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Michele Corrado

L'OPINIONE DELL'ESPERTO. Ora la controffensiva ucraina si affida a... Prigozhin

di Michele Corrado*


Guardando in controluce la guerra russo-ucraina appare evidente che l'unica controffensiva reale sia tutta interna alla Russia con l'iniziativa del "cuoco" di Putin, il sessantaduenne Evgenij Prigozhin, deciso a rompere gli indugi e a dare concretezza e visibilità alle insofferenze che si sono manifestate in questi mesi con il suo gruppo Wagner verso il Cremlino. In effetti, mentre i miliziani della Wagner hanno occupato Rostov, città strategica per la logistica nella guerra contro l'Ucraina, e minacciano di avvicinarsi a Mosca - secondo la BBC sarebbero a circa 500 chilometri dalla capitale - la tanto attesa contro-offensiva di Kiev è sì iniziata, ma appare anche finita. Qualcuno nello Stato maggiore ucraino fa delle ammissioni, commentando di fulmineo e risolutivo non vi è neppure l'ombra. Anzi, il contrattacco si è rivelato finora lento e inconcludente.

In questo scenario, con l'incognita Prigozhin (nella foto a lato) che pende su tutti - non soltanto su Putin e sarebbe avventato pensare che si tratti soltanto di una questione interna alla Russia - come una spada di Damocle, è possibile desumere che:

- l’iniziativa è passata dalla parte degli ucraini;

- le Forze russe si sono sistemate a difesa organizzando il terreno sulla linea di contatto;

- non vi è stata alcuna sorpresa di livello tattico a favore degli ucraini.

Ciò consente di comprendere la delusione dei vertici politici ucraini e dei media occidentali. La difficoltà che sta incontrando l'esercito di Zelensky lungo le loro direttrici di attacco (come si dice in gergo dottrinale), che rispondono alle direzioni:

- Novodanilivka-Robotyne (in direzione Tokmak, nell’Oblast di Zaporizhzhya);

- Levadne-Staromayorske (sul confine fra gli Oblast di Zaporizhzhya e Donetsk);

- ad est dell’insediamento di Stupochky nell’Oblast di Donetsk, costringendo le unità russe a sgomberare dalle loro posizioni nell’area.

Ciò, secondo quanto dichiarato dallo Stato Maggiore della Difesa ucraino alla data del 16 giugno, confermando la condotta di operazioni offensive. Dopo una settimana, tuttavia, non vi sono significativi aggiornamenti, se non una lentissima progressione delle unità corazzate ucraine composte da carri da combattimento e carri per fanteria che sono progrediti di distanze misurabili in centinaia di metri e non in chilometri. Quali, allora, le difficoltà che stanno incontrando queste unità che avrebbero dovuto sfondare la linea di contatto ed incunearsi per decine di chilometri nei territori occupati?

Pare, che queste formazioni corazzate abbiano incontrato quell’accoppiata micidiale di tattiche difensive che vengono impiegate in tali scenari, composta da estesi campi minati ed elicotteri d’attacco. Inoltre, privi della superiorità aerea, anche locale, e con un numero di perdite imprevisto, le unità ucraine avrebbero segnato il passo, mentre le unità russe di terra, organizzando il terreno con profondi campi minati, in coordinamento con formazioni di elicotteri d’attacco, sarebbero riuscite a spegnere l’impeto della progressione delle unità avversarie. Quindi, pur mantenendo l’iniziativa, gli ucraini non riescono ad oltrepassare le prime linee difensive russe.

Il superamento di campi minati, stante l’avversario che li presidia, è possibile solo con unità corazzate complesse (divisioni) e contando sulla superiorità aerea costante, anche se solo locale. Gli ucraini non posseggono, numericamente ancora queste possibilità, pertanto, a meno di situazioni “fortunate” e impreviste (e qui ritorna il tentato golpe di Prigozhin), non riusciranno a bucare le linee difensive russe. Se poi, malignamente, come alcune fonti occidentali riportano, i preziosi carri occidentali vengono impiegati secondo la vecchia Dottrina sovietica, che faceva affidamento sul numero dei carri e non sulla qualità, ecco come si possono comprendere i miseri risultati conseguiti.

Va inoltre sottolineato che i russi sembrano aver imparato qualcosa dalle pesanti perdite sostenute nel primo anno di operazioni con l'ammissione, in primis, che le Forze ucraine sono diventate in ogni caso competitive, se non superiori.

La bella stagione è solo agli inizi e con ancora quattro mesi a disposizione è possibile che si possano raggiungere risultati apprezzabili da parte degli ucraini; ma sembra che non siano ancora padroni di quell’insieme che dovrebbe consentire il rapido successo nelle operazioni militari, costituito dalla dottrina e dalla tecnologia asservita ad una approfondita formazione delle risorse umane che va dall’ultimo dei gregari al comandante dell’operazione. Per ora gli ucraini hanno solo un morale altissimo delle truppe in combattimento, e non solo. A volte può anche bastare, ma non sempre.


* Col. in Ausiliaria Esercito Italiano



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