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ORIZZONTI D'EUROPA

L’ultima settimana a Bruxelles con un evento sulla povertà

 

di Mercedes Bresso

 

Questa è stata l’ultima settimana a Bruxelles e la legislatura si chiuderà con la plenaria di Strasburgo da oggi, 22 aprile al 25 aprile.

A conclusione delle mie attività ho organizzato un evento sulla povertà, come co-presidente (insieme alla collega Cindy Franssen) dell’Inter gruppo che si è occupato di questo tema per tutta la legislatura. Lo abbiamo realizzato per presentare i primi risultati di un progetto finanziato dall’Unione Europea, dal titolo Persons First, che ha affrontato in particolare il tema delle persone senza tetto.

Va ricordato che nel 2023 circa 95.3 milioni di persone, cioè il 21,7% della popolazione sono state a rischio di povertà o di esclusione sociale.

Hanno cioè vissuto in famiglie che sperimentavano almeno uno di questi tre indicatori: rischio di povertà, gravi deprivazioni materiali e sociali, o una troppo bassa intensità di lavoro nella famiglia stessa. Il lavoro gioca infatti un ruolo determinante nel rischio di esclusione sociale: almeno 2/3 dei disoccupati di più di 18 anni e il 42% degli altri inattivi vivono a rischio di povertà. Le donne, i giovani adulti e le persone con un basso livello di istruzione sono, in generale, i soggetti più in pericolo.

Il progetto Persons First, ha affrontato una delle conseguenze più frequenti della povertà: il rischio di restare senza casa e di precipitare quindi in una condizione dalla quale è difficile uscire. Si tratta inoltre spesso di persone con problemi di salute mentale, precedenti o indotti dalle condizioni di vita. Per questo il progetto dovrebbe forse chiamarsi “Persons and  housing First, tanto la casa è importante per aiutare le persone a uscire dalla condizione di povertà. I due coordinatori del progetto (Luigi Leonori e Ides Nicaise ) ci hanno illustrato i quattro pilastri in cui si articola:

  1. Assistenza sociale , cioè i servizi di emergenza per offrire un letto in dormitori, pasti e cura della persona.

  2. Salute fisica e mentale, focalizzata non solo sulla cura della salute fisica ma anche  su quella delle malattie mentali.

  3. Housing, se possibile in piccole comunità

  4. Occupazione e riabilitazione sociale.

Su questi quattro temi si sono tenuti dei panels di discussione fra i rappresentanti della cinquantina di associazioni di tutta Europa che partecipano al Progetto.

Ed è stato molto interessante ascoltare dalla viva voce delle persone impegnate sul campo la valutazione dei problemi aperti e di quale sia la situazione reale.

Come infatti ha ricordato Yves Leterme, ex primo ministro belga, che oggi fa volontariato attivo e dirige la piattaforma europea EPOCH ( European platform on combating homelessness) è a volte frustrante vedere come i tempi siano lunghi e le risorse effettivamente a disposizione sempre insufficienti. Una bella iniziativa che purtroppo ci ha fatto toccare con mano come, anche nell’area del mondo con il welfare più sviluppato, ci siamo ancora tante, troppe, persone che non hanno un tetto dove rifugiarsi o un pasto caldo la sera. E dove,  soprattutto, più di un quinto delle persone è quotidianamente a rischio di cadere nel baratro della povertà assoluta e dell’esclusione.

Se la riforma dei trattati, che come Parlamento abbiamo votato, passasse il tema delle politiche sociali entrerebbe a pieno titolo nelle competenze dell’Unione e avrebbe le risorse legislative e finanziarie per affrontare meglio questa parte oscura delle nostre società.



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