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Anna Paschero

La sentenza della Corte Costituzionale secondo... Cirio

di Anna Paschero


Per il Presidente uscente della Regione, Alberto Cirio, la  sentenza di illegittimità costituzionale di una legge regionale “non rappresenta una bocciatura ma un invito a un accordo”. Nel diritto, gli effetti di una tale sentenza sono  l’annullamento della norma di cui trattasi che cessa pertanto la sua efficacia dal giorno successivo alla pubblicazione della decisione della Corte.  Ne deriva che l’articolo 8 della legge di  bilancio 2023 della regione Piemonte, (n. 6 del 24 aprile 2023) è stato bocciato dalla Corte Costituzionale.

La bocciatura della Corte, sempre secondo il presidente uscente Cirio, sarebbe “un aspetto formale ampiamente gestito dalla sua amministrazione”. E qui interviene il suo Assessore al Bilancio Tronzano, che afferma “che non c’è alcuna manovra correttiva da fare”. Al contrario, a dispetto delle affermazioni di Tronzano la bocciatura dell’art. 8 richiede il ripristino dell’art. 14 c. 2 della Legge 5 dicembre 2016 n. 24 (assestamento del bilancio di previsione finanziario 2016 – 2018)  con la quale era stato assunto l’impegno da parte della Regione e nell’ambito del più vasto piano di rientro 2010-2015, di restituire la liquidità  sottratta in tali anni alle Aziende Sanitarie Regionali in dieci annualità, a partire dal 2017 ed entro il 2026, per un importo di 1 miliardo e 505 milioni di lire. Nel 2023 la quota da restituire sarebbe stata di  226 milioni di Euro, ma il fondo cassa della Regione aveva una dotazione di poco superiore ai 95 milioni (nel 2024 tale fondo è previsto in 88 milioni).  L’Assessore ha quindi dichiarato che “le ASL e le ASO non hanno necessità di ricevere cassa e che anche gli uffici di bilancio della Regione hanno ritenuto congrua ed equilibrata la scelta di spalmare fino al 2032”  tale restituzione.

L’accordo di restituzione decennale, recepito nel 2016 con la legge regionale  24 dall’amministrazione di centro sinistra (Giunta Chiamparino), dava atto della coerenza del programma di restituzione della liquidità al Servizio Sanitario Regionale con quanto richiesto dai Tavoli nella riunione del 16 novembre 2016 ed era propedeutico alla conclusione positiva del piano di rientro,  che avvenne pochi mesi più tardi.

Piano di rientro che il presidente uscente Cirio ha dichiarato di aver ereditato “dall’amministrazione del passato”, senza meglio precisare che esso si era reso necessario al ripristino della riqualificazione del servizio sanitario regionale e al suo riequilibrio economico, dopo gli anni del dissesto finanziario provocato dalla disciolta in anticipo Giunta di Roberto Cota 2010–2014, dissesto che ha sfiorato i 9 miliardi di Euro, di cui tuttora restano da ripianare 5  miliardi e 110 milioni da parte  dei piemontesi entro il  2043.

In tale accordo il Ministero ha dato atto che negli anni “dal 2005 al 2009 la Regione Piemonte ha garantito l’equilibrio della gestione mediante idonei stanziamenti a carico del bilancio regionale” (Pag. 4 allegato A) aggiungendo in tale periodo 1 miliardo e 700 milioni di Euro di risorse destinate alla sanità Extra LEA.

Con questi dati che, ripeto, continuano ad essere sottaciuti, risulta del tutto evidente la disastrosa situazione finanziaria  del Piemonte e comprendo come sia necessario uno sforzo da parte di tutti per risollevarne le sorti.  Ma occorre farlo distinguendo le responsabilità  degli uni e degli altri, perché non è vero che ai cittadini non interessa chi ha fatto il “buco” perché tanto sono loro a pagarlo. I cittadini devono e sono tenuti a sapere chi ha ben governato e invece chi non ha amministrato bene le loro risorse. Elemento prioritorio per poter scegliere in quali mani affidare ora la regione, ora il Paese, quando si è chiamati alle urne.

 

 

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