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PIANETA SICUREZZA. "Lavoriamo per una sicurezza umanizzata, sfida progressista"

a cura di Nicola Rossiello


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Prende avvio oggi, 6 novembre, la rubrica "Pianeta Sicurezza", curata da Nicola Rossiello, segretario del Silp-Cgil Piemonte, sindacato di polizia. Con questa nuova iniziativa, la Porta di Vetro si pone l'obiettivo di aprire una finestra di analisi critica sul tema della sicurezza pubblica e sulle sue dinamiche, soprattutto le più complesse.

Lo faremo partendo da uno sguardo interno, da un'osservazione nata tra i corridoi e le strade dove la questione, delicata e oggetto, purtroppo, di continue sollecitazioni e strumentalizzazioni politiche, prende forma ogni giorno, assumendo la prospettiva di chi si è impegnato nella tutela di lavoratrici e lavoratori sin dall'avvio della Riforma degli anni '80.

Con la convinzione di offrire ai suoi lettori uno strumento di riflessione sul tema, la Porta di Vetro si auspica anche un ritorno dialettico a tutto tondo con i lettori, possibilmente scevro da conformismi, cercando tuttavia di evitare la trappola di sterili polemiche, per estendere di articolo in articolo il coinvolgimento attivo e diretto a chi ci legge.

La Porta di Vetro


La sicurezza è considerata una sfida alla complessità appannaggio quasi esclusivo del centro-destra. Il che storicamente è inesatto, non fosse altro per l'attenzione che tutti i cittadini, nel rispetto della Costituzione, sono devono al concetto stesso di "sicurezza" per i riflessi che su di essi quotidianamente ricadono. Dunque, è doveroso riappropriarsene collettivamente, ma con un approccio sostanzialmente diverso, quanto profondamente umanizzato.

La "sicurezza umanizzata" è la visione che si oppone alla logica delle maggiori pene. La sicurezza non è solo un diritto sociale, ma una precondizione irrinunciabile per garantire libertà e piena cittadinanza a tutti. Non può esserci progresso effettivo senza la garanzia che ogni persona, in ogni angolo del Paese, possa vivere, studiare e lavorare senza paura, soprattutto senza quella paura artificiosamente generata da chi mira unicamente ad amplificare il consenso.

La retorica della "tolleranza zero" in un'ottica esclusivamente repressiva non può essere la soluzione. Serve, invece, "tolleranza zero" per le disuguaglianze. La vera insicurezza sta nella povertà, nell'abbandono scolastico, nella mancanza di opportunità e nel degrado urbano.

Se si vuole opporre una visione sociale con vocazione progressista, bisogna farsi promotori di un'idea di sicurezza circolare, con investimenti massicci nel welfare di comunità, nella riqualificazione degli spazi pubblici e nel rafforzamento dei servizi sul territorio, che non si trasformino però in controllo sociale.

La sicurezza pubblica non è "controllo", bensì "conoscenza" del territorio. Merita approfondimento anche il mondo delle forze di polizia, le cui lavoratrici e lavoratori non possono essere solo tutori dell'ordine, ma piuttosto attenti conoscitori delle dinamiche sociali, capaci di intervenire prima che il conflitto degeneri.

Si tratta di una visione che richiede coraggio politico, capace di superare i vecchi schemi ideologici. Significa riconoscere la necessità di dotarsi di forze di polizia preparate e adeguatamente finanziate, attive sul territorio e con un mandato chiaro: mediazione, prevenzione e inclusione, non solo repressione.

Serve una visione della sicurezza sostenibile a lungo termine, capace di agire sulle cause profonde, anziché limitarsi a curare i sintomi. Riconquistare questo tema significa riconquistare la fiducia di chi vive ai margini, di coloro per i quali l'insicurezza è un dato di fatto quotidiano, non solo un titolo di giornale, perché la sicurezza è progressista quando è capace di generare comunità, non muri e contrapposizioni.

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