Israele: democrazia a pezzi o solo pezzi di democrazia?
- Vice
- 28 ago
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di Vice

Il ministro della sicurezza dello Stato di Israele, l'ultranazionalista Itamar Ben-Gvir ha l'intenzione di mettere il bavaglio alle manifestazione di protesta contro il governo. In altri termini, qualunque manifestazione dovrebbe ricevere il placet della polizia. In proposito, secondo il quotidiano Haaretz, il commissario di polizia israeliano Danny Levy ha detto di opporsi al "documento politico" del ministro.
Ora, se non fosse sufficientemente chiaro, il disegno di legge equivarrebbe a vietare che si possa scendere in piazza come è accaduto alcuni giorni fa, quando nelle principali città israeliane si è dato voce alla contestazione di Netanyahu, di cui si chiede l'uscita di scena, e della pervicace politica militare finalizzata alla distruzione di Gaza e di ignorare la sorte degli ostaggi.
L'iniziativa di Ben-Gvir non deve stupire, poiché rappresenta il proseguimento della politica illiberale di Netanyahu che si appoggia, mano mano che si alza l'asticella per ridimensionare lo stato di diritto, all'estremismo religioso e agli ambienti più radicali della destra. Anche in questo caso nulla di nuovo: è la politica di Netanyahu adattata al nuovo corso della storia di Israele, in cui, paradosso della conseguenza, la guerra è vista come prolungamento della diplomazia. Nel caso dello Stato di Israele, si è però di fronte a una guerra totale e assoluta che non tende a distinguere esterno e interno, ma a leggere come "nemici" chiunque si frapponga tra la visione di chi governa e la sua realizzazione. L'esito è scontato: a Gaza, dove l'IDF si prepara alla seconda fase dell'operazione "Carri di Gedeone" che per i gazawi significherà la morte in tutte le sue combinazioni fisiche e metafisiche; nelle strade di Israele, in cui la libertà si trasformerà in concessione e non più in diritto. Il progetto di Ben-Gvir e di chi gli sta dietro idealizza perfettamente la morte della democrazia, contro cui tocca ora all'Europa, se vuole ritornare protagonista sullo scacchiere internazionale e in Medio Oriente, scegliere la politica migliore per isolare il criminale Netanyahu, senza isolare le opposizioni, per poter raccogliere da una democrazia a pezzi, i pezzi necessari a riscostruirli al primo accenno di dopoguerra.













































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