Iran: 40° giorno di rivolta
Aggiornamento: 7 dic 2022
di Yoosef Lesani
Guarda i video. La protesta dilaga in Iran. Donne e studenti nelle strade, insegnanti e camionisti in sciopero, ma il governo della guida spirituale Ali Khamenei tuttavia non arretra di un passo. Anzi. La repressione, in cui si distinguono per ferocia i pasdaran, i Guardiani della Rivoluzione, si rivela sempre più brutale. Al 40° giorno di manifestazioni nelle città più grandi, nella capitale Teheran, a Tabriz, Mashad, Shiraz e in particolare a Zahedan e regione, il bilancio è superiore a 400 morti, 260 dei quali la Resistenza iraniana ha pubblicato nomi e immagini e e quasi 20mila 500 arresti. Intanto, il regime clericale non si risparmia anche sul fronte internazionale, con accuse dirette ai servizi segreti occidentali di voler destabilizzare il Paese.
La manovra è stata messa in relazione con gli arresti di nove stranieri dall'inizio delle manifestazioni per la morte della giovane Mahsa Amini, sui quali pendono le accuse di "raduno e collusione contro la sicurezza nazionale" e "spionaggio", secondo quanto ha dichiarato il portavoce della magistratura iraniana Massoud Setayeshi.
Il regime, costretto anche a subire lo sciopero degli insegnanti delle scuole superiori, si è ritrovato nuovamente di fronte alle proteste degli studenti che domenica si sono ripresentati in corteo in numerose città iraniane, incuranti delle misure di sicurezza adottate con il supporto delle forze Basij nelle università e nei campus, mentre altri cittadini scendevano in piazza, al grido di "Quest'anno Khomeini sarà rovesciato", appiccando incendi, formando posti di blocco per delimitare zone di controllo e impedire il movimento dei reparti speciali, come a Tabriz e a Mashad.
Secondo un documento classificato "altamente riservato" per Ali Khamenei, di cui una copia è in possesso del Comitato per la sicurezza e antiterrorismo del Consiglio nazionale della resistenza (CNRI), il comandante in capo del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche (IRGC), Magg. Gen. Hossein Salami, ha riferito che
nelle prime due settimane della rivolta, IRGC, SSF (Forze di sicurezza dello Stato) e il Ministero dell'intelligence avevano arrestato rispettivamente 9.654, 9.545 e 1.246 manifestanti. Secondo lo stesso rapporto, il 42 per cento degli arrestati ha meno di 20 anni. Inoltre, Salami ha affermato che alcuni dei detenuti erano membri dell'Organizzazione dei Mojahedin del popolo iraniano (PMOI/MEK).
Intanto, fuori dalle carceri monta la protesta delle famiglie dei prigionieri politici che sabato scorso si sono raccolte davanti al carcere di Evin a Teheran[1] per il settimo giorno consecutivo, chiedendo di conoscere le sorti dei loro cari, alcuni uccisi, altri sottoposti a pestaggi e lasciati senza cure mediche dallo scorso 15 ottobre da parte del NOPO (la Forza Speciale dell'IRGC a protezione della Guida Suprema) sono lasciati senza cure mediche.
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