto perché i newyorkesi si sono permessi di sperare che l'impossibile potesse diventare possibile. E abbiamo vinto perché abbiamo insistito che la politica non fosse più qualcosa che viene fatto a noi. Ora, è qualcosa che facciamo noi".

Noi, noi, noi: contro le fobie che oggi turbano le speranze si oppone la costruzione di "un municipio che stia saldamente al fianco dei newyorkesi ebrei e non vacilli nella lotta contro la piaga dell'antisemitismo. Dove gli oltre un milione di musulmani sanno che appartengono — non solo nei cinque distretti di questa città, ma nelle stanze del potere".

Mai più per dare senso alla speranza. Mai più New York sarà una città dove puoi trafficare in islamofobia e vincere un'elezione. Mai più una New Yok che aiuta soltanto coloro che possono aiutarli. Mai più una New York che cerca con la sua classe di miliardari "di convincere coloro che guadagnano 30 dollari all'ora che i loro nemici sono quelli che guadagnano 20 dollari all'ora". Mai più una New York che alimenta la divisione. Anzi. Concorriamo a mostrare a una nazione tradita da Donald Trump, che lo può sconfiggere proprio la città che lo ha generato. "E se c'è un modo per terrorizzare un despota, è smantellando le condizioni stesse che gli hanno permesso di accumulare potere".

Trump non è il nemico da odiare, ma da sconfiggere. A lui si è così rivolto: "Donald Trump, dato che so che stai guardando, ho quattro parole per te: Alza il volume. Chiameremo a rispondere i proprietari di case cattivi perché i Donald Trump della nostra città sono diventati fin troppo a loro agio nell'approfittarsi dei loro inquilini. Metteremo fine alla cultura della corruzione che ha permesso ai miliardari come Trump di evadere le tasse e sfruttare le agevolazioni fiscali. Staremo al fianco dei sindacati ed espanderemo le protezioni del lavoro perché sappiamo, proprio come Donald Trump, che quando i lavoratori hanno diritti ferrei, i capi che cercano di estorcerli diventano davvero molto piccoli".

Mamdami presenta un profilo che non ha le curve tipiche del dopo, di chi si ritaglia le prime benevolenze per non turbare chi non la pensa come lui: "Sono giovane, nonostante i miei migliori sforzi per invecchiare. Sono musulmano. Sono un socialista democratico. E la più dannosa di tutte, mi rifiuto di scusarmi per tutto questo.


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