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L'appuntamento di oggi: "Fare l'Europa, fare la Pace" con Luca Jahier

Aggiornamento: 26 apr


Oggi alle 17.30, 26 aprile, presso la Sala Conferenze del Collegio degli Artigianelli in corso Palestro 14 a Torino sarà presentato il libro di Luca Jahier "Fare l’Europa, Fare la pace", Editore Fondazione Giangiacomo Feltrinelli. All'incontro, proposto dalla Porta di Vetro e moderato da Michele Ruggiero, parteciperà Pierluigi Castagnetti e sono previsti interventi di Mercedes Bresso e Piero Fassino. Proponiamo l'estratto dell'articolo di Luca Jahier - Una agenda della speranza per evitare il collasso - di prossima pubblicazione sul numero cartaceo de La Porta di Vetro.


Il progetto europeo è oggi ad un tornante cruciale. Tra sfide geopolitiche esterne, trasformazioni economiche dirimenti, retoriche nazionaliste e partiti antisistema che guadagnano consensi in tutta Europa, si rischia lo stallo o il collasso, oppure si sceglie di prendere il largo, alzare le vele, osare le risposte strutturali e strutturanti necessarie

Viviamo in un mondo che in questo momento non ci piace - fra guerre, crisi climatica, disuguaglianze e povertà, paure e divergenze crescenti - e che ci pone imponenti sfide: il sistema internazionale rischia il collasso e scivola sempre di più verso scenari di distruzione di quell’ordito di pace e cooperazione internazionale, basato sulla forza del diritto, che ha trovato nell’Unione Europea e nel sistema delle Nazioni Unite i suoi punti di forza.

“L’Europa non è stata fatta: abbiamo avuto la guerra” si legge nel magistrale testo della Dichiarazione Schuman del 9 maggio 1950, il più importante Manifesto politico del XX° secolo, da cui trasse origine la costruzione europea. “L’Europa sorgerà da realizzazioni concrete che creino innanzitutto una solidarietà di fatto”. Alle ragioni della secolare lotta per i territori, le risorse e la potenza, l’amicizia tra il francese Robert Schuman, il tedesco Konrad Adenauer e l’italiano Alcide De Gasperi contrappose la riconciliazione e la relazione, cominciando a mettere in comune proprio quei beni (il carbone e l’acciaio con la costituzione della CECA) per cui si era combattuto, secondo una “solidarietà di produzione”. “La creazione di questa potente unità di produzione, aperta a tutti … getterà le fondamenta reali della loro unificazione economica…. Prima tappa della Federazione europea…. Questa produzione sarà offerta al mondo senza distinzione ne esclusione, per contribuire al rialzo del libello di vita e al progresso delle opere di pace”

[...]

Nel libro provo a disegnare alcune linee programmatiche per il prossimo decennio, basate sui punti di grande innovazione ma anche su quelli più critici e tutt’ora di grande sfida che sono emersi negli ultimi anni. Rimane la considerazione primaria che l’Europa non sia davvero un incidente della storia e neppure un’appendice geografica, ma uno straordinario progetto politico ancora in grado di rilanciare questa possibile agenda di speranza, a partire anche dalle linee dei Rapporti affidati a Letta e Draghi e che speriamo vengano assunti come matrice del mandato che dopo le elezioni europee verrà affidato alla nuova Commissione Europea. Così facendo l’Europa continuerà ad essere all’altezza della sua storia, garantire un futuro per i nostri figli e dare un contributo decisivo alla pace e ad un mondo ancora basato sula forza del diritto e del negoziato, in mezzo a mari quantomai tempestosi e conflittuali.

 

 

 

 

 

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